Cos’è una queer family? Michela Murgia si è spenta da neanche un giorno e già, attorno al suo nome, iniziano a formarsi tante piccole domande che nell’assenza di qualcuno che dà loro voce, sembrano acquisire corpo. Tra queste c’è il termine famiglia queer, significato che oggi rispetto a ieri ha qualche elemento in più.
Cos’è una famiglia queer?
Lo diceva sempre, Michela Murgia, che lei aveva la sua queer family. Ma cos’è una queer family? E perché nel linguaggio contemporaneo questa terminologia, queste parole alla base di un’identificazione sono così importanti?
Si parte dall’inizio, allora. No, non dalla rivolta di Stonewall, non così lontano, anche se è lì che in tono dispregiativo hanno coniato il termine queer. Si parte dal significato originario di famiglia queer e poi si fa come ha fatto Michela Murgia, che l’ha esteso a luogo del cuore senza limitarsi a lasciarlo nel vocabolario.
In origine una queer family è una famiglia in cui nessun componente identifica se stesso con il suo sesso biologico. Dunque, la famiglia queer al suo interno non ha né eterosessuali né persone cisgender.
Oggi come oggi, parlare di famiglia queer in questo senso è un po’ come una coperta corta. Nel mondo delle coppie di fatto e delle famiglie omogenitoriali o anche solo famiglie per scelta, famiglia queer assume il significato di qualsiasi famiglia non tradizionale, non riconosciuta dalla legge.
Per Michela Murgia, ma anche per tantissime altre persone, una famiglia queer è proprio questo: una famiglia, al di là dei legami di sangue e al di sopra di ogni ruolo che, tradizionalmente, si assume nelle famiglie.
Queer family, una famiglia per scelta
Negli ultimi tempi si parlava molto di Michela Murgia e della sua casa con 10 e passa letti per la sua queer family. E più volte ha ribadito il valore di quello che è il senso di una famiglia: prendersi cura. E forse una famiglia queer fa proprio questo, in ogni espansione del termine non previsto dalle definizioni eterosessuali o LGBT: la famiglia queer è una famiglia scelta, in cui ognuno si cura dell’altro perché la cura è la miglior pratica dell’amore.