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    Cosa sono gli NFT e cosa c’entrano con l’editoria?

    Redazione Other SoulsDi Redazione Other Souls20 Marzo 2022Nessun commento5 Minuti di lettura
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    Cosa sono gli NFT? Ultimamente potreste averne sentito parlare circa il mondo dell’arte. A marzo 2021 la casa d’aste Christie’s ha venduto un NFT per circa 70 milioni di dollari. L’opera d’arte consiste in un collage di 5000 imagini JPEG, create dall’artista digitale Beeple (nome d’arte di Mark Winklemann). Il quale prima di allora non aveva mai venduto qualcosa a più di 100 dollari. Ma gli NFT toccano i più svariati ambiti, dalla moda allo sport, dai videogiochi all’editoria.

    Cosa sono gli NFT e come vengono usati

    Partiamo dal nome. NFT sta per Non Fungible Token. In italiano lo si potrebbe tradurre con Gettone Non Fungibile. Cosa vuol dire fungibile? La fungibilità è la proprietà quei beni o prodotti per cui ogni loro entità individuale è indistinguibile dalle altre ed è intercambiabile con esse. Per esempio, una banconota da 5 euro è fungibile, nel senso che può essere sostituita con un’altra banconota da 5 euro. La Gioconda, invece, non è fungibile, perché è unica al mondo. Sì, di essa esistono delle copie, ma in quanto tali non possiedono né la sua unicità né la sua originalità, né il suo valore.

    Gli NFT sono certificati di autenticità digitale. Non si applicano a entità fisiche. Quindi possono essere un po’ di tutto: foto, video, audio, immagini o altro. La garanzia di autenticità degli NFT si basa sulla cosidetta blockchain o “catena di blocchi“. Questa è nient’altro che un registro digitale, i cui dati non possono essere modificati. Quando una persona acquista un NFT i dati di quel particolare NFT e della sua transizione vengono inseriti nella blockchain e lì restano, immutabili. La blockchain viene aggiornata ogni volta che ha luogo una nuova operazione.

    Il motivo per cui questa certificazione è controversa e difficile da capire

    In pratica, gli NFT garantiscono solo il possesso di una particolare copia (o manifestazione) di un’entità digitale. Di per sé, quest’ultima resta fruibile e riproducibile da chiunque, sempre. Inoltre, il copyright dell’autore non viene intaccato. Questo è uno dei punti più controversi degli NFT. Infatti, perché acquistare qualcosa di cui gli altri possono fruire in ogni caso? La risposta cambia a seconda di come si vede la questione. Per alcuni, gli NFT sono importanti, perché introducono l’idea di proprietà all’interno del mondo virtuale. E così possono aiutare a valorizzare opere e contenuti digitali. Per altri, invecen gli NFT sono inutili, perché con essi non si acquista qualcosa di davvero esclusivo. Semmai, si ottiene il diritto di vantarsi. Di possedere un’opera digitale autentica, che però resta liberamente fruibile da chicchessia, che può essere riprodotta, e i cui diritti di sfruttamento restano al suo creatore. Insomma, un vantarsi che lascia un po’ il tempo che trova.

    Per il momento, il settore che ha tratto maggiore beneficio dagli NFT è quello dell’arte digitale. Prima non esistevano modelli sicuri per certificare oltre ogni dubbio la proprietà delle opere d’arte digitali. Anche perché queste non possiedono una forma fisica. Grazie agli NFT, ogni opera d’arte digitale ottiene un codice identificativo unico, che permette di venderle e acquistarle. Inoltre, ogni volta che un NFT viene rivenduto, una percentuale va all’artista che lo ha creato. Quindi si aprono due porte di guadagno. Una è quella della prima vendita, la seconda è l’insieme di tutte le vendite successive o “cambi di mano”.

    Cosa sono gli NFT e come vengono usati in editoria

    Gli NFT hanno già trovato alcune applicazioni in ambito editoriale. Per esempio, sono stati usati per vendere copie digitali speciali di alcune testate giornalistiche. Erano copie con copertine da collezione, prodotte in pochi esemplari. Essendo rare e certificate, avevano un valore elevato, anche se prive di una manifestazione fisica.

    La stessa cosa si può fare con i libri. Un editore può creare un poche copie di un e-book, da vendere a prezzi alti. Magari un’edizione con un saggio introduttivo fatta ad hoc, oppure, di nuovo, con una copertina particolare. Ad ognuno di essi si associa un NFT, così che ogni singola copia, benché digitale, resti unica. Questa operazione può anche dar luogo a un mercato dell’usato digitale.

    Si potrebbe persino andare nella direzione di contenuti personalizzati, integrando gli NFT in tattiche di book-marketing. Per esempio, un poeta potrebbe promuovere una propria raccolta e-book di poesie in questo modo. Aggiungere all’inizio di ogni copia dell’e-book una poesia scritta ad hoc per il lettore di turno, su di un argomento concordato in precedenza, in privato. Ogni e-book verrebbe abbinato ad un NFT diverso, così da garantire l’unicità di quella copia, la sola ad avere quella particolare poesia.

    In teoria, poi, attraverso gli NFT si potrebbero vendere anche cose molto meno convenzionali. Per esempio, il diritto di fare colazione con l’autore. Oppure di visitare lo studio dell’artista. È raro che le nuove tecnologie digitali restino strettamente fedeli ai loro propositi iniziali.
    Infatti già adesso gli NFT shanno dato inizio a speculazioni e truffe di vario genere. Non sorprenderebbe se in futuro si sviluppassero in modo imprevedibile.

    Ecco alcuni consigli di libri per approfondire l’argomento:

    Arte blockchain book-marketing criptovaluta e-book editoria NFT
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