Il primo tra i consigli per scoprire questo principio base della scrittura moderna si inizia dalla traduzione: mostra, non raccontare. Il segreto per scrivere un buon romanzo sta tutto qui? No, ma padroneggiare questa tecnica aiuta a rendere la scrittura interessante.
La logica che fonda lo Show, don’t tell
Come in un film i personaggi interagiscono e compiono azioni, secondo lo show don’t tell anche il lettore dovrebbe leggere di personaggi attivi. Il personaggio si muove, parla, agisce: tutto mirato allo scopo di portare avanti la trama.
Perché è così importante mostrare e non descrivere? Per il fatto che, se lo scrittore drammatizza la scena, il lettore si sente coinvolto e mantiene quella sospensione dell’incredulità che tanto è necessaria perché dia fiducia alla storia e ai suoi protagonisti.
«Non dire che la vecchia signora gridò. Mandala in scena e lasciala urlare».
(Mark Twain)
Scrittura moderna, consigli: quali sono i vantaggi dello show don’t tell?
L’azione è una grandissima alleata degli autori: è perfetta per rompere i cliché, seminare gli indizi giusti e dare valore a una specifica caratteristica di un personaggio o luogo in base alle esigenze della trama.
Inoltre, permette allo scrittore di mimetizzare al massimo la sua voce, creando una coerenza intrinseca nella storia e senza far intendere al lettore che le vicende siano filtrate dalla sua ottica.
Senza l’ingombrante presenza dell’autore-raccontatore, il fruitore è libero di immergersi del tutto nella storia e interpretare il non-detto come meglio crede.
Non va mai sottovalutata, infatti, la fantasia del lettore. Se non c’è alcun margine di rielaborazione – l’unico processo creativo attivo che gli è concesso quando si gode un romanzo – egli non si immedesimerà nel protagonista, per cui il libro non gli piacerà fino in fondo. Quindi è improbabile che compri un secondo romanzo di un autore che non lo ha convinto in precedenza.
Come mettere in pratica lo show don’t tell: i cinque sensi
Si parte sempre dalla regola più semplice per acquisire una nuova competenza. Per imparare a drammatizzare una scena, nella scrittura moderna tra i consigli c’è quello di cominciare dall’esperienza: come si conosce il mondo? Attraverso i cinque sensi.
Sembra banale, lo ribadiscono anche gli studenti dei corsi di scrittura creativa, quasi delusi da un consiglio così.
Tuttavia questa è uno dei primissimi consigli spiegati e ha un fondamento davvero utile. Far sì che un personaggio veda un particolare, percepisca un certo miasma, tocchi un oggetto, senta una voce o assapori una prelibatezza muove l’immaginazione del lettore che vede nella sua mente la scena suggerita e la fa propria. Lo scrittore gli permette di riconoscere quella stessa situazione nel proprio vissuto.
Chiunque associa un profumo a una persona o un luogo: perché non dovrebbe averlo anche il personaggio principale? Con poche pennellate, il lucchetto dell’immedesimazione si apre e il lettore è catturato dalla storia e la vive come se fosse reale, anche se ambientata in un altro universo, in un altro tempo o popolata di elfi e maghe.

Far vivere i personaggi nella scrittura moderna
Scrivere “Luca è simpatico” viene automatico a chiunque: è semplice, immediato e funzionale, ma non è narrativa. Trasformare quella caratteristica in un’azione che identifichi il personaggio, invece comporta uno sforzo creativo.
Lo scrittore deve immaginare il personaggio in tutte le sue sfaccettature, come si muove, parla, agisce; il carattere, il passato e il presente; i pregi e i difetti. Solo così saprà mostrare come il protagonista viva la propria parte nella trama, distillare dialoghi perfetti e creare la malìa che trattiene il lettore in quel luogo incantato che si crea nell’intersezione della fantasia di chi scrive e di chi legge.
Mostrare un’azione, farla immaginare mette il lettore di fronte alla realtà. Vedere una donna che affoga o leggerne la notizia su un quotidiano non ha lo stesso effetto.
Quanto si deve mostrare, secondo la tecnica dello show don’t tell?
Gli allievi dei corsi, galvanizzati dalle infinite possibilità di questa tecnica, rispondono convinti: tutto! In realtà non è così.
Essa dà il meglio di sé per gli autori che imparano a essere concisi. Solo l’essenziale che porta la trama da un’azione all’altra fino alla conclusione.
«Se me lo racconti è un saggio. Se me lo mostri è una storia».
(Barbara Green)
Anche la scrittura deve essere precisa, ben calibrata. Lo show don’t tell richiede l’uso di termini puntuali, volti a creare l’immagine giusta. Niente approssimazione, parole inutili, termini aulici; niente aggettivi e avverbi che precisano i concetti: l’italiano ha di certo il vocabolo che esprime la giusta sfumatura che serve al testo.
Questo lavoro sulle parole è necessario, perché qualsiasi intoppo può distrarre il lettore e frantumare la bolla di immedesimazione in cui si è rifugiato con il suo libro. Allungare il testo senza motivo o renderlo fumoso sono due peccati imperdonabili e fanno dubitare del valore dello scrittore.
Sono da evitare i mitigators: ‘quasi’, ‘piuttosto’, ‘abbastanza’, ecc. Mai qualcosa che sappia di pressappoco, ci dice la tecnica.

Ci sono eccezioni alla regola?
Non tutti i lettori sono uguali, alcuni rifuggono dall’immersione, sono a disagio nella troppa azione. Tuttavia, il troppo stanca anche chi vive di emozioni totalizzanti: per questo è sempre bene calibrare le scene di un romanzo con una buona programmazione narrativa.
Per alternare le azioni, molti autori usano i sommari, brevi racconti non drammatizzati che hanno l’unico scopo di trasportare il lettore da un’azione all’altra, senza salti logici.
Anche le descrizioni vanno bandite del tutto? Certo che no.
Una buona descrizione, un passaggio ricco di suggestioni evocative sono utili quanto l’azione. Variano il ritmo e danno dinamicità al testo, servono per disseminare riferimenti e punti fermi che l’autore può andare a riagganciare quando servono.
Come in ogni settore, il bilanciamento delle tecniche paga sempre.
«Non dirmi che la luna splende; mostrami il riflesso sul vetro infranto».
(Anton Čechov)