Quello di Massimo Troisi, celebre attore napoletano, è un ricordo ancora molto vivo in diverse generazioni. Regista, attore, personaggio, ha lasciato troppo presto un cinema che, da lui, aveva ancora tantissimo da prendere.
19 febbraio 1953, nasceva Massimo Troisi
Morto nel 1994, a 41 anni appena, e aveva già rivoluzionato il il mondo dell’arte, del fare teatro e fare televisione; Troisi ha portato in scena e a casa degli italiani un nuovo modo di parlare della sua Napoli e rivoluzionando ogni stereotipo per diventare, a sua volta, un modello da seguire.
Perché ricordare Massimo Troisi?
Perché, tra quelli della sua generazione, Troisi è riuscito a fare breccia nel cuore delle persone in maniera genuina, i personaggi che ha interpretato abbattevano ogni cliché dell’uomo padrone in una società di uomini.
Protagonista di ogni tormento è il tema amoroso, una sofferenza che però non si mostra struggente o distruttiva, ma riesce a strappare sempre un sorriso (amaro, per l’amor del vero) e a essere cantata con leggerezza, con quel tono mai troppo serio, mai troppo rotto. Un tono verso cui è impossibile non provare empatia.
Tipico, il monologo breve ma d’impatto, in Pensavo fosse amore, invece era un calesse.
Lasciatemi soffrire tranquillo,
Massimo Troisi
io non chiedo niente a voi… vi ho chiesto qualcosa?
No. Voglio solo soffrire bene, mi distrate, non mi riesco a concentra’.
Con voi qua, non ci riesco. Soffro male, soffro poco… non mi diverto.
Voglio stare proprio…ah, soffrire, soffire… e tu mi distrai.
La sofferenza è qualcosa che tutti cercano di evitare o alleviare, specialmente quando si parla di sofferenza amorosa.
Questa battute prendono soltanto venti secondi, ma si tratta di venti secondi che sono passati alla storia, e non per caso.
Troisi, in questo breve, brevissimo monologo, rubando un sorriso allo spettatore gli ricorda che soffrire è un fatto serio, che richiede il suo tempo. Rivendica il diritto di aggrapparsi anche ai sentimenti brutti, di viverli pienamente.
E non ci vuole molto, anzi, quasi niente. Poche parole dette con la sua voce, sempre il tono di chi è lì per caso, quasi un passante nella propria stessa vita. Dura un attimo, quasi niente. E poi quel niente è una lezione che ti porterai per sempre.
Buon compleanno, Massimo.