Nel libro di Amal El-Mohtar e Max Gladstone, due crono-guerriere si sfidano tramite messaggi che si trasformano, poco alla volta, in “corrispondenza d’amorosi sensi”
C’è ancora posto, nella narrativa contemporanea, per il romanzo epistolare?
Poco, ma c’è. È un tipo di narrativa che siamo abituati a collegare a epoche passate, ricordando esempi come I dolori del giovane Werther di Goethe, o il suo epigono Ultime lettere di Jacopo Ortis di Foscolo, ma a ben guardare ci sono esempi importanti anche più vicino a noi, fra cui uno dei più riusciti è Il colore viola di Alice Walker, senza contare esperimenti cerebrali ma divertenti come La Nave di Teseo di J.J. Abrams. Il senso di intimità e confidenza che più o meno consciamente leghiamo al concetto stesso di lettera suggerirebbe che il romanzo epistolare sia particolarmente adatto alle storie d’amore; in realtà, è stato usato nell’ambito di temi e generi molto variati.
Così si perde la guerra del tempo, di Amal El-Mohtar e Max Gladstone, ne è un esempio brillante: coniuga il genere della fantascienza con una storia d’amore fra due donne, che in un primo momento si scambiano messaggi di sfida in quanto militari al soldo di due eserciti diversi, ma poi rimangono sentimentalmente coinvolte l’una con l’altra. “Corrispondenza d’amorosi sensi”, la chiamava Foscolo, parole appropriate per descrivere la nascita e l’evolversi di una passione amorosa sbocciata nel più anomalo dei modi e nel più improbabile dei contesti, e scritta con uno stile ricercato, dietro a cui si intravede parecchio lavoro.
Una storia d’amore F/F sullo sfondo di una guerra temporale
Blu e Rossa, questi i nomi in codice, appartengono rispettivamente al Giardino e all’Agenzia, le due fazioni in guerra fra di loro, una ipertecnologica, l’altra legata al mondo della natura. Il conflitto si gioca fra le pieghe della storia, saltando in varie epoche temporali, ad esempio l’antica Grecia o la Londra vittoriana, perché ogni mossa compiuta in una di queste epoche può determinare l’esito della guerra futura. E fra un balzo temporale e l’altro, Blu e Rossa inventano i modi più disparati per comunicare fra di loro, mentre la Storia del mondo, all’interno della quale si svolge la loro storia, viene raccontata in dei “capitoli intermezzo”.
Non è sempre facile orientarsi, il worldbuilding fantascientifico emerge solo a sprazzi e non tutto è chiaro, ma la sensazione predominante è che tutto sommato questo aspetto non sia ritenuto troppo importante degli autori (che peraltro di fantascienza ne capiscono e ne hanno scritta parecchia). Forse, addirittura, il senso di confusione relativo alla guerra, alle fazioni in gioco e al suo esito è voluto, perché il Tema portante del romanzo sembra decisamente un altro: e cioè il modo in cui le circostanze intorno a noi condizionano la nostra esistenza e ci rendono quello che siamo, anche se vorremmo che le cose stessero diversamente. Non tutte le coppie delle love story contrastate finiscono in tragedia come Romeo e Giulietta, non tutte raggiungono il lieto fine come Isabeau e Navvarre in Ladyhawke… le più realistiche possono solo giocare la partita al meglio delle loro possibilità, con le carte che il destino ha messo loro in mano. Proprio come Rossa e Blu.