Il 31 gennaio è andato in onda su Raiuno e RaiPlay il biopic dedicato alla figura storica di Fernanda Wittgens, prima direttrice donna della Pinacoteca di Brera. Il ruolo della Wittgens è straordinario, ancora di più se si pensa che proprio grazie a quello ha potuto portare in salvo, oltre a opere di inestimabile valore, anche ebrei e persone prese di mira dal nazifascismo.

Il film Rai Fernanda, un prologo lunghissimo
Il film presenta un andamento circolare: tutto inizia e tutto finisce davanti al Cristo Morto del Mantegna. Ciò che succede lungo il percorso, però, è una bocca aperta sempre in procinto di parlare, ma da cui non esce suono.
Raccontare di una vita speciale come quella di Fernanda Wittgens è una grande prova di regia. Si tratta di una persona che ha messo a rischio la sua vita per proteggerne altre, perché l’esistenza è una forma d’arte unica.
Ciò che si percepisce, guardando il film da casa, è forse un certo timore nei riguardi della materia da parte della regia. Tutto è lineare, tutto sembra troppo analitico, compilativo. Ci si chiede quando arriva il momento della suspense, dell’emozione pura, quel tratto di fiction che solletica la fantasia dello spettatore e che gli permette di entrare in contatto con una storia che, altrimenti, è bella sì ma come un documentario.

Cosa poteva dare di più. Fernanda?
Ciò che le persone amano della trasposizione televisiva circa le biografie dei personaggi storici, è la capacità di renderli nuovamente vicini, accomunati alla persona comune tramite quei sentimenti che tutti provano.
Fernanda è un personaggio di estrema compostezza ma vive dei conflitti di una forza enorme. Conflitti che, nel film su Raiuno, non sono abbastanza approfonditi, una toccata e fuga nella dimensione verticale di una donna che ha vissuto dolore, delusione, indecisione, segregazione. Tutto questo c’è stato, compresso come per non sforare dei tempi di pellicola e non andar oltre il canonico paio d’ore.
Lo spettatore, purtroppo, non può fare a meno di sentirsi insoddisfatto: si è persa un’occasione per entrare in empatia con una persona di calibro eccezionale.

Un merito particolare
Nota di colore all’interno del film è data da Giovanni, interpretato da Eduardo Valdarnini. Personaggio fuori dal coro, più rumoroso degli altri, colui che dà l’idea di contrabbando per quanto riguarda il salvataggio delle persone e colui che ha un’evoluzione marcata e coinvolgente, non solo per quanto riguarda i sentimenti verso Fernanda ma anche per il modo che ha di lasciarsi coinvolgere dall’arte man mano che si sviluppa il film.
Il ruolo di Fernanda
Il film di Maurizio Zaccaro ha un grande pregio, e lo rende chiaro fin dal primo momento: la storia di Fernanda si rifà al grande motto del fumetto da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Avere la possibilità di fare la differenza investe una persona di quel ruolo specifico. Un ruolo che Fernanda Wittgens ha accettato, e per cui la Storia le sarà eternamente grata.