Oggi è la Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza; scopriamo allora come si comunica la passione per la scienza e per le materie STEM
Vive e lavora a Sesto Calende, dove finisce il lago Maggiore e inizia il corso del fiume Ticino. Ha passato molti anni a Parma, dove ha studiato Scienze Naturali. Dopo la laurea e un master in comunicazione naturalistica, Paola Grimaldi ha deciso che la divulgazione scientifica era il modo migliore per unire i suoi due amori: la natura e la scrittura. Da allora collabora con Focus occupandosi di animali e di scienza ma anche di storia, di antropologia e di tutto un po’.
La voglia di raccontare, e non solo di fossili e cambiamenti climatici, l’ha sempre accompagnata e spinta a inventare trame e personaggi, spesso tinti di rosa. Nel luglio del 2014 ha pubblicato il suo primo romanzo, Un tramonto ancora, per la collana digitale Youfeel della casa editrice Rizzoli e nel marzo del 2015 il secondo libro, Il verde mi dona. Nel 2018 ElectaKids, Mondadori, ha pubblicato Mappe degli Animali, un atlante per bambini sul mondo degli animali, per il quale Grimaldi ha curato la ricerca scientifica e scritto i testi. È tornata alla narrativa nel 2020 autopubblicando Il fiume del tempo e dell’amore, una storia di sentimenti e viaggi nel tempo, mentre è del 2021 Tasty Bugs, un volume per bambini sul mondo degli insetti realizzato da Delcò Edizioni e per ora pubblicato in Cina.
Come si diventa divulgatori scientifici? In particolare, qual è stato il tuo percorso?
Mi sono iscritta alla facoltà di Scienze Naturali perché volevo fare la paleoantropologa, andare a scavare in Africa e trovare i fossili dei nostri antenati. Poi mi sono accorta che non era una cosa così semplice, le capacità che servono per fare quel mestiere io non le avevo. Quello che avevo era però la voglia di raccontare, di rendere partecipi le persone delle meraviglie del mondo naturale. Mi entusiasmava spiegare a mia madre, a chiunque mi ascoltasse in realtà, come si formano le nuvole o cosa sono le rocce sedimentarie. E vedere che le persone si entusiasmavano a loro volta mi ha fatto capire che essere un tramite tra il mondo scientifico e la gente era ciò che volevo fare. Poi un master in comunicazione, stage nelle redazioni e tanta gavetta.
Come funzionano l’assegnazione e la stesura di un articolo per una rivista di divulgazione scientifica?
Tutto parte da un’idea, da una notizia, da un nuovo studio o da una ricerca appena pubblicata su una rivista accademica. O è il redattore che affida la realizzazione dell’articolo al collaboratore o è il collaboratore che propone il pezzo al giornale. E poi piano piano il pezzo prende forma, partendo dal presupposto però che per raccontare ai lettori un dato argomento/notizia/studio lo si deve conoscere a fondo. Prima di scrivere anche solo l’attacco è importante leggere, approfondire e contattare esperti e scienziati che possano aiutare a capire meglio ciò che si vuole trasmettere. Solo allora si può iniziare a scrivere.
È un ambiente in cui c’è molta sproporzione tra uomini e donne?
Non troppa, anzi direi che è un fenomeno abbastanza contenuto, ci sono professioniste validissime e tenute in grande considerazione. Naturalmente, però, siamo lontane da una situazione di completa parità. Bisogna lavorarci su.
Fra gli argomenti che hai trattato per il tuo lavoro, a quali ti sei più appassionata?
Ho la fortuna di scrivere di tantissimi argomenti. Da quelli più legati alla mia preparazione universitaria, che spaziano dall’etologia al riscaldamento globale, a temi più distanti come quelli storici e antropologici. Mi capita spesso, infatti, di trattare di storia della gastronomia o di etnie lontane, di psicologia o società. L’importante è affrontare tutto con metodo, approfondendo e affidandosi agli scienziati e agli esperti che si occupano delle varie materie. Ogni argomento mi lascia qualcosa e mi appassiona perché per prima cosa mi piace imparare. Per rispondere alla domanda, però, il fascino maggiore lo esercitano gli animali e le loro storie, e le tradizioni delle culture lontane.
Tu scrivi per principalmente per Focus e Focus Extra, cioè per un pubblico adulto. Ma hai scritto anche per Focus Junior, cioè ai ragazzini e ai bambini. Raccontare la scienza a questi due target è molto diverso?
Certo, lo è, semplicemente perché i bambini sono più interessati e curiosi della maggior parte degli adulti. E questo fa sì che divulgare a loro sia più entusiasmante e coinvolgente. Mi capita di andare nelle scuole: essere travolta dalle domande dei bambini appassionati, per esempio, di animali è divertentissimo e ti fa capire quanta sete di conoscenza abbiano. Ovviamente si deve usare il linguaggio giusto, più semplice e diretto, senza però credere che non capiscano. A volte sono più preparati degli adulti. Basta cercare di soddisfare la loro innata curiosità.
Hai curato i testi di un libro appunto per bambini, Mappe degli Animali, pubblicato da Electa Kids. Come si è svolta questa esperienza?
Questo atlante per bambini lo chiamo il “mio librone” ma il bello del lavoro svolto è che è stato un percorso condiviso con la casa editrice, la editor e la disegnatrice; una collaborazione quotidiana che mi ha accompagnato per quasi un anno. Un volume colorato e pieno di curiosità sul mondo degli animali di cui ho curato la scelta delle specie presenti e le tante informazioni che le raccontano. Non solo “la giraffa è alta circa 6 metri”, ma “lo sai che la giraffa ha una lunga lingua nera e la usa anche per pulirsi le orecchie?”. Insomma, Mappe degli Animali vuole divulgare in modo rigoroso ma con l’obiettivo di fare dire ai giovani lettori “wow, non lo sapevo!”.
Dopo il “librone” è iniziata una nuova avventura che mi ha portato a scrivere un altro volume per bambini; un libro sugli insetti con tante curiosità sulle loro caratteristiche fisiche e etologiche ma anche sulle leggende che ci legano a questi animali. Non solo, anche qualche ricetta gustosa perché in molte culture sono considerati leccornie. Per ora, Tasty Bugs è stato pubblicato in Cina e fa davvero un bell’effetto sapere che un pezzetto di me è finito nelle librerie di un paese così lontano. Non posso dire molto ma è probabile che, a breve, lo vedremo pubblicato anche in Italia.
E poi scrivi narrativa: il tuo ultimo romanzo è uscito pochi mesi fa.
Si intitola Il fiume del tempo e dell’amore e l’ho pubblicato in self-publishing. L’idea per questa storia d’amore mi è venuta rimuginando su un sogno che ho, ahimè irrealizzabile: viaggiare nel tempo. Se potessi farlo tornerei nel Pliocene per osservare come vivevano i nostri antenati o 65 milioni di anni fa, quando è caduto il meteorite che ha decretato l’estinzione dei dinosauri. Visto che non posso farlo mi concedo di usare l’immaginazione e per questo romanzo time travel, come in seguito ho scoperto chiamarsi questo genere, mi è bastato, si fa per dire, “tornare” nel 1720. Mi è stato chiesto: scienza e fantasia, come fai a coniugarle? Alla fine, sono convinta che dentro ogni donna ce ne siano tante: è questa la nostra forza, l’essere poliedriche. L’amore per le scienze e il desiderio di spiegarle convivono serenamente con la voglia di raccontare anche altre storie.