Gianni Rodari è uno dei più famosi scrittori italiani per bambini. I suoi libri sono stati tradotti in molte lingue e vengono letti ancora oggi. Il suo successo venne riconosciuto anche dal premio Hans Christian Andersen per la letteratura per l’infanzia, ricevuto nel 1970. Fu il primo italiano a vincerlo. Fu un intellettuale consapevole e attento alle novità dei suoi tempi e anche un difensore dei fumetti e dei cartoni animati. Oggi ricorrono 42 anni dalla sua morte e noi vorremmo ricordarlo con una filastrocca (la trovate in fondo).
Gianni Rodari, una vita tra scrittura e insegnamento
Gianni Rodari nacque a Omegna, in Piemonte, nel 1920. Il padre morì quando lui aveva 8 anni, quindi fu solo la madre ad accudire lui e i suoi fratelli, Cesare e Mario. Rodari studiò violino per tre anni e per un breve periodo frequentò l’Università Cattolica di Milano (facoltà di lingue). Iniziò a insegnare giovanissimo nelle scuole elementari rurali in provincia di Varese. La sua salute cagionevole gli impedì di prestare servizio militare. A seguito dell’internamento del fratello in Germania e della perdita dei suoi migliori amici, entrò nella Resistenza.
Nel 1945 Gianni Rodari iniziò a lavorare come giornalista, attività che in un paio d’anni lo portò a scrivere per L’Unità di Milano. Qui curò la rubrica La domenica dei Piccoli. Nel 1950 si trasferì a Roma, dove si sposò e fondò un nuovo giornale, Il Pioniere. Da allora si dedicò principalmente a intense collaborazioni giornalistiche con varie testate, alcune fondate da lui stesso, lavorando soprattutto a rubriche per bambini. Inoltre pubblicò svariati libri dedicati ai più piccoli, tutti molto apprezzati. Tra i tanti titoli, ricordiamo Il libro dei perché, Favole al telefono e La freccia azzurra.
Poi, nel 1973, Gianni Rodari scrisse La grammatica della fantasia. È un saggio pedagogico, considerato uno dei suoi testi più importanti. In questo libro l’autore riassume il suo pensiero circa le leggi dell’invenzione. Rodari concepisce l’inventare storie come una capacità connaturata all’essere umano e perciò alla portata di tutti. Per questo analizza tutte le tecniche da lui conosciute per stimolare la creatività dei bambini e dare loro gli strumenti per inventare storie anche da soli. Si tratta soprattutto di fiabe, ma anche di indovinelli e giochi linguistici.
I componimenti in versi dello scrittore per l’infanzia
Gianni Rodari scrisse anche libri di filastrocche per bambini. Il primo (che fu anche uno dei suoi primissimi lavori in generale) fu Il libro delle filastrocche, pubblicato nel 1951. Altri due sono Filastrocche in cielo e in terra e Il libro degli errori, entrambi degli anni ’60. La parola (in rima o in prosa) fu sempre per Rodari uno strumento democratico e di liberazione. Infatti non è raro trovare nei suoi componimenti versi di alto valore morale e pedagogico: bambini, imparate / a fare le cose difficili / […] / liberare gli schiavi / che si credono liberi.
Rodari vide sempre la letteratura per l’infanzia come un modo con cui parlare di cose serie ed importanti. La fantasia è prima di tutto un gioco, ma è un gioco che può coinvolgere tutto il mondo, raggiungere ogni persona o argomento. Per questo la fantasia non può essere (e, di fatto, non è) relegata ai soli libri per bambini. Infatti Rodari cercava, anche nelle sue filastrocche, quella Fantastica definita da Novalis come il completamento della Logica. La Fantastica sarebbe insomma quell’unione di fantasia e ragione che si trova alla base di ogni scoperta e invenzione umana. Le filastrocche di Gianni Rodari ci ricordano che a volte sarebbe meglio riflettere usando di più l’immaginazione.
Una delle filastrocche più belle di Gianni Rodari: Il cielo è di tutti
Qualcuno che la sa lunga
“Il cielo è di tutti” – Gianni Rodari
mi spieghi questo mistero:
il cielo è di tutti gli occhi
di ogni occhio è il cielo intero.
È mio, quando lo guardo.
È del vecchio, del bambino,
del re, dell’ortolano,
del poeta, dello spazzino.
Non c’è povero tanto povero
che non ne sia il padrone.
Il coniglio spaurito
ne ha quanto il leone.
Il cielo è di tutti gli occhi,
ed ogni occhio, se vuole,
si prende la luna intera,
le stelle comete, il sole.
Ogni occhio si prende ogni cosa
e non manca mai niente:
chi guarda il cielo per ultimo
non lo trova meno splendente.
Spiegatemi voi dunque,
in prosa od in versetti,
perché il cielo è uno solo
e la terra è tutta a pezzetti.