La scomparsa di Curzio Maltese, a 63 anni, ha lasciato dolorante e monco il mondo del giornalismo. La sua figura è sempre stata discreta, eppure d’impatto, la sua professionalità riconosciuta a livello nazionale, come dimostrano i numerosi Tweet che lo ricordano con stima e affetto.
Un grande esempio di giornalismo italiano
Nato a Milano ma cresciuto a Sesto San Giovanni, Curzio Maltese ha esordito in radio, prima di passare alla parola scritta nelle redazioni di “La Notte” e poi con “La Gazzetta dello Sport” e “La Stampa”.
Sport, cinema, teatro, politica, i suoi interessi sono sempre stati vasti, e in ogni campo si è distinto per intelligenza e stile, confermandosi un vero esperto della parola e della comunicazione.
Di lui si ricordano gli acuti editoriali de “La Repubblica” e la rubrica Contromano sul settimanale “Il Venerdì di Repubblica”.
Curzio Maltese, non solo giornalismo
L’impegno di Curzio Maltese per la comunicazione e l’informazione non si è limitato unicamente alla carta di giornale. Il suo impegno nella politica, nel 2014, è innegabile; oltre quello, vi è la partecipazione alla scrittura di programmi televisivi di satira, insieme a Corrado Guzzanti, come Il caso Scafroglia, o la collaborazione con Crozza e Bertolino. In più, è stato autore di due documentari, uno su Renzo Piano e l’altro su Paolo Conte.
Curzio Maltese si è poi occupato di inchiesta. A tal proposito il suo libro La questua, che ha causato non poche dissertazioni da parte del quotidiano “Avvenire”. Tema centrale de La questua è il costo della Chiesa cattolica allo Stato italiano, tramite iniziative che spaziano dall’Otto per Mille all’esenzione dell’ICI da parte degli istituti della Chiesa.
Un passaggio generazionale
Poco prima di Maltese, Maurizio Costanzo ha abbandonato la scena del giornalismo italiano. C’è da chiedersi, in una società sempre più orientata al politically correct, cosa saranno capaci di raccogliere, da questi colossi, le nuove generazioni.