Alla fine è successo. Donald Trump, ex presidente degli Stati Uniti d’America, ha concluso il suo processo contro la scrittrice Jean Carroll, a New York. Le accuse rivolte al tycoon erano di abuso, diffamazione e violenza sessuale. Si tratta del primo ex presidente a subire una condanna del genere.

L’esito del processo a Donald Trump
La giuria del tribunale di New York ha dichiarato Trump colpevole di abuso sessuale e diffamazione ma non di violenza sessuale ai danni della scrittrice Jean Carroll, a cui dovrà risarcire circa 5 milioni di dollari.
L’ex presidente USA nega addirittura di conoscere la donna e respinge il verdetto del tribunale. Anche l’avvocato di Trump, Joe Tacopina, si dimostra contrario alla sentenza. Si è parlato persino dell’impossibilità di ricevere un processo equo a New York, e questo a causa della composizione della giuria.
Subito si è innescato il gioco mediatico: c’è chi addita al grande complotto per screditare Trump in campagna elettorale, chi lo vede già al secondo mandato come presidente USA e allora inneggia al sabotaggio.
Dal suo punto di vista, il tycoon si esprime su Truth, il social media da lui creato che in italiano vuol dire ‘verità’ (la sua?). Parla di vergogna e di caccia alle streghe. D’altro canto, sono passati anni ma comunque restano difficili da dimenticare alcune affermazioni di Donald Trump sul femminismo o le parole contro il movimento #MeToo, nel 2019.
Chi è E. Jean Carroll, che ha accusato Trump di stupro e aggressione sessuale
Elizabeth Jean Carroll è una giornalista e scrittrice statunitense. Ha accusato Donald Trump di stupro e aggressione sessuale, nonché diffamazione. I fatti raccontati da Jean Carroll si svolsero nel 1996, nei camerini di un grande magazzino. Carroll racconta di essere stata stuprata da Trump; i fatti vengono raccontati poi nel 2019, con il libro di memorie della donna What do we need men for? A modest proposal.
Il reato di diffamazione sta nelle dure risposte di Trump, secondo cui la donna a lui sconosciuta si sarebbe inventata tutto per promuovere il proprio libro. Tuttavia, la stessa giuria del tribunale di New York ha reputato valido quanto ha raccontato la scrittrice.
Quant’è lecito parlare di caccia alle streghe?
Si è già detto in un precedente articolo che la molestia non ha genere sessuale: è un crimine, così come lo stupro e la violenza. L’ex presidente USA Donald Trump ha parlato di caccia alle streghe, quasi che essere uomo sia un via libera alle accuse da parte delle donne.
Ciò potrebbe aprire un discorso che varrà la pena approfondire poi: in un’aula di tribunale, vale più la parola della donna rispetto a quella dell’uomo. Il discorso, di per sé, parte già in modo sbagliato, poiché in tribunale l’unica parola valida è quella della verità. Ciò viene dimostrato nella causa Heard contro Depp, ben dopo il rovinoso crollo della carriera dell’attore.
Argomentare un processo di stupro sulla base della sessualità di chi lo subisce, al giorno d’oggi è un’arma a seconda delle parti in gioco, utilizzabile sia in difesa che in attacco. Svaluta i verdetti o carica le accuse: le uniche a non beneficiare di tutto questo, alla fine, risultano sempre le vittime.