L’idea. Eccola lì, è arrivata. Talvolta in modo inaspettato, talvolta a seguito di lunghe riflessioni. Comunque sia, ecco il momento magico: ti è venuta un’idea per una storia. Una scintilla luminosa, da cui sai che può uscire qualcosa di buono. Inizi a elaborarla: cosa succederebbe se…? E se lei decidesse di…? Ma se poi si rendesse conto che…? La tua mente diventa una sorgente di fili da collegare, di personaggi da inserire. Così tanti che può subentrare un senso di confusione: è normale. Impossibile sapere tutto e subito su come iniziare a scrivere un libro. È a questo punto che devi prendere in mano le redini del gioco in modo che sia tu a condurlo, e non lui a trascinarti.
Cinque punti fermi per mettere ordine nella tua storia
Ogni scrittore pensa, elabora e scrive a modo suo. Non ce n’è uno uguale a un altro, non c’è un vademecum fisso su come iniziare a scrivere un libro. Vale anche per te. Il tuo modo di scrivere, di immaginare una storia, è unico al mondo. Eppure, stabilire qualche punto fermo all’inizio del lavoro può essere utile, per non rischiare di sbandare alla prima curva. Ecco cinque consigli che potranno esserti utili nel momento in cui prenderai seriamente in considerazione l’idea di scrivere il tuo libro.
1. Metti l’idea sulla bilancia
Proprio così: sulla bilancia, nel senso che le idee vanno pesate. Non c’è dubbio che ciascuna abbia una sua potenzialità, una sua capacità di generare una storia: ma è necessario chiedersi quanta storia. Magari tu sei una persona che ama leggere libri corposi, per esempio saghe familiari o romanzi fantasy con decine di personaggi e di eventi. Di sicuro ti piacerebbe moltissimo scrivere qualcosa del genere. Ma dovrai chiederti: quella scintilla luminosa che sta mettendo in modo la tua fantasia può reggere un romanzo particolarmente lungo? Ha un potenziale sufficiente? O magari si adatta meglio a un romanzo più contenuto? A una novella, a un racconto lungo? Addirittura a un racconto breve?
Immagina se Fredrick Brown, l’autore del celebre racconto breve Sentinella, avesse cercato di imbastire, sull’idea che sta alla base del racconto, un romanzo di trecento pagine. Impossibile: quel racconto funziona perché l’idea è leggera, scattante, rapida come una fucilata. Oppure immagina se J.R.R. Tolkien avesse compresso in un libriccino la grandiosa epopea del Signore degli Anelli: che spreco sarebbe stato! La sua idea, quella di un lungo viaggio attraverso terre selvagge e popoli in guerra, aveva il peso necessario a reggere una trilogia.
2. Identifica il dilemma del protagonista
C’è un equivoco in cui cade facilmente chi cerca di capire per la prima volta come iniziare a scrivere un libro, ed è ritenere che il protagonista debba essere una persona praticamente perfetta. Non è così! Anzi: se non covasse dentro di sé un problema, un limite, insomma una notevole imperfezione, allora il fatto stesso di mettersi in gioco, di intraprendere cioè il percorso della storia che hai in mente, non ci colpirebbe. In inglese si dice fatal flaw: il difetto fatale, la mancanza suprema. Un dilemma che non è detto sia evidente dalle primissime righe della storia, ma cova sotto la cenere. E tu devi sapere di che si tratta.
Pensa ai protagonisti del film Pretty Woman: il loro problema è la disillusione, la rassegnazione a pensare che la vita non possa dare loro nulla di più di quanto abbia già dato. Squalo della finanza lui, prostituta lei. Fine. Non hanno più sogni, non hanno più fiducia. Incontrarsi e passare del tempo insieme diventa l’evento che, poco alla volta, li spinge ad andare oltre, a volere qualcosa di più.
3. Identifica la posta in gioco
Per spingere il tuo protagonista a muoversi, ci deve essere una ragione seria. Qualcosa di importante, che appunto lo spinga a combattere contro il suo fatal flaw, a fare di tutto per liberarsene, a rischiare anche parecchio pur di ritrovare la strada perduta. Insomma, qual è la posta in gioco e quanto è importante? Se il protagonista non raggiunge il suo obiettivo, se non ottiene ciò che gli manca, se non trova quello che cerca, quali saranno le conseguenze? E inoltre: la posta in gioco è sempre quella, oppure viene alzata col procedere della storia?
Pensa a Katniss, la protagonista di Hunger Games, e alle tappe che scandiscono il suo percorso. Se non partecipa agli Hunger Games, sua sorella muore. Se poi non vince gli Hunger Games, lei stessa muore. Se in seguito non vince l’intera rivoluzione contro la tirannia che ha inventato gli Hunger Games, molte altre persone soffriranno la violenza e la fame, e altrettante moriranno. Ora, non è detto che la posta in gioco debba sempre essere così catastrofica: ma per il protagonista deve avere un valore. E, anche qui, tu devi sapere di cosa si tratta.
4. Scrivi di ciò che conosci oppure studia la documentazione
Devi avere confidenza con le storie che intendi raccontare o con gli argomenti che in quelle storie intendi trattare. Non c’è niente di peggio di una buona idea, magari addirittura un’ottima idea, che genera però un romanzo sciatto o superficiale. Per esempio, se conosci il luogo in cui si muovono i tuoi personaggi, sei avvantaggiato: potrebbe essere la città in cui vivi, o un luogo nel quale ti capita spesso di soggiornare. Ma bisogna pensare anche all’ambiente di lavoro dei personaggi: il tuo protagonista potrebbe essere un netturbino, un vigile del fuoco, una maestra di scuola elementare, una ricercatrice scientifica. E poi c’è il periodo storico in cui si svolge la storia: ai giorni nostri? Nel Trecento? Durante la Prima Guerra Mondiale? Negli anni Ottanta? (e, nel caso, tu li hai vissuti gli anni Ottanta?)
Se non hai esperienza di prima mano su ambientazione, epoca storica, location, oggetti particolari che hai bisogno di citare, allora dovrai documentarti, studiare, controllare tanti dettagli. Non importa se ti servirai di libri, riviste o fonti online, l’importante è verificare tutto il possibile. Così da evitare errori grossolani come “dal Golden Gate si godeva una magnifica vista di New York”, considerato che in realtà il Golden Gate è a San Francisco.
5. Scrivi di qualcosa che senti importante o che ti appassiona
Ovvero: non scrivere seguendo le mode, i sogni di gloria o il denaro facile. La scrittura che funziona è quella genuina, che nasce non solo dalla tua idea ma anche dalle tue esperienze, dai tuoi gusti, dalla tua cultura. Se ti accorgi che in libreria vendono tanto le saghe familiari, non cercare in automatico di scrivere una saga familiare: a meno che non sia un genere davvero nelle tue corde, che ami con assoluta sincerità.
Temi che la storia dei tuoi sogni sia difficile da vendere, che sia un genere poco commerciale? Va bene lo stesso. Meglio un buon romanzo di nicchia, che per vendere un numero dignitoso di copie impiegherà molto tempo e troverà i suoi lettori poco alla volta, rispetto a un cattivo romanzo inserito in un genere tanto di moda, che ai cultori di quel genere apparirà una scopiazzatura malriuscita.
Come imparare a gestire la tua storia
È facile pesare le idee? Mica tanto, ci vuole un po’ di occhio, un po’ di mestiere. È facile identificare il fatal flaw del protagonista e la posta in gioco? Insomma, bisogna scavare a fondo e con attenzione. È facile documentarsi su location, epoche, mestieri eccetera? Non proprio, a volte c’è da studiare parecchio. È facile identificare la storia più genuina per noi? Dipende, c’è sempre il rischio delle false piste e delle scorciatoie facili. Insomma, pensando a come iniziare a scrivere un libro, vengono in mente tanti ostacoli e problemi.
Ma, e questa è la buona notizia, sono sormontabili! Ovvero, è sempre possibile prepararsi a dovere e chiedere aiuto. Prepararsi come? Per esempio con un corso di scrittura, che ti insegnerà gli errori da evitare e tante strategie utili. Oppure rivolgendosi a un mentor, cioè a un professionista capace di ragionare insieme a te sulla storia che hai in mente. Uno che sappia porti le domande giuste, stimolare la tua immaginazione e spingerti oltre i tuoi limiti. Così che da quell’idea iniziale, da quella scintilla luminosa, emerga veramente il miglior libro che tu possa scrivere.