Il Fourth World (Quarto Mondo) creato per la DC da Jack Kirby fu un esperimento visionario e anche un flop, di cui i New Gods sono l’emblema per eccellenza
Chi ha creato i supereroi più importanti dell’universo Marvel? «Stan Lee!», risponderà ogni recente appassionato della Casa Delle Idee. Beh, non solo lui, in realtà: molti sono stati creati da Stan Lee e Jack Kirby. A quest’ultimo, però, sono sempre stati tributati onori minori dal punto di vista narrativo, mentre la sua statura come disegnatore non è mai stata messa in dubbio. Pare sia stata la difficoltà a farsi accreditare come co-creatore a tutti gli effetti di vari personaggi a mettere Kirby nella disposizione d’animo, nel 1970, di lasciare la Marvel e passare all’eterna rivale: la DC Comics.
Accolto alla DC con il tappeto rosso, Kirby prende impegni precisi: gli viene affidata la completa gestione creativa, per testi e disegni, di ben quattro testate. Tre nuove, di sua invenzione, più una già esistente che gli faccia da “ponte” con le altre. Kirby sceglie una di quelle meno importanti, per la quale non dovesse pestare i piedi a nessuno: Superman’s Pal Jimmy Olsen, dedicata al giovane fotografo amico di Clark Kent (una di quelle serie un po’ assurde, un po’ camp, che potevano esistere giusto negli anni Settanta); e crea un intero nuovo universo narrativo, il Quarto Mondo, per dipanarlo su quelle pagine e su quelle dei tre nuovi titoli, ovvero Mister Miracle, Forever People e l’incredibile New Gods.
Un’epica contemporanea ambientata nello spazio
A Kirby interessa creare una nuova mitologia: amplificare la grandeur che aveva già riversato in ambientazioni spettacolari come quelle dei Fantastic Four o di The Mighty Thor, con galassie iridescenti, pianeti lontani, città sospese nel vuoto, creature gigantesche racchiuse in armature variopinte. Quando il 12 febbraio 1971 esce il primo numero di New Gods, i lettori si trovano davanti a un Kirby visionario e roboante come non mai, che mette in scena due interi pianeti (New Genesis e Apokolips, l’uno regno di pace e benessere, l’altro un incubo distopico governato dal crudele Darkseid) popolati da dinastie di guerrieri alieni che vivono finalmente in pace dopo un conflitto interminabile. Ma la tregua fra New Genesis e Apokolips prevede che due bambini, ciascuno della stirpe regnante del proprio pianeta, siano scambiati e crescano lontano da casa propria, ostaggi di lusso in nome di una pace fragile.
Orion, il più potente e il protagonista principale fra i New Gods, racchiude così in sé la furia distruttiva ereditata dal padre Darkseid (del quale ha anche le orride fattezze, dissimulate da un artefatto tecnologico) e la nobiltà d’animo acquisita grazie alla sua educazione su New Genesis. Questa doppia anima lo caratterizza lungo lo svolgersi delle vicende, e come lui numerosi altri personaggi sgorgano dall’immaginazione di Kirby e compongono un variegato cosmo supereroico, tra viaggi spaziali a bordo di astrusi veicoli e guerre interplanetarie che distruggono città intere.
Esitazioni creative e interferenze dall’alto
Purtroppo il Fourth World di Jack Kirby, a dispetto della sua estetica originale, quasi psichedelica, ha vita breve: le testate vengono chiuse nell’arco di pochi anni, i personaggi restano come parte dell’universo DC e vengono spesso utilizzati su altre serie. Questo avviene in parte perché la dirigenza della DC finisce per interferire con le scelte narrative di Kirby, impedendogli ad esempio di mettere in scena l’ultima sfida, mortale per entrambi, fra Orion e Darkseid, o chiedendogli di velocizzare il ritmo degli eventi che invece, nelle sue intenzioni, dovevano avanzare con lentezza e solennità. Inoltre, mentre come soggettista Kirby era un vulcano di idee, dal punto di vista delle sceneggiature e dei dialoghi non aveva, in effetti, la scioltezza di uno Stan Lee. Le vendite non raggiunsero i livelli che il nome di Jack Kirby in copertina aveva fatto immaginare, e l’intero progetto venne considerato troppo complicato, inadatto al pubblico di allora (ma oggi, grazie a un attento recupero degli albi originali, lo si può leggere nella sua interezza raccolto in un volume unico, edito in Italia da Panini Comics).
Dei New Gods restano la creazione di tantissimi personaggi poi divenuti fondamentali per la DC; le tavole di Kirby, ipercinetiche e caleidoscopiche come non mai; il ricordo di un esperimento ambizioso in cui una storia di ampio respiro si dipanava su quattro testate diverse, anticipando così i cross-over che, dagli anni Ottanta in poi, avrebbero fatto furore nei comics di supereroi, di qualunque casa editrice. Se veramente, notizia diffusa ormai da tempo, la regista Ava DuVernay riuscirà a portare i New Gods sul grande schermo, sarà forse, e finalmente, il momento per il genio visionario di Jack Kirby di avere il riconoscimento che, nei primi anni Settanta, gli fu negato.