Elisabetta Spanu si è laureata in Filosofia a Cagliari, città in cui è nata, e si è specializzata in Psicologia a Madrid, città in cui vive. Ha insegnato nella scuola superiore sino al 2020.
La cartonarrativa che promuove l’azione sociale e l’integrazione attraverso la creatività e la sostenibilità
Alicia subió en la parada de la Universidad de Alcalá de Henares, llevaba una minifalda roja y un libro en la mano. En la Garena subió su madre Antonia, con una falda verde larga hasta la rodilla. La abuela Ana subió en Coslada, con una falda azul hasta la pantorrilla. Bajaron las tres juntas en la última parada, Vallecas…
Alicia salì alla fermata dell’Università di Alcalà de Henares. Aveva una minigonna rossa e un libro in mano. A La Garena salì sua mamma Antonia, con una gonna verde lunga fino al ginocchio. La nonna Ana salì a Coslada, con una gonna azzurra lunga sino al polpaccio. Scesero tutte e tre all’ultima fermata: Vallecas…
Amores (des) plegados, Meninas Cartoneras
Elisabetta Spanu e le sue visioni letterarie
Elisabetta Spanu ha pubblicato numerosi racconti – alcuni dei quali hanno avuto riconoscimenti nell’ambito di concorsi sia in Spagna che in Italia – e, nel 2013, il suo primo romanzo, Dodici chicchi d’uva (Happy Hour Edizioni), con lo pseudonimo di Lisa Elisa. Attualmente collabora con l’Associazione Culturale “Meninas Cartoneras” di Madrid.
Tra i premi ricevuti, ricordiamo il primo posto ottenuto al concorso di micro racconti “Memoria di Quattro generazioni per bene” nell’ambito del LEI Festival di Cagliari, nel 2019, e il secondo premio vinto al concorso letterario di RAI-Radio1 Plot Machine, “Lettera d’amore al mio datore”, nel 2018.
L’intervista a Elisabetta Spanu
È appena uscito un tuo libro di racconti per la casa editrice spagnola Meninas Cartoneras. Si tratta di un progetto particolare, per vari aspetti. Mi potresti raccontare cosa c’è dietro e come è nata?
Meninas Cartoneras segue la scia di un modello editoriale inaugurato da Eloísa Cartoneras a Buenos Aires nel 2003: una cooperativa senza scopo di lucro che pubblica libri rilegandoli con copertine di cartone acquistato presso gente che il cartone lo raccoglie per strada, i cosiddetti cartoneros. Da allora, più di sessanta case editrici si prefiggono lo scopo di far conoscere questo modello di letteratura, in nome della bio/biblio diversità, a coloro che sono esclusi dai circuiti tradizionali del mercato editoriale. I libri sono elaborati in modo artigianale, con cartone e altro materiale riciclato, e questo fa sì che ogni esemplare sia unico.
Meninas Cartoneras nasce a Madrid a novembre del 2009, come prima casa editrice cartonera presente in Spagna. Da allora ha lavorato in tre direzioni: edizione di libri d’autore e autrici ispano americani/e; laboratori per bambine/i, adulti e collettivi a rischio di esclusione sociale; riciclaggio e rispetto per il medio ambiente attraverso la propria elaborazione di libri. Allo stesso modo, l’associazione ha partecipato a conferenze, riunioni e dibattiti relativi all’ambito ecologico, sociale e letterario, sia in Spagna sia all’estero. Il catalogo si è arricchito con testi di autori e autrici di diverse nazionalità, ed è diventato un progetto editoriale con più di trenta titoli di poesia, narrativa, memorie e letteratura per l’infanzia.
Progetti che trascendono la letterarietà
Meninas Cartoneras è un’associazione pensata per sviluppare progetti che trascendano la letterarietà e, per questo, cerca di consolidarsi come spazio per la sperimentazione editoriale in cui sono previsti non solo nuovi formati di scrittura, ma anche azione sociale, integrazione attraverso la creatività e sostenibilità a partire dall’ambiente; vuole essere punto di riferimento per coloro che pensano a progetti integrali. Meninas Cartoneras promuove il valore della diversità in tutte le sue dimensioni, la partecipazione e l’esercizio dei diritti, soprattutto in ambito culturale. Allo stesso tempo, promuove uguaglianza e libertà, per costruire una società pluralistica, e per questo privilegia l’uguaglianza di genere, sviluppando attività orientate a donne in generale, ma anche a donne migranti o in situazione di rischio di violenza machista.
Cartonarrativa, dialogo sui racconti
Di cosa parla il tuo libro?
È cartonarrativa: una raccolta di nove racconti brevi, scritti in un arco di tempo decennale. Si intitola Amores (des) plegados; in italiano si potrebbe tradurre con amori dissonanti o disarmonici, letterariamente non è possibile, sarebbe proprio il contrario di ciò che scrivo: amori incompiuti o incompleti, amori diversi ma sempre sul filo di un equilibrio da funambolo. In spagnolo, invece, fa riferimento all’apertura, al dispiegarsi e piegarsi degli stati amorosi e, quindi, al formato fisico del libro, che si dispiega come una fisarmonica. Sono circa cento esemplari numerati (una parte dei quali in italiano) e tutti con una copertina diversa, realizzata in stile collage riutilizzando vario materiale: dalle carte di buste per biancheria intima alle figure di riviste spagnole o francesi degli anni Cinquanta. (Copertine che meriterebbero di entrare a pieno titolo nella nostra gallery, n.d.r.) Ci tengo a dire che sono esemplari sfornati coinvolgendo i/le “malati/e mentali” (almeno così diagnosticati) di una Fondazione spagnola. Mi è stato proposto dall’editrice in mezzo alla pandemia e grazie a questa proposta mi sono “dispiegata” dal rotolo di tristezza in cui ero avvolta.
Tu hai scritto diversi racconti, e per un periodo ti sei concentrata sul genere erotico. Come si collega questo tuo ultimo progetto letterario a quelli precedenti?
L’eros mi interessa sempre e l’ultimo racconto fa parte di una piccola trilogia in cui il sesso è presente in modo esplicito e non allusivo. La continuità sta nei soggetti che descrivo: donne che scrutano il mondo con ironia e che cercano di autodeterminarsi in qualche modo, anche col sesso; donne che hanno bisogno di confrontarsi con altre donne, preferibilmente in un orizzonte matrilineare. O, almeno, così credo e spero che avvenga e che possa trasparire da ciò che scrivo.