Esce oggi in Italia la commedia francese ambientata nel mondo degli adolescenti, spesso crudeli e sempre insoddisfatti del proprio aspetto. Il tono leggero non deve ingannare, perchè la cineasta franco-israeliana riflette sull’accettazione personale, arrivando a toccare aspetti più intricati di quanto sembri a una visione distratta
La ventenne Nour lavora come receptionist in una palestra. È figlia unica, è divertente, ma è anche sovrappeso, piena di complessi, allergica ai centri estetici e amante del calcetto, a cui gioca con gli amici che la considerano un fratello. A volte cercano di consigliarla, soprattutto per quanto riguarda la vita amorosa, ma senza successo. Lasciata dal suo primo e unico pseudo-fidanzato, Nour inizia a chiedersi cosa serva per essere femminile: qual è il percorso giusto per accettare il proprio corpo? Un’insegnante di pole dance le propone le sue lezione e Nour accetta, ma basterà qualche lezione e una piega ai capelli per sentirsi finalmente e interamente bella?
Forte, da buona commedia, sfrutta gli archetipi e le tematiche calde del mondo che sceglie di rappresentare. Cavalca il trend della rottura con i modelli di bellezza stereotipata e discriminante e sdogana la pole dance, permettendole di uscire dalla gabbia che la relega al mondo legato alla seduzione.
La body positivity e la pole dance
I corpi in sovrappeso, le modalità di seduzione e le convenzioni sociali, forse non sono più un tabù per le donne d’oggi, ma per le adolescenti? La body positivity è difficile da raccontare e le prime recensioni ci avvertono che forse, la Lewkowicz, non è riuscita a lasciare un vero segno nel dibattito sulla questione.
Raccontare cosa voglia dire oggi essere femminili per ragazze cresciute “all’ombra di fanciulle in fiore” assunte a modelli impossibili dai media, è impresa più che ardua. La bellezza è accettazione, sembra dire la società moderna, ma passa solo attraverso lo sguardo altrui, di quella comunità cresciuta con gli stessi assurdi parametri di valutazione estetica.
Nour non si accetta, proprio come non si accettano milioni di giovani donne (e uomini). Nour è bonariamente goffa nelle le pose della pole dance, è divertente e, a modo suo, comunque vincente, comunque protagonista. Nour è quel che noi siamo state quando facevamo le prove davanti allo specchio e ci odiavamo, ma ci perdonavamo se con noi c’era l’amica del cuore. Per tornare a odiarci quando eravamo di nuovo sole.
Estirpata dai night club e proposta come disciplina ginnica, la torbida lap dance si trasforma in pole dance. La disciplina, per riprodurre le pose acrobatiche, richiede scioltezza e forza, ma conserva la sua prerogativa di arte seduttiva, perchè pone al centro di ogni esercizio unicamente la grazia del corpo, che incanta gli sguardi (spesso maschili).
Mi chiedo se sia questo il vero motivo per cui la protagonista la scelga per cimentarsi o se sia solo la proposta giusta al momento giusto, ma questo non è dato sapere…