A ridosso del Carnevale di Venezia, una scia di aggressioni sempre più violente da parte di uomini nascosti dietro maschere stravaganti mette sull’attenti il commissario Aurelio Di Giannantonio, l’ispettore Spartaco Lo Russo e la sovrintendente Nina Dashwood. In questo libro Patrizio Nissirio indaga, insieme ai protagonisti, il filo sottile che separa la giustizia dalla vendetta e tutte le maschere che, come una sequenza di strati, l’odio può indossare per travestirsi da eroe. Per arrivare al colpevole, ogni membro della squadra dovrà fare i conti con quelli che sono i propri travestimenti e i propri strati: come si sa, la verità è nuda.
Non è possibile leggere D’inverno, Venezia senza interrogarsi sul concetto di giustizia.
Nell’antica Grecia, per esempio, la giustizia aveva in suo onore un altare e delle offerte e si chiamava Themis. Esiodo ci parla di lei, una delle prime spose di Zeus, la figura normativa per eccellenza dal ruolo ben preciso: confermare l’ordine di cui il padre degli dei era garante. Tale conferma arriva attraverso l’atto della procreazione: ecco Dike, la regola, ciò che va seguito. Dike non è una divinità semplice da onorare, ma farlo voleva dire agire secondo la norma, la legge degli dèi e degli uomini. La giustizia richiamava l’armonia con il divino, e la legge era dunque un atto religioso.
Oggi tendiamo a ricondurre la giustizia a un complesso di regole e leggi, colpe e punizioni che garantiscono così l’equilibrio dell’uomo con i propri simili. Ci affidiamo allo Stato secondo quella prassi che già Rousseau ha definito nel suo Contratto sociale. Qui l’uomo cede la sua forza in cambio del Diritto e diventa un unico organismo chiamato ‘collettività’, che agisce per azione della volontà dei molti e non più per impulso del singolo. La legge è dunque un atto civile.
Tra l’uomo e la legge
Ho parlato di giustizia perché in D’inverno, Venezia questa è la protagonista silenziosa della narrazione. Quante volte capita di pensare che, a dispetto di onori divini e contratti sociali, la giustizia sia cosa ben diversa dalla legge? Quante volte ciò che è giusto fare soccombe sotto il peso del cavillo o del sotterfugio? E se dopo tanta sopportazione qualcuno ne fosse saturo, cosa potrebbe mai succedere? Soprattutto, saremmo in grado di condannarlo?
In questo giallo della Laguna ciò che è giusto e ciò che è legale non sempre camminano sulla stessa linea e anzi, la legge diventa quasi un altro travestimento da indossare al Carnevale. Sotto le maschere, a contatto con la pelle ecco le reali pulsioni di chi, dal lato della legge, si ritrova tuttavia a cedere a se stesso. Questo è il caso del commissario Di Giannantonio, per esempio, ed è quanto ha reso reale il personaggio ai miei occhi. Di Giannantonio è un uomo di mezza età ligio al dovere come un prete all’altare. L’uomo giudica in maniera molto dura e da vero irreprensibile la condotta dei suoi collaboratori quando questi deviano dal sentiero della giustizia per fare ‘ciò che è giusto’, e proprio questo attaccamento alla norma mi ha fatto dubitare sulla forza narrativa di questa figura. Invece mi sono dovuta ricredere, perché l’umanità di Di Giannantonio emerge tutta, quasi a conferma del celebre detto homo homini lupus, quando il pericolo, la giustizia altrui, tocca da vicino quanto gli è più caro: la sua compagna, Maria.
Solidarietà tra le figure femminili
D’inverno, Venezia è un libro ricco di suggestioni, ti fa chiedere fin dove siamo pronti ad arrivare quando non ci sentiamo tutelati non solo nella protezione dei nostri affetti ma anche in quella personale. Questo è proprio il caso di Maria, che nella paura decide di imparare un diverso concetto di autoconservazione. La donna sperimenta sulla propria pelle l’aggressività che nasce dalla paura, ma viene anche messa in grado di incanalare i suoi timori per trasformarli in una forza costruttiva. Qui entra in gioco Nina Dashwood, personaggio nuovo nella serialità di Nissirio.
Nina è un personaggio giovane e fresco, con le sue ferite e le sue reticenze. Essendo una figura molto forte e di polso è facile ipotizzare il conflitto con l’altra protagonista femminile. Invece, è stato bello riscontrare come le dinamicità di entrambe le donne riescano a lavorare in sinergia per la creazione di un duo solidale e ben riuscito.
L’apparenza semplice
Leggendo il romanzo di Nissirio si ha la sentore di essere davanti a una narrazione troppo semplice e attenzione, questo non è un male. Quando un romanzo è tanto carico di input, personaggi e avvenimenti è cosa buona mantenere una scrittura leggera, pochi fronzoli e abbellimenti di stile. La leggerezza della lettura facilita la riflessione e lascia il tempo di concentrarsi sul messaggio tra le righe, permettendo al lettore di mettersi nei panni dei personaggi, porsi le loro stesse domande e cercare di comprendere il proprio personale confine tra ciò che è giusto e ciò che è lecito.
D’inverno, Venezia non escludo che possa essere uno dei libri che regalerò a Natale ma tu, se cerchi altre idee, puoi ispirarti qui.