Presentata e presente al MAXXI di Roma, Bob Dylan Retrospectum racconta, tramite una serie di sezioni fatte di dipinti e disegni, la “road life” del grande cantautore americano. Ma la storia che promette di raccontare tale mostra è un po’ la storia di tutti coloro che, in qualche modo, sono stati e saranno sempre dei viaggiatori.
Credo che la chiave del futuro risieda nelle vestigia del passato. Che occorra padroneggiare gli idiomi del proprio tempo prima di poter assumere un’identità nel presente. Il tuo passato inizia il giorno in cui nasci e ignorarlo significa tradire la tua stessa essenza.
Bob Dylan Retrospectum, sguardo all’interno della mostra
C’è un brano di Bob Dylan in cui lui stesso dice lontano miglia da casa, cammina una strada già attraversata da altri e vede il tuo mondo di persone e cose, i tuoi poveri, i contadini, le principesse e i re” (ndr. Song to Woody).
Questo è un po’ il mood che si respira attraversando le varie sezioni della mostra dedicata al cantautore. No, non è per nulla facile realizzare una retrospettiva interamente su Bob Dylan. Non è un’impresa semplice, basti considerare i suoi anni di attività, i molteplici premi vinti, le canzoni divenute inni e colonne sonore e le poesie che hanno fatto sì che venisse paragonato a poeti del calibro di Whitman e Ginsberg.
Eppure tramite il percorso della mostra presentata al MAXXI di Roma è possibile inquadrare tutte queste personalità e poter vivere momenti salienti della storia del menestrello del rock. Retrospectum si presenta come la prima retrospettiva europea dedicata alle opere visive di Bob Dylan, andando a racchiudere ben cinquant’anni di attività in un percorso composto di otto sezioni (Early Works, The Beaten Path, Mondo Scripto, Revisionist, The Drawn Blank, New Orleans, Deep Focus e Ironworks). Nel “tragitto” che lo spettatore compirà si potranno ammirare i celebri paesaggi attraverso i quali ha viaggiato Dylan, uno su tutti lo spettacolare Grand Canyon con i suoi colori caldi che improvvisamente compare tra i vari dipinti realizzati dall’artista.
All’interno delle sezioni è possibile leggere i testi dei brani più celebri (Visions of Johanna, Hurricane, A Hard Rain’s A-Gonna Fall…) accompagnati da illustrazioni che ne rappresentano ispirazioni o che vanno a intensificare il senso del brano a cui sono associate (molto tenera e romantica è la donna disegnata di spalle accanto al testo di Girl from the North Country).
Ma Bob Dylan è stato anche un provocatore e tale spirito è rintracciabile nella sezione Revisionist, in cui si diverte a giocare tra vero e verosimile, imitando le copertine di celebri riviste come “Rolling Stone” e “Playboy” (operazione che come risultato restituisce un qualcosa che si avvicina alle cover del “National Lampoon”). Sul Dylan viaggiatore sono presenti le sezioni The Drawn Blank, ovvero quelle dedicate ai paesaggi ammirati e attraversati durante le tournée in America, Asia ed Europa (1989 – 1992) e il focus New Orleans dedicata alla “capitale del blues”
Ci sono molti posti che mi piacciono, ma nessuno è come New Orleans. Questa città offre in ogni momento mille angolazioni diverse da cui guardarla… Qui nessun comportamento sembra fuori luogo. La città è un’unica, lunghissima poesia.
Interessante è la sezione Ironworks, un omaggio dedicato all’infanzia del cantautore, cresciuto nell’area nota come “Iron Range”, circondato da industrie. Dylan, raccogliendo ingranaggi e pezzi di macchinari, compie un’opera “galvanista” per comporre cancelli e ringhiere. Gli appassionati di cinema sicuramente assegneranno un’ulteriore nota di merito alla mostra grazie all’intera sezione indirizzata al celebre video di Subterranean Homesick Blues: la sfilza di cartelli scartati da Dylan è completamente affissa su una parete del museo.
Bob Dylan Retrospecutm è un appuntamento più unico che raro, un modo per scoprire e riscoprire il genio di Bob Dylan, la sua poliedricità e la sua musica. La retrospettiva costituisce un modo per conoscere la storia dell’America tramite gli occhi del cantautore, di osservarne i paesaggi e comprendere i cambiamenti storici avvenuti nella terra in cui tutti i sogni potrebbero divenire realtà.
Proprio come questi, e proprio quando si è completamente immersi nell’atmosfera ricreata dal MAXXI, la mostra sembra finire (forse) un po’ troppo presto. Senza focalizzarsi su questo, però, perché in realtà la retrospettiva fornisce tutti gli strumenti necessari per poter intraprendere un viaggio alla scoperta della figura di Dylan.
La stessa scoperta, d’altro canto, è parte del viaggio e rivelarne tutte le tappe incepperebbe i meccanismi della macchina della sorpresa. Perciò va bene così: uscire dalla porta della retrospettiva è fermare l’auto al punto di partenza, scenderne e dire “ho fatto anch’io tanta strada”.