Amore, guerra, sofferenze, perdite e seconde possibilità sono gli ingredienti principali di Amato, il romanzo d’esordio dello scrittore Marco Bonavita, edito da Leone Editore.
Una storia mai banale, che catapulta il lettore nelle trincee della Libia prima e nelle terre nobili inglesi dopo, per poi tornare dove tutto è iniziato, nel paesino pugliese di Torre Mileto. Un esordio che di scrittura esordiente non ha quasi nulla e che racconta una storia vera in grado di coinvolgere fino all’ultima pagina.
La trama di Amato
Italia, Seconda Guerra Mondiale. Amato De Santis è un ragazzo come tanti, nato e cresciuto nella povertà di Torre Mileto, un minuscolo paesino della Puglia. Poco più che maggiorenne, il regime fascista lo costringe a lasciare la sua casa per partire per il fronte, nonché per la missione in Libia.
In Africa scopre gli orrori della guerra e l’impatto che essa ha sulla mente degli uomini. Sul campo da battaglia Amato si ritrova ad affrontare il dolore della perdita e a dover uccidere per sopravvivere. Le atrocità del conflitto sembrano non aver mai fine e quando Amato inizia a vedere un barlume di speranza, ecco che viene catturato e portato in Inghilterra.
Nonostante sia un prigioniero alle dipendenze di Lord Bloomsbury, in Inghilterra Amato riscopre i piaceri della vita, si lascia travolgere dall’amore e da nuove amicizie e allontana i ricordi della guerra, tanto che, una volta che il conflitto è finito, Amato è libero di scegliere se tornare in Italia o restare, optando per la seconda opzione.
Un evento inaspettato lo costringerà però a fuggire e a fare ritorno a Torre Mileto. Rientrato a casa, Amato faticherà a lasciarsi alle spalle quanto accaduto in guerra e in Inghilterra e riuscirà ad andare avanti solo grazie a un nuovo amore.
Ma all’improvviso una scatola giunge dall’Inghilterra e ricorda ad Amato che dal passato non si può fuggire.
La storia di Amato tra guerra e amore
Il romanzo si apre nel presente, con Amato che riceve l’ennesimo pacco dall’Inghilterra nel giorno del compleanno di sua moglie Concetta. Da qui parte un flashback che conduce il lettore alla scoperta della vita di Amato ed ecco che di colpo ci si ritrova in viaggio verso la Libia, in piena Seconda guerra mondiale, una guerra che Amato odia con tutto se stesso e con la quale non condivide nessun ideale. Amato vede compagni morire sul campo, vede amici mutilati, soffre la fame e ogni giorno si rende conto che restare vivi è perlopiù una questione di fortuna.
E quando si convince di avercela quasi fatta, all’improvviso si ritrova prigioniero degli inglesi e trasportato in Inghilterra, dove, al contrario delle aspettative, Amato ritrova un minimo di umanità. Lavora come stalliere per il facoltoso Lord Bloomsbury, stringe amicizie nuove e si innamora di Helen. Ma ancora una volta la vita lo costringe a compiere azioni contro la sua volontà e a disintegrare tutte le sue speranze e i suoi sogni.
Amato fa ritorno così in Italia, nel suo paesino, ed è costretto a fare i conti con le ferite dell’anima lasciate dalla guerra, dagli avvenimenti inglesi e dall’amore per Helen.
E se la guerra è uno dei temi cardine della storia, dall’altra parte a tirare le redini della storia è l’amore, croce e delizia del protagonista. È per amore che Amato si sacrifica e soffre, ma è sempre per amore che Amato rinasce e capisce di dover cogliere la sua seconda possibilità.
La scrittura perfetta di Marco Bonavita
Pensare che il romanzo Amato rappresenti l’esordio letterario del milanese Marco Bonavita ha dell’incredibile. Nonostante le oltre cinquecento pagine, la storia nata dalla penna di Marco Bonavita si legge velocemente. L’autore ha uno stile delicato ed è in grado di raccontare ogni scena senza mai cedere al banale o nell’eccesso, anzi, ogni dettaglio che Bonavita fornisce ha il suo perché.
Ogni descrizione, ogni personaggio, ogni colpo di scena rappresenta un mattoncino preciso senza il quale la storia non reggerebbe. Non c’è da stupirsi che l’opera abbia ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui il Premio Firenze e il Premio Casentino, ripagando la passione con la quale l’autore ha scritto ogni singola parola. Passione che si percepisce durante la lettura, anche perché Bonavita non ha semplicemente scritto un romanzo, ma ha trascritto una parte di sé e della storia della sua famiglia, in quanto Amato altro non è che il racconto della vita di suo nonno.