Il Digital Service Act (Dsa) è in vigore da venerdì scorso e interessa tutte quei siti con più di 45 milioni di iscritti attivi. Ovviamente non sono mancate le proteste e ovviamente, alcune grandi imprese stanno già facendo ricorso.
Ma cos’è il Digital Service Act? E perché sembra aver pestato i piedi a tutti?

La legge europea sui servizi digitali
Una legge europea sui servizi digitali era nell’aria ed era necessaria. Ormai tutto ha il suo portale: social network, siti per acquisti, siti che offrono servizi. Il tutto, se non ben soggetto a norme, spalanca le porte ad attività illegali di proporzioni immense.
Servendosi degli algoritmi è possibile influenzare le scelte degli utenti e gli scopi non sono sempre nobili. Aziende con più potere diventano vere e proprie imperatrici digitali con il rischio, sempre più certezza, di soffocare concorrenti più piccoli.
In quest’ottica, il Digital Service Act si pone come mezzo di equilibrio in termini di monopolio e sicurezza. Si tratta di una legge che vuole rimettere la giurisdizione digitale al passo con i tempi. Thierry Breton, commissario europeo al Mercato interno e all’Industria, fa della trasparenza il cavallo di battaglia di questa legge.
La legge europea sui servizi digitali, infatti, prevede un diverso tipo di comunicazione tra azienda e fruitore. Andrà spiegato come andranno utilizzati i dati personali degli utenti, utile per quel tipo di annunci personalizzati che sembrano sempre sapere quello che l’utente finale sta pensando. Andranno rimossi gli annunci di pubblicità personalizzata in caso di minori. Andranno rimossi gli annunci piazzati illegalmente qualora ne si venisse a conoscenza.
La pena, nel caso si andasse contro le norme previste dal Digital Service Act, è il 6% del fatturato annuale o direttamente il ban, in caso di recidività.
We are working hard on this
— Elon Musk (@elonmusk) August 25, 2023
A chi interessa principalmente il Digital Service Act?
Alcune aziende potrebbero sentirsi colpite dalla legge europea sui servizi digitali. Effettivamente, a riprova di un monopolio gestito da pochissimi, sono solo 19 aziende quelle davvero coinvolte dal Digital Service Act.
In testa ci sono Amazon, Zalando, Wikipedia, TikTok, AliExpress, l’AppleStore, il gruppo Meta. Zalando e Amazon hanno già fatto ricorso per il semplice fatto di trovarsi in questa lista. Buona partecipazione al programma, invece, da parte di X, ex Twitter, e TikTok.
Il Digital Service Act potrebbe, dunque, essere preso per un ulteriore strumento di super controllo e sono moltissimi gli scontenti a tal proposito. Solo il tempo dovrà dire quanto e come la sua applicazione gioverà a chi, di fatto, rappresenta la vera maggioranza dei cittadini europei: gli utenti.