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    Evviva la crisi: un libro per imparare a risparmiare

    Intervista a Claudio Sesto, autore di "Evviva la crisi".
    Andrea PicchiDi Andrea Picchi24 Dicembre 2022Updated:24 Dicembre 2022Nessun commento10 Minuti di lettura
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    La crisi, sanitaria prima ed energetica poi, sembra essere diventato il grande spauracchio di questo decennio, se non addirittura di questo secolo. Ma in mezzo alla disperazione e alla sensazione di inadeguatezza in molti si sono interrogati sulla natura della crisi e, di conseguenza, sulla natura dei rapporti finanziari ed economici che ogni persona, tutti i giorni, intrattiene con altri soggetti.

    evviva la crisi
    @ othersouls.it

    Evviva la crisi, di Claudio Sesto

    Evviva la crisi, dell’autore Claudio Sesto – consulente e manager internazionale – ha concesso a Other Souls un’intervista, attraverso cui si prova a spiegare, con esempi pratici e fornendo qualche consiglio operativo, come poter trarre vantaggi anche in situazioni difficili, come quelli della crisi attuale.

    Fatta questa brevissima presentazione, si chiede all’autore di raccontare di cosa si occupi oggi, nel quotidiano: «La domanda è molto bella, perché ogni volta devo scegliere quale parte di me raccontare. In estrema sintesi posso dire che mi occupo di crescita spirituale e benessere economico, sia per privati che per aziende. Con le persone la mia attività sembra molto scontata, ne conosciamo tanti di “coach” finanziari e/o spirituali. Con le aziende, invece, non è così scontato: c’è la possibilità, soprattutto nelle grandi aziende, di poter dare valore all’elemento umano che per troppo tempo, negli ultimi anni, si è un po’ perso. Mi occupo, inoltre, di formazione in ambito di trading con la scuola Sapienza Finanziaria».

    Un chiarimento che serve ulteriormente a specificare è quello sulla sua occupazione: «Mi occupo, più precisamente, di consulenza informatica, per le grandi aziende in differenti ambiti. In parallelo, poi, mi occupo di formazione finanziaria con la scuola menzionata».

    Si arriva dunque al pezzo forte, Evviva la crisi, un titolo che potrebbe sembrare provocatorio, ma l’autore precisa subito che: «Non l’ho mai visto come provocatorio, ma mi rendo conto che potrebbe suonare come tale. La scelta, come spiego nel libro, è di giocare con le parole. Si vuole infatti mostrare almeno un duplice aspetto della crisi: da un lato abbiamo “evviva la crisi”, che può essere l’esclamazione a riguardo dello stato attuale delle cose; dall’altro invece “è viva la crisi”, a testimonianza dell’effettiva concretezza del periodo difficoltoso che si sta vivendo. La crisi poi ha anche un altro duplice aspetto, che può essere sia “ostacolo”, ma anche “occasione”: è nel momento di crisi, infatti, che si aprono altre vie, altre opportunità».

    risparmiare

    Dunque, crisi come momento di arrivo, ma soprattutto come ripartenza. Un punto di transito che può essere trampolino di lancio per il futuro: «Sì, esatto. Si parla sempre di punti di arrivo. La crisi è come una stazione: un treno arriva per poi subito ripartire. Consideriamo poi che ormai la parola crisi è entrata in pianta stabile nel vocabolario quotidiano ormai da decenni. Per questo è importante iniziare a immaginare uno scenario diverso: momenti negativi della nostra vita, che si protraggono da molto tempo, possono nascondere nuove occasioni e opportunità».

    Nel libro, Claudio Sesto parla spesso di “sottovivenza”, termine da lui coniato.Se ne chiede perciò una spiegazione approfondita, rispondendo: «Ti ringrazio per la domanda, molto interessante. Qualche anno fa, nel mio blog sul risparmio, cercavo il modo di sintetizzare alcuni concetti. Parlare di sopravvivenzami dà ancora troppo l’idea di una “lotta”, di qualcosa di “faticoso”; allo stesso mi fa pensare al “vivere al di sopra di qualcosa”. Molto spesso si vive al di sopra delle possibilità che si hanno, che siano materiali o di altro tipo. Gli eccessi e i consumi smodati possono essere ridotti, e quindi stare “al di sotto” di un determinato livello, senza che in realtà se ne subiscano conseguenze negative. Anzi, probabilmente stando un po’ “al di sotto” c’è la possibilità concreta di vivere meglio. “Meno” è più “controllabile”. Sui social abbiamo migliaia di amici e di connessioni virtuali, ma le persone che poi si conoscono dal vivo quante sono? Molte meno, pochissime in confronto. Nel libro L’uomo più ricco di Babilonia si possono leggere le cinque regole dell’oro. Il principio di una delle regole è questo: “Si può creare abbondanza se una parte dell’oro che si ha si mette in riserva”, e per una parte si intende poco più o poco meno del 10%, che riflettendoci è una percentuale davvero bassa, eppure è sufficiente per generare altra ricchezza. “Sottovivenza” quindi come estrema sintesi di questi diversi pensieri».

    Perciò, “sottovivenza” definita come una “nuova normalità”, perché significa semplicemente vivere secondo i propri standard, senza eccessi, ma comunque a un livello minimo che permette di vivere bene la propria vita: «Esattamente. In risonanza con il proprio sé, per dirla in maniera più comprensibile. Un po’ troppo spesso si cerca di apparire, o di cercare uno gruppo di persone per sentirsi accettati in un determinato status sociale. Si può star bene anche con poco: le migliori esperienze nella vita si possono fare senza spendere un centesimo».

    Una filosofia di vita, in pratica, quella della “sottovivenza”. Ma Claudio Sesto è anche una persona dalla profonda spiritualità che coniuga in ogni aspetto del suo lavoro. Ecco una sua giornata tipo: «La mia quotidianità è scandita in maniera molto semplice. La mattina cerco sempre di ritagliarmi del tempo da passare insieme al mio cane. Facciamo insieme una passeggiata sulla spiaggia, con il sole o con la pioggia. La vista, il profumo e il suono del mare mi riempie di pace. Tornando a casa, faccio colazione per poi dedicarmi al mio lavoro, prevalentemente in smartworking. Durante la giornata – a volte di mattina, ma anche in altri momenti – mi dedico a focalizzarmi in esercizi di respirazione e di meditazione. Anche in questo caso, metto “da parte” qualcosa, anche se a livello spirituale, ma che mi aiuta a generare ricchezza, sebbene di tipo non materiale. Durante la settimana, poi, vado al maneggio per la mia lezione di equitazione, a contatto con la natura».

    Parlando di lavoro, smartworking e routine quotidiane, si torna a puntare il riflettore su Evviva la crisi. Si chiede all’autore se anche la finanza, soprattutto quella domestica, possa in qualche modo essere amministrata facendo diventare anch’essa una routine, un piccolo allenamento quotidiano.

    La risposta è molto interessante: «Assolutamente sì. La finanza, intesa anche come rapporto che ognuno di noi ha con entrate e uscite, può diventare una questione di abitudine, che altro non sono che scelte ripetute nel tempo, che possono perciò cambiare. Tutto sta nell’individuare quel “pattern” di azioni ripetute nel tempo che possano apportare un beneficio, anche al livello finanziario. Uno dei miei suggerimenti, nel libro, è quello di concedersi una parte delle proprie finanze, quantificate a inizio mese, da spendere senza farsi prendere da rimorsi o sensi di colpa. Questo è importante, perché serve a darci un rinforzo positivo: siamo gratificati, senza rimorsi, e senza aver sperperato le nostre finanze».

    Perciò, secondo l’autore, concedersi dei piccoli “vizi” può comunque rientrare all’interno di una strategia del “buon risparmio”, anzi è fondamentale, come spiega subito dopo: «Direi di sì. Alla fine, il risparmiatore non è Paperon de’ Paperoni, ma semplicemente una persona che “sottovive”, cioè vive con quel che ha, che è molto diverso dal vivere “tirando la cinghia” in modo esasperato, tutto il contrario. Nello yoga si dice che “la buona pratica quotidiana è quella che ti permette la pratica il giorno seguente”. Allo stesso modo, direi che questo vale anche per il risparmio. In generale, occorre una riscoperta del buon senso».

    crisi
    © pexels

    Si chiede all’autore, perciò, quello che potrebbe essere un consiglio operativo, il più semplice e immediato, che i lettori di Other Souls potrebbero mettere in pratica per iniziare a risparmiare in modo corretto, con buon senso: «La modalità più semplice, come si può leggere nel libro, è la “tecnica dei trenta giorni”. Se avete l’impulso di spendere del denaro, provate a trattenervi per trenta giorni. Se dopo trenta giorni avvertite ancora il bisogno di quella spesa, allora è giusto che la facciate. Al contrario, se avete resistito e avete perso interesse per quell’acquisto, allora non era una spesa di primaria importanza».

    Una sorta di “test della necessità di acquistare”. Secondo l’autore di Evviva la crisi, se si riesce a resistere trenta giorni, allora quell’acquisto che avevamo in mente non è davvero un bisogno primario da soddisfare: «Esatto. L’ammontare che si doveva spendere si può, poi, mettere da parte. Nell’arco di qualche mese ci si può sorprendere della somma che si riesce a raggiungere adottando questa semplice tecnica».

    Giunti a questo punto dell’intervista, un paio di domande complesse all’autore, in merito agli aspetti vivi della crisi. Si parla dunque di impatto dei grandi avvenimenti degli ultimi anni sul portafoglio degli italiani e se questo consenta o meno di risparmiare senza subire il peso della privazione, e in ultima battuta un’analisi su quelli che sono stati i risvolti della crisi sanitaria prima, energetica poi.

    La sua risposta è molto articolata: «Domanda molto complessa. Gli avvenimenti degli ultimi anni hanno impattato davvero pesantemente su tutti noi. Soprattutto sulle fasce a basso reddito, che si sono ritrovate a dover sostenere spese sempre crescenti – una fra tutte, quella per i dispositivi di protezione individuale. Il fatto, poi, di aver spostato gran parte degli acquisti online ha messo molte persone dinnanzi alla necessità di affrontare costi aggiuntivi, per le spedizioni o per avere gli strumenti di pagamento necessari, come conti o carte predisposti per le transazioni digitali, che hanno dei canoni e delle commissioni. Piccole cose che, singolarmente, non hanno molto peso.

    Ma prese tutte insieme possono comunque aver impattato ulteriormente e negativamente, come dicevo, soprattutto per le famiglie a basso reddito. Si può comunque continuare a risparmiare. Vedo tante persone che si stanno ingegnando nei vari ambiti del fai-da-te, o nel fare rete per aiutarsi vicendevolmente. L’elemento importante è quello di imparare a essere indipendenti, partendo soprattutto dall’approccio mentale che abbiamo con il mondo. Essere indipendenti significa, infatti, riscoprire anche le persone che abbiamo intorno, con le quali instaurare un rapporto di scambio e supporto. Tutto ciò si traduce, ovviamente, anche in un’ottica di risparmio».

    E, subito dopo, le sue riflessioni sulle crisi dal 2020 a oggi: «Sull’argomento ho deciso di aggiungere, poco prima della stampa, un’appendice al libro, intitolata Appendice 2020+, perché molte cose sono cambiate in maniera repentina.

    In quest’appendice tento di analizzare come le crisi che stiamo vivendo, appunto dal 2020 in poi, abbiano impattato enormemente sulla sostenibilità del modello globale e del processo di globalizzazione. Sembra, o sembrava, quasi impossibile che una cosa simile sarebbe potuta accadere. Eravamo abituati a vivere in modo frenetico e istantaneo ogni cosa, soprattutto il nostro rapporto con i beni di consumo. Bastava fare click ed entro le 24 ore il prodotto era a casa nostra. La crisi ha sconvolto profondamente questo paradigma, dimostrando difatti la fragilità di questo sistema globale.

    Vivere dei ritmi più dilatati, più rilassati, ha permesso alle persone di riscoprire il mondo intorno a loro, e conseguentemente di potersene assumere le responsabilità, anche sotto il profilo economico e finanziario. Ritrovando un equilibrio all’interno della mia giornata e riscoprendo una rete di persone intorno a me, posso anch’io assumermi la responsabilità delle mie finanze, con più coscienza, consapevolezza e buon senso. Ognuno può assumersi la responsabilità delle proprie finanze, e quindi assumersi la responsabilità della propria vita.

    crisi

    “Agisci locale, pensa globale”. Stare in contatto con il mondo intorno a sé consente di avere più senso di realtà della propria vita. Certo, il progresso, il digitale, tutto si muove velocemente verso direzioni ormai prestabilite, ed è giusto che sia così. Cerchiamo però di mantenere delle sacche di autonomia, quantomeno al livello locale.

    In chiusura di intervista, una domanda leggera sul prossimo futuro come autore di nuovi manuali e libri di finanza: «Sulla finanza in realtà ho qualcosa in cantiere, ma non so quando vedrà la luce. Nel frattempo, ho però una serie di progetti che toccano tematiche diverse: crescita personale e miglioramento per integrarsi nel mondo globalizzato».

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    Redattore, copywriter & ghostwriter, social media manager. Specializzato in critica letteraria, editoria e scrittura. Coffee enthusiast & musician.

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