Emily Brontë con il suo capolavoro ha fatto sognare generazioni di fanciulle che hanno desiderato di vivere un amore assoluto come quello di Heathcliff e Catherine. Ma che cosa rende questo libro così diverso da qualsiasi altra storia d’amore?
Passione, gelosia, tenacia e vendetta sono i sentimenti che sorreggono quella che da sempre chiamiamo una storia d’amore
Definire Cime tempestose una storia d’amore è quantomeno riduttivo, e potrebbe anche rivelarsi un grosso errore. è facile farsi trascinare dal romanticismo seguendo le vicissitudini delle due famiglie protagoniste, ma analizzando la trama risulta evidente che i fili vengono mossi da tutt’altro. Il sentimento predominante in tutto il romanzo è la gelosia, cosa ben diversa dall’amore. Il giovane Heathcliff non sa domare il suo impeto, né comprendere le ragioni della sua amata, che la spingono lontana, dove lui non può arrivare. L’amore diventa così la causa scatenante degli eventi, in realtà figli di un odio purissimo dettato dal desiderio di vendetta e che sfocerà presto in follia.
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Sii sempre con me, prendi qualsiasi forma, portami alla follia. Solo non lasciarmi in quest’abisso, nel quale non riesco a trovarti.
L’abisso umano
Guardare nell’abisso è sempre stato insopportabilmente affascinante per gli esseri umani. In questo secolo o in quelli passati, tutto ciò che è torbido e oscuro ha attirato lettori e spettatori come mosche sul miele. Cime tempestose è un libro che ci permette di soddisfare questo desiderio mascherandolo da romanticismo. La buona educazione e la posizione solida di Edgar Linton lo rendono scialbo e consistente, poco interessante e perfino vile agli occhi del lettore. Empatizzare, invece, con chi è stato derubato di un futuro felice, ci autorizza a sentire nostra quella vendetta, anche se, come tutte, è amara come il fiele e porta solo ad altre disgrazie.