Il volume pubblicato da Giunti ripropone due celebri storie disneyane a fumetti ispirate alla Divina Commedia e vi aggiunge un inedito racconto illustrato
Per partecipare alle celebrazioni dell’anno dantesco, la Giunti Editore con la linea Disney Libri propone un volume di sicuro impatto: PaperDante, che contiene tre storie (una illustrata e due a fumetti) precedute da una breve introduzione corredata da bozzetti preparatori e dalle biografie di Augusto Macchetto, Giada Perissinotto e Andrea Cagol, che del racconto illustrato hanno realizzato rispettivamente il testo, le illustrazioni e i colori. Il volume è caratterizzato da una grafica elegante, che coniuga la simpatia e la tenerezza del giovanissimo protagonista con la dignità e l’importanza dell’Opera a cui è ispirato. Carta di qualità, buona grammatura, rilegatura robusta e stampa di copertina con effetti dorati: una confezione pregevole a un costo contenuto (12 euro).
La storia di PaperDante racconta di come un giorno, durante una scampagnata in famiglia, il giovanissimo Durante (che tutti chiamano Dante) si perda in una grotta finché non viene tratto in salvo da un’amica, Beatrice detta Bice, di cui è invaghito e che da quel momento adorerà anche di più. Si intuisce come questa piccola avventura a lieto fine possa diventare, quando Dante sarà cresciuto, lo spunto da cui deriverà la monumentale opera che ha posto le basi della letteratura italiana. Le illustrazioni di Giada Perissinotto, che ha realizzato anche l’immagine di copertina, si sposano magnificamente con i colori di un Andrea Cagol in stato di grazia e sono uno spettacolo per gli occhi, con prospettive ardite e cura del dettaglio. Meno efficace a nostro avviso il testo del racconto, che si dilunga in una premessa non troppo interessante (il gran caldo a Firenze, l’abitudine di Dante a nascondersi in giro per casa, la decisione di passare del tempo alla villa di Camerata) e in seguito indulge in elementi dei quali non si capisce esattamente la funzione finché non si arriva al finale, scoprendo una sorta di gioco di parole che non convince appieno. Sono gradevoli però la suddivisione in capitoletti, ciascuno dei quali preceduto da una breve anticipazione del suo contenuto (come fece ad esempio Collodi in Pinocchio), l’inserimento di terzine in rima, la prosa che in alcuni punti richiama la parlata toscana (“E si giocò a prendersi e a moscacieca”).

La scelta di raccontare una storia su Dante bambino
Quel che davvero attrae, nel racconto, è il protagonista: un ragazzino vivace ma non inutilmente scapestrato, affezionato allo zio Alighiero (che ha le fattezze di Paperone), grande sognatore e pieno di inventiva, abituato a raccontare storie che allietano le giornate dello zio e dei domestici. Sono il suo entusiasmo e il suo spirito di bambino, più della storia in quanto tale, a coinvolgere il lettore.
La tentazione di provare a immaginare un fatto, un episodio che possano averlo impressionato negli anni della sua giovinezza, per poi tornare anni dopo a galla, ispirandolo nella composizione della Divina Commedia, è stata irresistibile. L’incontro tra il giovane papero e il Sommo Poeta ci è sembrato come una luce in grado di aprire uno squarcio nelle giornate buie, una scintilla che ispiri il desiderio di conoscere. Il lume della candela sulla copertina rappresenta proprio quel varco di luce che Dante ha aperto al suo tempo.
Veronica Di Lisio, direttrice editoriale Disney Libri per Giunti Editore
Hanno un taglio decisamente più adulto le due storie a fumetti “L’Inferno di Topolino” (di Guido Martina e Angelo Bioletto, pubblicata per la prima volta nel 1949-50 su Topolino) e “L’Inferno di Paperino” (di Giulio Chierchini e Massimo Marconi, 1987). Soprattutto la prima delle due è ricordata come un capolavoro del fumetto italiano e disneyano, grazie all’inventiva di Guido Martina che per ogni vignetta aveva scritto terzine “dantesche” metricamente ineccepibili e ben collegate alle sequenze disegnate; notevole anche la presenza di tanti noti personaggi disneyani, da Dumbo alla strega di Biancaneve, da Paperino a Gambadilegno, che vivacizzano i gironi dell’Inferno visitati da Topolino e Pippo (quest’ultimo in veste di Virgilio). La storia di Paperino è invece realizzata come un modo per criticare la diffusa indifferenza delle persone ai problemi dell’inquinamento, cosicché all’Inferno finiscono coloro che usano l’auto per percorrere anche poche centinaia di metri, coloro che buttano i rifiuti dove capita e così via (qui il ruolo di Virgilio è affidato ad Archimede Pitagorico). Meno epica delle precedente e meno autorevole, ma giustamente inserita, per completezza, in un volume celebrativo di questo genere.
