Scrivere un romanzo non è mai un’impresa semplice. A volte si ha un’idea in testa e quell’idea, magari, funziona anche. Tuttavia svilupparla, creare i personaggi, i plot twist… be’, quello è tutto un altro discorso.

Negli ultimi anni l’editoria ha visto un crescendo di romanzi dal genere distopico, che da sempre ha una forte presa sul pubblico. Basti pensare al celebre Hunger Games – giusto per non andare così indietro negli anni da citare 1984 di Orwell – oppure a Divergent, o ancora alla Trilogia della Falce di Neal Shusterman. Tutti questi romanzi vedono la presentazione di una società differente dalla nostra, con caratteristiche, di solito negative, accentuate.
Ma come scrivere un romanzo distopico? Ecco qui qualche suggerimento.
Il genere distopico, che cos’è?
Per capire come scrivere un romanzo distopico, è necessario intanto sapere qualcosa di più sulla sua origine e la sua storia.
Ciò che rende distopico un romanzo è, di norma, la sua ambientazione. All’interno di questo tipo di genere letterario, infatti, ci si trova catapultati in una realtà e società in cui nessuno vorrebbe vivere. Potrebbe essere, per esempio, un mondo in cui le macchine hanno sostituito gli esseri umani e questi ultimi vivono come schiavi. Oppure, una società dove una particolare categoria ha un numero limitato di parole da poter utilizzare, come in Vox di Christina Dalcher. Un chiaro esempio potrebbe essere The Handmaid’s Tale, di Margaret Atwood.
Di norma, questa società distopica si è venuta a creare in seguito a qualche catastrofe, o perché una fetta di popolazione ha deciso di avere il controllo sulla restante. La particolarità dei romanzi distopici, soprattutto, è quella di generare ambientazioni che ci possono sembrare assurde ma che, a ben guardare, potrebbero non essere così lontane dalla realtà. Basti pensare alla serie tv di Black Mirror, che presenta situazioni estremizzate ma le cui origini affondano nella nostra società.
Quindi una distopia è volta sia a raccontare una storia, sia a lanciare un messaggio, a far notare alle persone elementi che li circondano e che a lungo andare potrebbero rivelarsi dannosi.
Il messaggio racchiuso nella distopia
La prima cosa a cui pensare quando si cerca di capire come scrivere un romanzo distopico è ragionare su quale tipo di messaggio si vuole mandare ai lettori. Va ricordato che un romanzo è, prima di ogni altra cosa, narrativa, quindi non per forza deve cambiare le sorti dell’umanità… ma magari potrebbe offrire un interessante punto di vista.
Per esempio, si potrebbe voler denunciare il cambiamento climatico. In questo caso, chi scrive il romanzo ideerà la propria trama e ambientazione per far sì che il lettore si renda conto di ciò a cui si potrebbe andare incontro se non si interviene a riguardo di questo argomento.

Attenzione, però! Un messaggio non va semplicemente scritto nero su bianco. Il messaggio deve arrivare al lettore attraverso i personaggi, le loro azioni, i dialoghi, e quanto accade nel corso della storia.
Prendendo sempre come esempio Hunger Games – attenzione, spoiler alert! –, il momento in cui il vestito di Katniss cambia, incendiandosi, è un messaggio estremamente potente. Sia per il modo in cui l’abito muta, passando da bianco a nero, sia per come si infiamma, stimolando animi in rivolta.
L’ambientazione distopica
L’ambientazione è la caratteristica principale di un romanzo distopico, la base su cui tutto il romanzo deve poggiare. Se quella non è forte, tutto il romanzo rischia di crollare su se stesso. Quando si pensa a come scrivere un romanzo distopico, è necessario pensare bene a che tipo di effetto si vuole ottenere. A volte, basta iniziare da un pensiero, fosse anche solo un: come sarebbe il mondo se dominassero i gatti…
Il come sarebbe se è la molla alla base dell’ambientazione. Immaginare uno scenario che di primo impatto appare assurdo, ma che in realtà potrebbe non essere così lontano da noi. Sulla base dell’idea, chi scrive dovrà poi delineare i dettagli. Come è cambiata la società? Come è cambiato il mondo del lavoro? E i rapporti?
Tutte domande che è saggio porsi quando ci si dedica a un romanzo di questo genere.

L’antagonista
Si sa, il protagonista è importante, ma ancora più importante è l’antagonista. Senza di esso non esiste contrasto, e senza contrasto non esiste movimento.
Capire che tipo di antagonista si desidera è uno dei primi passi quando si cerca di capire come scrivere un romanzo distopico. L’antagonista, infatti, non deve essere per forza semplicemente cattivo. Tutto dipende dal fine a cui si vuole arrivare.
A volte l’antagonista potrebbe essere a sua volta una vittima del sistema, o potrebbe avere i suoi buoni motivi per fare quanto sta facendo. Altre volte, l’antagonista è la società stessa, e qui si arriva all’ultimo punto…
Happy ending?
Vale a dire il finale. Si sa, il lieto fine è qualcosa in cui, nel bene o male, tutti sperano. Soprattutto nel caso di un romanzo distopico, chi legge spesso desidera essere rassicurato, avere la certezza che il proprio futuro non sarà come quello presentato nel letto.
Non sempre è così.
Sebbene l’happy ending non sia scontato, nel romanzo distopico è ancora più plausibile che non si arrivi mai a un vero e proprio lieto fine. In fondo, una società non cambia dall’oggi al domani. Chi cerca di capire come scrivere un romanzo distopico e renderlo piacevole al lettore, deve riuscire a calibrare un finale che dia soddisfazione, nel bene o nel male, e che abbia una dose di realismo.
In una società dove la gentilezza è vietata, per esempio, sarà impossibile che alla fine del romanzo tutti diventino gentile. Tuttavia, si potrebbe inserire un gesto di gentilezza da parte di qualcuno al di fuori del protagonista, lasciando germogliare la speranza di un futuro migliore…
Per chi desidera cimentarsi nella scrittura di un romanzo distopico, basta guardarsi attorno: la realtà è sempre la fonte primaria di ispirazione.
Francesca Pantieri