Cosa serve per scrivere un libro? I più romantici risponderanno che è sufficiente una storia e dell’ispirazione; qualcuno aggiungerà che serve del talento e ci sarà anche chi dirà che in realtà le uniche cose che servono per sono la determinazione e la costanza.
Sebbene nessuna di queste risposte sia sbagliata, oggi vi vogliamo fare un discorso molto più volgarmente materiale: ecco perché in questo articolo vi suggeriamo cosa regalare a chi scrive un libro!
Cosa regalare a chi scrive un libro?
1. Una rubrica per le idee
L’ispirazione può cogliere nei momenti più disparati: sull’autobus, nel mezzo di una corsa, a casa di un amico, persino durante un esame oppure mentre siete in bagno. Per questo è bene avere sempre con sé carta e penna per segnare le proprie idee prima che fuggano via. No, non importa che abbiate una buona memoria: le idee sono sfuggenti e dispettose e, se non le intrappolerete subito in qualche appunto disordinato, rischiate di perderle per sempre.
Personalmente, a un’agenda o un taccuino preferisco usare una rubrica; quindi vi consiglio di regalare questa a chi sta scrivendo un libro o ha intenzione di farlo: ritrovare quella nota che avete scritto appena svegli e con ancora un po’ di bavetta all’angolo della bocca sarà molto più facile, se l’avrete segnata sotto la lettera giusta!
2. Il ritratto commissionato a un artista di un suo personaggio
Non di rado a un grande talento letterario corrisponde una altrettanto grande incapacità di tenere tra le dita una matita. Siamo sinceri: raramente gli autori sanno disegnare molto bene, e questo rischia di diventare un motivo di grande frustrazione nell’inevitabile tentativo di dare un volto ai propri personaggi.
Regalare il ritratto di un personaggio a uno scrittore è un’idea originale e carina che sicuramente lo sorprenderà e lo emozionerà. Farlo è più semplice di quel che credete: grazie a internet e ad alcuni siti – come per esempio fiverr – potrete contattare il vostro artista preferito e, descrivendogli il personaggio, ottenere un suo ritratto.
3. Una nuova tastiera
La tastiera è lo strumento attraverso il quale lo scrittore mette in pratica la propria arte: per questo, regalare una tastiera è sempre una buona idea.
Ce ne sono di tutti i tipi, prezzi e colori: ne troverete di pastello, retro-illuminate, meccaniche, rosa e viola, bluetooth e vintage. Tra tutte le opzioni disponibili, riuscirete sicuramente a trovare quella più adatta al vostro scrittore e alle vostre tasche!
4. Un viaggio nel luogo dov’è ambientato il suo libro
Il libro che il vostro scrittore sta scrivendo è ambientato in una città reale? Cosa c’è di meglio, allora, che regalargli un viaggio che lo conduca proprio lì?
Che si tratti di un solo weekend o di una settimana, di un gita appena fuori casa o di un viaggio oltreoceano, certamente è un regalo consistente, inaspettato e che non potrà che ottenere una reazione positiva. E poi, nonostante gli scrittori siano tendenzialmente figure solitarie, se siete disposti a sentirlo ciarlare riguardo quel capitolo o quel personaggio per tutto il viaggio, potreste anche accompagnarlo!
5. Cosa regalare a chi scrive un libro? Un libro!
Il nostro ultimo consiglio è, probabilmente, anche quello più semplice: vi suggeriamo, infatti, di regalare al vostro scrittore un libro. Non si tratta però di un libro qualunque, ma di una storia bizzarra che parla – oltre che di mostriciattoli, funghi allucinogeni e orsi pompieri – di scrittura: “Ensel e Krete: una storia di Zamonia”, di Walter Moers.
Il libro, che a un primo sguardo potrebbe sembrare semplicemente una storia per bambini, in realtà contiene le riflessioni di un dinosauro-scrittore molto particolare, un po’ pigro e anche crudele di nome Ildefonso de Sventramitis. Per farvi capire meglio di cosa stiamo parlando e del motivo per cui questo strano romanzo è inserito qui, vi lasciamo con “Le sette virtù fondamentali del poeta”, contenute nel libro.
1 – La paura
La paura è, assieme a quella di gravità, la maggior forza motrice dell’universo. La forza di gravità mette in movimento gli oggetti inerti, la paura gli esseri viventi. Soltanto chi ha paura è capace di grandi cose, chi non ha paura non avverte stimoli e sollecitazioni e si abbruttisce nell’ozio.
2 – Il coraggio
Anche se sembra contraddire la prima virtù fondamentale, serve coraggio per superare la paura. Coraggio, innanzi tutto, per affrontare e superare i pericoli nascosti nell’impresa letteraria e cioè: il blocco mentale che inibisce la scrittura, i lettori insensibili, gli editori tirchi, i critici astiosi, le vendite scarse, il mancanto conferimento di premi letterari, ecc.
3 – La forza d’immaginazione
Molti scrittori zamonici se la cavano anche senza questa virtù, e li si riconosce dal fatto che si scrivono addosso e/o copiano l’attualità. Ma non si può dire che scrivano davvero: sono soltanto registratori, noiosi annotatori di se stessi e delle loro quotidiane banalità.
4 – L’unza
A ben considerare, non è una vera virtù, piuttosto un fluido misterioso che avvolge ogni valido scrittore come un’aura. Nessuno la può vedere, però il poeta l’avverte. Unza è l’energia che consente di scrivere per tutta una notte come in preda a una febbre o a una furia, di limare per giorni e giorni la stessa frase a caccia della suprema perfezione, di superare indenni il giudizio del consulente editoriale che si è dovuto leggere un polpettone di tremila pagine. Unza è la sintesi dei demoni invisibili che ballano attorno all’autore e lo inchiodano alla scrivania. Unza è fuoco ed ebbrezza. (Per farsi un’idea degli scrittori senz’unza, vedere il punto 3).
5 – Il dubbio
Il dubbio è l’humus, la torba, il concime della letteratura. È indispensabile saper dubitare di ciò che si sta facendo, dei colleghi, della propria intelligenza, del mondo, dell’attività letteraria, di tutto. Me lo sono imposto come regola: dubitare di qualcosa, ogni giorno, per almeno cinque minuti, e fosse pure dell’abilità culinaria della mia governante. Le implicite, quasi sempre clamorose e fragorose lamentazioni, il levar delle mani al cielo e le salite del sangue alla testa contribuiscono, fra l’altro, a quel movimento fisico al quale la vita sedentaria dello scrittore non lascia lo spazio e il tempo che occorrerebbero.
6 – La falsità
Ma sì, diciamo pure le cose come stanno: ogni esempio di buona letteratura è una menzogna. La differenza fra la scrittura nobile e il banale imbrattar di carte è questa: la buona letteratura mente bene, la letteratura scadente mente male. Però gli uni e gli altri, lo scrittore valido e lo scrittore scadente, sono bugiardi. Il solo intento di voler tradurre in parole la realtà è una bugia.
7 – La sregolatezza
Sissignori, il vero poeta non ubbidisce a nessuna legge, neanche a quelle della natura. Libera da ogni impaccio deve essere la sua scrittura, affinché la poesia possa volare. Il vero poeta ride delle norme sociali, specialmente di quelle che vorrebbero imporgli la buona educazione e la costumatezza. Il vero poeta non deve inoltre mai piegarsi alle leggi morali, e di conseguenza deve poter saccheggiare fin che gli pare le opere dei suoi predecessori: tutti del resto – se ci pensate bene – ci nutriamo di cadaveri.
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