Clara Zennaro vive a Venezia, dove ha frequentato l’Accademia di Belle Arti. Scrive prediligendo tematiche legate al mondo dell’arte. I suoi racconti sono stati pubblicati in numerose raccolte. La governante di madame de Lempicka è il suo primo romanzo.
Clara Zennaro e il personaggio di Tamara de Lempicka: eccentrica pittrice del Novecento
La governante di madame de Lempicka, pubblicato dalla GM.Libri – La vita felice di Milano è il primo romanzo della veneziana Clara Zennaro. Il libro racconta la vita e l’arte di una delle più grandi pittrici del Novecento, Tamara de Lempicka. Un personaggio che, come afferma la scrittrice, non è abbastanza considerato nello studio della storia dell’arte. Il romanzo, basato su un intenso lavoro di ricostruzione storica, ha richiesto forte impegno da parte dell’autrice, la quale auspica che il suo lavoro serva, almeno in parte, a far conoscere maggiormente una donna eccentrica e affascinante, nonché una grande artista.
Rosalia è poco più di una bambina quando la miseria la costringe a lasciare la sua casa e raggiungere Pietrogrado, per prendere servizio come cameriera presso la sontuosa dimora della famiglia Stifter, divenendo in breve la governante della loro giovane nipote ribelle, Tamara.
Al divampare della rivoluzione d’ottobre Rosalia la seguirà durante i cupi anni dell’esilio, fino a Parigi; la vedrà prendere il cognome del marito, Lempicka; vedrà il suo talento artistico esplodere e l’accompagnerà in ogni singola tappa della sua incredibile carriera, finendo per diventare sua amica e confidente, la sua musa ispiratrice.
L’intervista a Clara Zennaro
Con questo romanzo hai voluto raccontare la storia personale di una grande pittrice. È quindi la storia di una donna ancor prima della storia di un’artista. Avevi questa idea da tantissimo tempo e alla fine hai deciso di metterla in pratica. Cosa ti ha dato la spinta per iniziare a scrivere il romanzo?
Sicuramente l’inizio del lock-down. Come è successo a molti, dopo lo sconvolgente impatto iniziale con questa nuova e inaspettata condizione di vita, mi sono chiesta come avrei potuto impiegare il tempo che all’improvviso si era liberato dai mille impegni della normale quotidianità.
L’idea di un romanzo che parlasse di Tamara de Lempicka era nei miei pensieri da molti anni, ma non avevo mai avuto lo spazio mentale e temporale per affrontare la grande ricerca artistica, storica e sociologica che una narrazione del genere avrebbe comportato. Ho approfittato di questo momento in cui ho smesso “di correre” per dedicarmici; l’isolamento mi ha di certo permesso di immergermi nella storia.
Tamara de Lempicka, coraggiosa outsider
Nel tratteggiare una personalità complessa come quella di Tamara de Lempicka, qual è l’aspetto più curioso che hai riscoperto di questo personaggio, nello specifico della sua vita sociale?
Nel corso degli anni ho letto davvero molto riguardo questa pittrice originale e anticonformista, e di conseguenza gli aspetti più controversi e trasgressivi della sua vita mi erano già noti.
Tamara de Lempicka è stata una vera outsider, in un’epoca in cui per esserlo bisognava avere un grande coraggio. Nonostante fosse stata sposata due volte, era bisessuale e intratteneva molto spesso relazioni con le sue modelle. Amava la bella vita e si attorniava di personaggi famosi, frequentava i salotti della Parigi bene, ma anche locali notturni non molto ben visti. Durante la ricerca che ha preceduto la scrittura del romanzo, ho sviluppato un interesse nei confronti di un aspetto della vita di Tamara de Lempicka che non avevo mai preso in considerazione, cioè il suo rapporto con il mondo della moda.
Tamara de Lempicka ha esordito, ancor prima che come pittrice, come disegnatrice di cappelli e capi di abbigliamento per alcune riviste del settore. Amava i vestiti costosi e li portava con gusto, eleganza e, a volte, con stravaganza. Ha ispirato uno stilista del calibro di Poiret, diventando una vera icona di stile. Aveva una sorta di ossessione per i cappelli; ne possedeva in grande quantità. Si dice che, quando partì per gli Stati Uniti nel 1929, affidò la figlia Kizette a sua madre. Rimase all’estero per molto tempo e, malgrado avesse promesso che sarebbe tornata per Natale per stare insieme alla bambina, non lo fece, e smise per un periodo di dare notizie di sé. Sua madre, allora, in un impeto di rabbia, appiccò fuoco alla sua amata collezione di cappelli per vendetta!
L’unione di due donne
La storia è narrata dal punto di vista della governante e da quello della pittrice, che trascorre insieme alla pittrice una lunga parte della sua vita. Cosa unisce queste due donne?
Rosalia e Tamara de Lempicka sono due donne che provengono da contesti sociali differenti − una è una povera ragazza di campagna costretta ad andare a servizio per necessità, l’altra proviene da una famiglia ricca e facoltosa − ma per certi aspetti sono molto simili. Sono coetanee e vivono in un’epoca di grandi cambiamenti, in cui le donne iniziano a emanciparsi e ad assumere un ruolo diverso nella società rispetto al passato.
Incontriamo entrambe a sedici anni e seguiamo le loro vicende lungo un arco temporale di circa sessant’anni. Rosalia è la testimone più attendibile della nascita dell’artista: è lei che la segue nel processo pittorico, prima come aiutante e poi come modella, e che ci mostra, attraverso il racconto della genesi dei suoi quadri, l’evoluzione della sua arte.
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