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    Home»Film e Serie Tv»Daisy Jones & The Six, il rock devastato degli anni Settanta
    Film e Serie Tv

    Daisy Jones & The Six, il rock devastato degli anni Settanta

    Su Prime Video, la serie Daisy Jones & The Six si sta rivelando un successo mondiale. Tra note, canzoni e una reale pagina Instagram, si seguono le vicende di una band fittizia raccontata in un documentario vero.
    Lucrezia RovielloDi Lucrezia Roviello12 Marzo 2023Updated:13 Marzo 2023Nessun commento6 Minuti di lettura
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    Daisy Jones & The Six è una serie per tutte quelle persone che, vedendo un film, saltano dalla poltrona non appena sentono gli accordi di un brano che conoscono, magari proprio il loro preferito.

    Effettivamente non tutte le serie TV iniziano con un pezzo bomba come la mitologica Dancing Barefoot di Patti Smith. E la Patti Smith della situazione, quella della spasmodica ricerca di arte e affermazione descritta nelle pagine di Just Kids è una giovane Daisy Jones (Riley Keough), un po’ alla ricerca di se stessa, un po’ alla ricerca del suo posto nel mondo.

    daisy jones & the six

    Daisy, che a tratti ricorda un po’ anche Stevie Nicks e Florence Welch, si trova a condividere la sua arte con un gruppo di musicisti capitanati da un tanto carismatico, quanto devastato, Bille Dunne (Sam Claflin). La band in questione si chiama The Six. Una nota di merito va sicuramente all’utilizzo dei brani inediti della serie, che spesso fungono da fil rouge per la narrazione della storia.

    Daisy Jones & The Six: band vera o no?

    L’approccio a questa serie poteva avvenire in due modi: conoscendo il caso editoriale Daisy Jones & The Six (di Taylor Jenkins Reid, edito in Italia da Sperling & Kupfer)o lasciandosi contagiare dall’esperimento tentato da Prime Video.

    La serie TV rispecchia i canoni del mockumentary, una sorta di documentario finto che ricalca a volte parodiando i moduli stilistici e narrativi del documentario, rifacendosi volontariamente allo stile narrativo adottato dalla Reid per il romanzo, ovvero quello di un collage di interviste rilasciate dai componenti della band, un espediente che fa molto piglio e incoraggia la lettura.

    Prime Video ha colto nel segno aprendo un profilo Instagram in cui la serie viene promossa così come viene promosso il tour di una band. Non a caso, a riprova della riuscita dell’esperimento, prima che la serie uscisse, in molti hanno creduto che quella di Daisy Jones & The Six fosse una vera band. Prova a cercare su Google”Are Daisy Jones & The Six a real band?” o “Are Daisy Jones & The Six based on a real band?” e la magia ha inizio.

    Spoiler alert: i primi episodi di Daisy Jones & The Six.

    Come and Get It

    L’episodio inizia esattamente come un documentario: “Sa sa, prova prova” e una volta appurato che i microfoni funzionano, stacco di scena e via con filmati della band durante il concerto sold out del 4 ottobre 1977 al Soldier Field di Chicago, Illinois.

    Da qui, come nei veri documentari, seguono dei cartelli che spiegano che (i The Six) Erano una delle più grandi band del mondo in quel momento, appena premiati col disco multiplatino per l’album Aurora (a proposito, sul profilo Instagram compare il nastro dell’incisione del pezzo, idea geniale!), cui seguono altri filmati di una band che, da entusiasta dei propri successi, si trasforma in persone che si urlano contro, scazzottate varie e litigi furiosi. E poi, l’inizio di tutto, lo spoiler: Quella fu la loro ultima esibizione.

    Boom, già ci ritroviamo nell’occhio del ciclone. Il primo episodio della serie serve, come vale per tutti i pilot, per introdurre i vari personaggi e lo fa aprendo le danze con la piccola Daisy che, chiusa in camera sua e con le cuffie in testa, canta a squarciagola durante un party famigliare. Il sogno finisce quando la madre, con l’inevitabile bicchiere colmo di alcol in mano, piomba nella cameretta per dirle che nessuno vuole sentire la sua voce.

    daisy jones & the six child

    Al contrario, la voce che tutti vogliono sentire è quella di Billy, carismatico fratello di Graham Dunne (Will Harrison) che insieme agli amici Warren (Sebastian Chacon), Chuck Loving (Jack Romano) e Eddie (Josh Whitehouse) fondano un’entusiasta band in cerca di ingaggi nella città di Pittsburgh.

    Tra le varie vicende che fanno scoprire i background di quelli che saranno i due protagonisti della storia: al passato burrascoso dei Dunne, l’incontro di Billy con Camila (Camila Morrone) e al violento ingresso nell’adolescenza di Daisy si aggiungeranno le avventure travagliate della band, i Dunne Brothers, che partiranno da Pittsburgh con con l’abbandono di uno dei componenti e la ricerca del sostituto (Karen Sirko, interpretata da Suki Waterhouse)e arriveranno in California su un furgoncino sgangherato.

    I’ll Take You There

    Approdati a Los Angeles, i Dunne Brothers vanno a vivere all’interno di una casa dalla struttura un po’ pericolante, in cui un’anziana signora è morta una settimana prima. Nel frattempo, la giovane Daisy incontra il produttore, Teddy Price, il Quincy Jones della storia fittizia che viene narrata, ma che assomiglia tanto alla realtà.

    I had absolutely no interest in being somebody else’s muse.
    I am not a muse.I am the somebody

    Daisy Jones

    Ignara della fama dell’uomo che la invita a riflettere sulla composizione di un album, Daisy, musa di nessuno – bellissima la scena in cui lo urla in faccia al primo tizio che la vorrebbe per sé per questo scopo, un applauso a scena aperta – rifiuta ingenuamente la proposta e va avanti, incontrando la cantante Simone Jackson (Nabiyah Be), spirito libero come lei ma ben consapevole della dura vita dell’artista.

    Daisy Jones & The Six, il rock devastato degli anni Settanta

    E mentre il destino di Daisy comincia a prendere forma grazie alla sua nuova amica, Billy viene risucchiato in due vortici: la vita con Camila, da cui aspetterà un figlio, e la volontà del gruppo di cambiare il nome, che da Dunne Brothers diventerà i The Six.

    L’incontro tra i giovani e Teddy Price darà via alla realizzazione del primo album e il tour del gruppo, croce e delizia per Billy che, preso dalla disperazione e dalla paura di non essere all’altezza della paternità (in assenza di suo padre fedifrago, tra le altre cose) si lascia andare tra sesso, droga e (scarso) rock n’roll.

    Someone Saved My Life Tonight

    Il titolo della canzone che dà origine a quello dell’episodio 3 di Daisy Jones & The Six è, per puro caso sicuramente, quello del brano principale di un romanzo che ha come protagonista uno scrittore con un matrimonio fallito, in preda alle crisi dettate dalla sua fama e dallo smodato uso di droghe: Lunar Park di Bret Easton Ellis.

    Simile a lui è Billy Dunne che, finito in rehab la notte in cui è venuta al mondo sua figlia e tornato nel mondo delle star del rock, decide di sana pianta di abbandonare il gruppo, originando lo stupore degli altri componenti che, nel frattempo, cercano di riemergere da un tour disastrato.

    Le cose cambiano quando Teddy Price decide di dare una seconda chance alla band, affiancandole proprio lei: Daisy Jones.

    Daisy Jones & The Six prime video serie tv
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    Lucrezia Roviello

    Classe 1994, Lucrezia è laureata in Editoria e Scrittura. Spinta dalla passione per il cinema e il teatro, spesso si cimenta nel leggere tutto ciò che si trova “dietro le quinte” di questi mondi: non giudicatela in caso dovesse rivelarvi la scena tagliata di un film di cui ha letto la sceneggiatura. Ama conversare al punto di fare un uso smodato – ma è pronta a specificare “non molesto” – delle parole in un piccolo studio radiofonico.

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