Dalla Francia al Giappone, dall’Italia agli USA, sono decine i fumetti dedicati all’Olocausto: li ha raccolti la mostra “Lacrime, lupi e tragici topi”
Il primo fumetto della storia che ha osato raccontare il non-raccontabile? Si intitola La Bête est morte e venne realizzato (e distribuito) clandestinamente nel 1944 da un trio di autori francesi, François Calvo, Victor Dancette e Jacques Zimmermann. Si tratta di un albo illustrato, corredato da didascalie come in certi fumetti per ragazzi del primo Novecento, che mette in scena animali antropomorfi di ispirazione disneyana ma rappresenta senza sconti eventi come fucilazioni di prigionieri civili, impiccagioni pubbliche, deportazioni tramite convogli ferroviari, separazioni di bambini dalle madri – anzi, di cuccioli dalle madri.
L’uso di animali antropomorfi, per la sua carica simbolica, verrà poi scelto anche da Art Spiegelman, autore del celeberrimo fumetto Maus, per raccontare la storia di suo padre deportato ad Auschwitz. Ma se Maus è la più famosa, e La Bête est morte è stata la prima, sono numerose le opere a fumetti che hanno affrontato il tema del nazismo e dell’Olocausto. La mostra Lacrime, lupi e tragici topi. I fumetti che hanno raccontato la Shoà, a cura degli studiosi Paolo Guiducci e Davide Barzi, che l’hanno allestita per la prima volta nel 2006 e poi tenuta in costante aggiornamento, ne raccoglie a decine.
La Shoah raccontata dai fumetti: una panoramica
Ci sono le grandi biografie a fumetti: ad esempio due opere italianissime come Massimiliano Kolbe di Claudio Nizzi e Ferdinando Tacconi, e Anna Frank di Mino Milani e Attilio Micheluzzi; e poi il francese Au Nom de tous les miens di Patrick Cothias e Paul Gillon, dedicato alla vita di Martin Gray (già raccontata al cinema nel 1983). Ma soprattutto ci sono i riferimenti all’Olocausto nel fumetto popolare, tra cui una storia toccante e indimenticabile di Dylan Dog, quella “Doktor Terror” scritta da Tiziano Sclavi e disegnata da Gianluigi Coppola in cui l’ideologia nazista sopravvive e prospera anche ai giorni nostri, decisa a riproporre gli orrori già sperimentati decine di anni fa.
Anche nei comics USA non mancano i riferimenti al nazismo e alle deportazioni, con storie distopiche come gli episodi “Lama a doppio taglio” e “Widget” del serial Excalibur, i cui protagonisti si trovano in un crudele mondo alternativo dove la Germania di Hitler ha vinto la Seconda guerra mondiale, oppure con tuffi nel passato grazie a personaggi come Capitan America, che dalla lotta al nazismo sono nati. Senza dimenticare Joe Kubert, popolare disegnatore di supereroi e non solo, che ha realizzato Yossel: 19 aprile 1943, la storia di un ebreo polacco ucciso dai tedeschi durante una rappresaglia all’interno del ghetto di Varsavia.
La stessa accuratezza storica si ritrova anche in Auschwitz di Pascal Croci, basato su interviste raccolte dall’autore stesso, nel corso di cinque anni di lavoro, ai pochi sopravvissuti del campo di concentramento più tristemente famoso; inizialmente scontrandosi con diffidenza quando non ostilità da parte loro, poi con la necessità di raccontare quell’orrore, senza più tenerlo chiuso dentro di sé. Un’altra vicenda di fantasia, ma basata su uno studio rigoroso della storia del Novecento, è La storia dei tre Adolf scritta e disegnata da Osamu Tezuka, il cosiddetto “dio dei manga”.
La mostra Lacrime, lupi e tragici topi, che di solito viene periodicamente allestita e ammirata da scolaresche e visitatori, al momento è ferma a causa della pandemia di Covid. La speranza è che, per la prossima Giornata della Memoria, possa tornare alla luce e contribuire a tenere vivo il ricordo.