A volte per comunicare la parola ha bisogno di una forma. I book social non soltanto ci predispongono di più opportunità per avvicinarci al mondo della letteratura e dell’editoria, ma anche per sentirci meno soli. Comunicare significa trasmettere, confrontarsi significa crescere ma anche conoscere. Quando la parola incontra l’immagine, un discorso si infila in una battuta, allora è più facile leggere e comprendere. Ma, soprattutto, riconoscersi e metabolizzare. Nell’era del digital c’è una nuova arte che concilia tutte queste prerogative in un post semplice (ma non semplicistico): l’arte della vignetta.
Book social, oltre la parola c’è la connessione
Parte della cultura del remix, come direbbe il sociologo Lessig, la vignetta permette di interpretare adattare una scena alla propria esperienza. La capacità di una battuta, semplice e universale, permette di ricontestualizzare un tema rendendolo soggettivo e personale. Nel book social, la vignetta fa parte di un processo di creazione collettiva che include il fruitore in una community più ampia del semplice spazio social. È una tipologia di comunicazione potente, efficace e semplice che si evolve in una cultura di riferimento a metà tra intrattenimento e introspezione.
Se parliamo del fenomeno book social attraverso i disegni, basta fare un giro sul profilo instagram di Sara Scombi, in arte Cazzsara, per percepire la sensazione di cui stiamo parlando. Creativa e disegnatrice, Sara ha trovato nel momento immobile della pandemia l’energia buona per dare una voce (o meglio, un’immagine) a ognuna delle sensazioni in cui chiunque sa riconoscersi. Il suo progetto, che si presenta come l’elogio della normalità, è la prova di quanto un disegno e una voce possano connettere le persone. Il concetto di “stranezza” sul suo profilo è invece l’ordinarietà. È una stanza colorata dove guardarsi allo specchio. Una finestra dove affacciarsi per ritrovarsi tutti, insieme, uguali e diversi. Abbiamo intervistato la giovane talentuosa disegnatrice, per raccontarvi questa idea e per esplorare il suo album digitale.
L’intervista a Sara di Cazzsara
Descrivici il tuo progetto e il tuo percorso, com’è nata la tua pagina e cosa ci vuoi trasmettere?
Il mio progetto nasce nel dicembre 2019 ma ha un vero e proprio inizio a febbraio 2020, ai primi accenni della pandemia. Ho sperimentato diversi stili, cercando prima di tutto di affinare la mia tecnica e allo stesso tempo rendere i disegni più miei. All’inizio infatti, se si scorre verso il basso nel mio profilo, si notano dei disegni molto abbozzati a causa del fatto che non avevo ancora sviluppato uno stile, che tuttora è ancora in evoluzione. Ho sempre amato disegnare e avevo estrema necessità di comunicare qualcosa, perciò ho trovato la via più semplice: i social. Mi piace parlare sempre di tutto, sono una persona molto chiacchierona e amo ascoltare altri punti di vista e in realtà non mi aspettavo minimanente di crescere così velocemente e in poco tempo.
I miei disegni si basano principalmente su quello che vivo durante la giornata o qualcosa che vedo, sono molto libera su quello, non mi impongo di disegnare ma piuttosto per me è molto importante cercare di “buttare fuori” quello che mi salta in mente.
Il mondo dell’illustrazione, del fumetto, della vignetta, della graphic novel: è un modo di comunicare che supera la parola. Credi che
sia in questo momento un settore più dominante della comunicazione sui social?
Credo sicuramente che sia uno dei più efficaci: con il disegno, anche solo un’espressione, si possono comunicare moltissime cose e dare centinaia di interpretazioni diverse. Ma credo soprattutto che la semplicità sia la chiave, non serve saper disegnare benissimo, l’importante è saper comunicare qualcosa. Per questo è molto efficace, anche un punto in mezzo al foglio può potenzialmente trasmettere un messaggio.
Chi dice che i social sono il male si sbaglia, a volte ci si ritrova
La tua arte si è consolidata durante la pandemia, si struttura sul concetto di stranezza (e forse un po’ anche di solitudine?). Parlaci di come il disegno ha esorcizzato i tuoi pensieri.
Non mi sono mai sentita sola, so gestire molto bene il mio tempo con me stessa senza aver bisogno di vedere gli altri. Il disegno è più una voglia di liberarmi di pensieri e situazioni che magari non posso sfogare da sola, a volte noto che voglio essere compresa e gli altri vogliono trovare spunti di riflessione a cui non avevano pensato per essere compresi. Chi dice che i social sono il male si sbaglia, a volte ci si ritrova e ci si scontra con realtà molto più vicine a noi di quanto si immagina scoprendo che non siamo cosi strani come pensavamo.
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