Nato il 7 maggio del 1929 a Potenza, Ruggero Deodato ha iniziato la sua carriera come comparsa in alcuni film di Antonio De Curtis, in arte Totò, fino a diventare l’aiuto regista dei massimi esponenti di cinema italiano come Rossellini e Corbucci.
Negli anni Sessanta e Settanta procede la sua carriera come regista di thriller, che lo portano a esprimere il suo estro creativo attraverso scene forti e raccapriccianti ponendolo fin da subito soggetto alla censura . Un esempio è il film poliziesco Uomini si nasce poliziotti si muore censurato, appunto, per una scena in cui vengono strappati e calpestati i bulbi oculari di un uomo.
Ruggero Deodato e la trilogia dei cannibali
La sua carriera successivamente si incentra sul genere horror con la realizzazione di tre pellicole che lo porteranno alla gloria: Ultimo mondo cannibale del 1977, Cannibal Holocaust del 1980 e Inferno in diretta del 1985. Questa trilogia scioccherà e disturberà il pubblico per la sua estrema violenza grafica, facendo diventare il regista protagonista di diverse polemiche.
Cannibal Holocaust è però il suo capolavoro. Un film simbolo, in cui per la prima volta viene usata la tecnica del found footage, la stessa utilizzata da The Blair Witch Project, creando una vera e propria corrente insieme e dando vita al genere mockumentary.
Cannibal Holocaust e la censura di Ruggero Deodato
Il film, che ancora oggi è un cult, non lasciava mezze misure all’interpretazione. Girato come un finto documentario, un mockumentary, narrava della spedizione in Amazzonia di un gruppo di antropologi intenti a voler documentare usi e costumi delle popolazioni indigene che praticavano il cannibalismo.
Una storia che in realtà porta a una profonda riflessione, mettendo in discussione il punto di vista e portando lo spettatore a chiedersi chi fossero davvero “i mostri”. Questo pensiero si avvierà poiché saranno gli stessi antropologi a torturare animali, seviziare e stuprare gli indigeni che, per rivalsa, banchetteranno con le carni degli aggressori. Il tutto filmato dal cameramen, l’ultimo ad essere mangiato, e poi consegnato dagli stessi indigeni a un gruppo di americani mandati in spedizione per trovare i ricercatori scomparsi.
Una pellicola troppo dura sia per l’epoca che per i tempi odierni, rappresentativa senza sconti della violenza più estrema e gratuita, da quella sessuale alle crudeltà sugli animali.
Censurato in 50 Paesi e considerato un film maledetto, Cannibal Holocaust costò a Deodato anche l’arresto e la condanna di quattro mesi di carcere con la condizionale.
Ma questo non ha fatto altro che consolidare il suo successo e la sua fama, portandolo a diventare un vero e proprio genio ispiratore per registi del calibro di Oliver Stone, Eli Roth e Quentin Tarantino. Saranno proprio Tarantino e Roth stessi a volerlo per un cameo omaggio in Hostel II facendogli interpretare il ruolo di un cannibale italiano.
Dopo Cannibal Holocaust
Dopo la censura del film e le problematiche per Deodato, la pellicola tornerà nelle sale, in versione integrale e, nonostante i pochi incassi in Italia, all’esterno invece diventa un vero e proprio cult.
La fama e il culto per questo film, anche oggi, non si sono mai esauriti. Nel 2018 viene realizzato sotto forma di storia illustrata il sequel mai realizzato: Cannibal Holocaust 2, con i disegni del fumettista più censurato della storia, Miguel Angel Martín.
La carriera come regista di Ruggero Deodato procede negli anni più recenti soprattutto con la tv, vedendolo alla regia di varie fiction come I ragazzi del muretto e Padre Speranza, con Bud Spencer.
Nel 2016 infine dirige il film ispirato dall’omicidio di Meredith Kercher a Perugia nel 2007: Ballad in blood.
Un maestro e l’ideatore nuove forme di cinema che, per quanto possano risultare scioccanti, dimostrano come la narrazione della violenza sia ancora oggi un aspetto che il pubblico cerca e apprezza, se realizzato con maestria, come quella di Ruggero Deodato.
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