Dagon è il quarto e ultimo appuntamento della maratona Halloween di Other Souls. Continuiamo sul filone della letteratura horror con questo secondo omaggio a Lovecraft. Godetevi la notte del 31 ottobre e terrorizzatevi alla perfezione leggendo questo piccolo racconto!
Dèi e divinità nell’universo narrativo di Lovecraft: il dio Dagon
Quando si parla di Lovecraft si pensa subito, e buona ragione, al Richiamo di Cthulhu e al suo insieme di storie che ne hanno costituito i miti e i cicli. Le divinità lovecraftiane sono, però, molto varie e numerose. Generalmente accettata, la suddivisione più nota è quella che vede due gruppi distinti. Il primo è quello dei Grandi Antichi, semidei giunti sulla Terra in epoche remotissime dal cosmo profondo, dei quali Cthulhu è il principale, nonché gran sacerdote. Il secondo, invece, è quello degli Dèi Esterni, altre divinità inter e pluri-dimensionali, la cui supremazia è riconosciuta persino dai Grandi Antichi.
Oltre a questa progenie di mostri cosmici dalle fattezze orrende, quasi sempre pisciformi o tentacolari, sarà di curioso interesse sapere che Dagon, uno degli dèi inseriti nel pantheon lovecraftiano, è in realtà una divinità presente addirittura nella Bibbia ebraica, nonché cristiana. Dagon è un dio semitico-cananaico, spesso raffigurato come nascente dalla spiga di grano, perciò propiziatore della fertilità, o in alternativa come essere con la testa di uomo e il corpo di pesce –come non ricordare le sirene? A quest’ultima raffigurazione giunge anche Lovercraft, che dal mito ricava materiale per la costruzione del racconto intitolato Dagon.
Perturbante e repellente: un mix orrorifico che deflagra la lettura
Inutile dire che in questo racconto – uno dei primi pubblicati del giovane Lovecraft, fra l’altro – la penna dell’autore si carica di una capacità descrittiva che a tratti è sconvolgente, anche solo per l’accostamento di certi termini in alcune metafore o in alcune similitudini.
L’effetto che ne riesce è quello di un generale senso di disagio, provocato e causato per la maggior parte dallo spaesamento che vive il protagonista. Insieme al senso di spaesamento, il testo induce in chi legge una sensazione – quasi tattile – di repellente che sembra affiorare dalla pagina, come se tutto fosse reale, vivo e… marcescente.
Concedendo un piccolo spoiler, un paio di punti sono quelli di massimo interesse: la landa che affiora nell’oceano ricoperta di pesci putrefatti e l’apparizione del dio pisciforme che dà il titolo al racconto.
Il racconto del/nel racconto
Anche in questo racconto, la storia è narrata al passato dallo stesso protagonista. Il tempo è il presente, la forma del diario. Ritorna quella marca particolarissima di Lovecraft, ossia quel suo modo di aggirare l’oggetto orrorifico, raccontandone però i tratti periferici, gli effetti, le onde di propagazione. L’autore del diario, che coincide con il protagonista, e che quindi racconta se stesso, non ha bisogno di descrivere “ciò che ha visto”. Ogni forma di puntualizzazione delle visioni mostruose occorse al protagonista del racconto non sono quasi mai snocciolate del tutto, ma piuttosto lasciate alla vaghezza e alla sospensione del testo.
Il racconto del/nel racconto diventa perciò un potentissimo arsenale di ellissi e di reticenze che – là dove sono impiegate – rinforzano, per effetto sottrattivo, le possibilità dell’immaginazione del lettore finale.
Dagon è un racconto che fa accapponare la pelle, perché pur nel tentativo del protagonista di auto-convincersi dell’esistenza di “quei mostri”, proprio a causa della sua reticenza, carica quelle figure orrende e indefinite di un senso ancora maggiore di orrorifico e disturbante, andando a impattare sulle emozioni del lettore reale.
Che dire, se vuoi far colpo la notte del 31 ottobre, il suggerimento è quello di scegliere un bel costume da Dio-Pesce dalle origini cananaiche. Non resta che augurarti buon Halloween!