Il 4 marzo 1950 il film Cenerentola della Disney debuttava nei cinema italiani
“Salagadula megicabula, bibbidi-bobbidi-bu! Fa la magia tutto quel che vuoi tu, bibbidi-bobbidi-bu!”
Generazioni di bambine sono cresciute credendo che nel momento del bisogno sarebbe apparso qualcuno a risolvere la situazione per loro. E puntualmente se la sono dovuta cavare da sole, rimboccandosi le maniche.
Il lungometraggio
Walt Disney scelse uno dei personaggi più celebri delle fiabe, presente nei racconti di Perrault, dei fratelli Grimm, e nell’opera musicata da Prokofiev nel 1948 che le donò una popolarità ancora maggiore. La versione creata da Disney rimane ancor oggi la più diffusa. I tre registi, Clyde Geronimi, Wilfred Jackson e Hamilton Luske, scelsero di girare la pellicola con attori reali per poi poter ricalcare le scene e trarne il lungometraggio animato. Lo sforzo fu premiato con un Orso d’oro al Festival di Berlino del 1950 e con tre nomination all’Oscar l’anno seguente: miglior colonna sonora, miglior canzone, miglior sonoro.
La fiaba
Le perfide sorellastre di Cenerentola, Anastasia e Genoveffa, sono ormai divenute icone di malagrazia e bruttezza, alla faccia del body shaming. La famiglia allargata, sotto la guida della matrigna, non conosce un momento di difficoltà: i ruoli sono ben definiti e chi crede di poterli sovvertire viene punito severamente. Cenerentola strofina e ramazza tutto il giorno, cantando e fischiettando felice con i suoi amici uccellini, tanto è certa che qualcosa cambierà perché “spera fermamente, dimentica il presente e il sogno realtà diverrà”. Il vecchio Walt dava sicuramente per scontato che il ruolo di una ragazza non potesse essere differente.
Un bel giorno appare la fata madrina, ma anziché fare giustizia rendendole le proprietà che la matrigna le ha sottratto, reputa molto più utile regalarle un abito per poter trovare marito. Il fatto che l’uomo in questione sia un principe è assolutamente di secondaria importanza: ciò che conta è che la sua sposa deve avere un piedino piccolo, molto piccolo. Feticismo che cola da ogni fessura.
Il finale felice è ovviamente il matrimonio, massima e unica aspirazione di ogni fanciulla.
Sicuramente starete pensando: «Ma si tratta di una pellicola degli anni ’50!». Non vi è dubbio che allora il pensiero comune fosse differente da quello di oggi, almeno in parte, e questo giustifica molte di queste scelte.
Ma ora devo porvi una domanda: siamo davvero sicuri che i cartoni animati da censurare siano Dumbo e Gli Aristogatti?