Il Futurismo italiano è un movimento di rottura col passato. Si sviluppa tra il 1909 e il 1944, inestricabilmente legato alla vita del suo fondatore: Filippo Tommaso Marinetti. Una personalità dirompente che fu in grado di influenzare architettura, scultura, pittura, poesia. Ripercorriamo i momenti salienti dei futuristi nella letteratura e nell’arte del belpaese.
Marinetti, il primo dei futuristi in letteratura
Prima di portare una ventata d’aria fresca nella letteratura italiana, Marinetti è già noto e apprezzato in Francia. È segretario generale di una rivista letteraria bilingue. Scrive i propri lavori quasi solo in francese. Potendo contare su una discreta fortuna economica, fonda nel 1905 la rivista Poesia, trasferendosi in pianta stabile a Milano. La rivista cerca una via italiana al Simbolismo.
Nel 1909 la vita della rivista è già agli sgoccioli, ma un incidente dà nuovo slancio a Marinetti. Ha da poco preso la patente (le auto erano allora una novità) e, per evitare due ciclisti, fa ribaltare la vettura in un fossato. Fulminato dall’episodio, elabora i punti fondamentali di un nuovo movimento artistico, che si impone di celebrare la modernità, il dinamismo, la velocità. Il Futurismo.
Il Futurismo: “un’automobile ruggente”
Nascono così i primi Manifesti. Sono articoli programmatici in cui Marinetti e i suoi proseliti descrivono la loro nuova visione artistica. Essa si oppone a tutto ciò che fino a quel punto l’arte italiana aveva realizzato. Vengono banditi “l’immobilità pensosa, l’estasi e il sonno”. Sono benvenuti “l’insonnia febbrile, […] lo schiaffo e il pugno”. L’aggressività e la lotta sono visti come valori positivi. Anzi, Marinetti non si fa scrupoli a estremizzarli. Inneggia al disprezzo della donna e glorifica la guerra come “sola igiene del mondo”.
Intendiamoci, le dichiarazioni dei Manifesti Futuristi sono volutamente provocatorie. Marinetti cerca sempre di farsi pubblicità suscitando forte impressione e scandalo, in tutti i modi. Tali sono le cosiddette serate futuriste e le performance teatrali. Tutte progettate per suscitare scalpore e indignazione. A volte, scoppiano insulti e risse.
Tuttavia, il movimento evolve, e col tempo ammorbidisce alcune sue caratteristiche. Per esempio, l’anti-femminismo. Più avanti, con la fondazione del giornale L’Italia Futurista, saranno gli stessi futuristi a pubblicare la polemica della scrittrice Rosa Rosà contro l’opuscolo di Marinetti Come si seducono le donne. La stessa Rosa (pseudonimo di Edyth von Haynau) contribuì al movimento con articoli, poesie, illustrazioni, racconti brevi.
I futuristi in letteratura: “il gesto distruttore dei libertari”
La frenesia dell’ambiente urbano suscita nei futuristi un’estasi artistica, sia creatrice che distruttiva. Le accademie e i musei sono cimiteri polverosi, una cancrena da cui liberarsi. La tecnologia e la metropoli diventano le nuove muse di ogni arte. La macchina è l’araldo della velocità, della libertà, della vita stessa.
Per quanto riguarda il rapporto futuristi-letteratura, Marinetti introduce il paroliberismo, o “parole in libertà”. È un modo nuovo di fare poesia, che abolisce punteggiatura, aggettivi, avverbi, sintassi. Mantiene solo il verbo all’infinito e i sostantivi, da disporre rigorosamente a caso. Introduce il disordine, gli espedienti grafici. E il rumore (onomatopee), il peso, l’odore, fino ad allora trascurati.
Marinetti fornisce un esempio di paroliberismo con la poesia Zang Tumb Tuuum. Descrive il caos di impressioni da lui ricavate durante il bombardamento di Adrianopoli nel 1912, a cui assistette di persona. Ne riportiamo qui di seguito un brevissimo estratto.
ogni 5 secondi cannoni da assedio sventrare
spazio con un accordo tam-tuuumb
ammutinamento di 500 echi per azzannarlo
sminuzzarlo sparpagliarlo all´infinito
nel centro di quei tam-tuuumb
Da “La Voce” a “Lacerba” e oltre: il Futurismo in Italia si moltiplica e muore
Nel 1913 la forza creatrice del movimento genera una rivista a Firenze: Lacerba. In teoria, lo si potrebbe definire il risultano naturale di un confronto tra intellettuali che nutrivano idee diverse sull’arte. In pratica, nasce a seguito di una clamorosa rissa tra Vociani e Futuristi. Lacerba ha un certo successo sotto la direzione di Giovanni Papini. Ma subito mette in discussione la leadership di Marinetti. Infatti pubblica anche poeti non riconducibili all’esperienza del Futurismo: Campana, Sbarbaro, Ungaretti.
Nel 1915 la rivista si fa promotrice del Futurismo autentico, che contrappone al “Marinettismo”. Ma la tensione si spegne sul nascere: nello stesso anno, il paese entra in guerra e Lacerba chiude i battenti. Nel frattempo, Marinetti esporta il Futurismo all’estero e si confronta con le altre avanguardie artistiche e letterarie.
Nel 1916 degli ex-lacerbiani fondano un nuovo periodico: L’Italia Futurista. Poi, nel 1918, sorge spontaneamente un movimento politico: Roma futurista. Segue la nascita di ulteriori nuclei autonomi, specialmente nel meridione.
All’indomani dell’instaurazione del Regime Fascista, Marinetti si presenta come suo precursore complementare e innocuo. Capisce che senza il beneplacito di Mussolini, il suo movimento d’avanguardia non può sopravvivere. La strategia funziona. Mantenendosi nei ranghi del consenso, Marinetti riceve persino il titolo di Accademico di’Italia. Tuttavia, già negli anni ’30 la stagione vitale del Futurismo italiano può dirsi conclusa.