Leobi è il nome d’arte di Leonardo Bigliazzi. È un artista e un direttore creativo cross mediale. Classe 1990, ha collabrato a più riprese con noti brand internazionali, da Coca-Cola a Spotify. Usa i vari linguaggi della comunicazione digitale. Blue: il colore della giustizia è il suo primo libro.
Vivere a Daberdin, vivere nella paura
La storia è ambientata nella città tedesca di Daberdin. Questa è dilaniata dalle tensioni fra tre etnie: cinesi, bianchi, neri. Noah è nato a Daberdin e ci vive da sempre, ma pochi lo notano. Più giusto dire che quasi nessuno sa che lui esiste. Artista di strada povero e scorbutico, Noah possiede un talento immenso come pittore, ma non il dono della parola: è muto. La solitudine non gli pesa. Anzi, è una condizione ideale per esplorare la sua passione/ossessione per il colore blu, di cui cerca la sfumatura perfetta. Dopo un incontro fortuito e casuale, entra in una scuola elementare nelle vesti di maestro di disegno. E tutto cambia.
Blue: il colore della giustizia, il colore dell’uguaglianza
È attraverso la figura di questo maestro sui generis che Leobi analizza la società e il modo in cui essa può crollare. Il razzismo dilagante e la nevrastenia di un odio fascista divampano quando la compassione e l’empatia ne vengono banditi. Da chi? Da classi dirigenti senza scrupoli, dal sessismo, dall’assenza di ideali, dalle divisioni senza senso.
Blue: il colore della giustizia è prima di tutto una denuncia, ma anche un suggerimento. Quello dell’arte come strumento di resistenza, protesta e fratellanza. Il colore blu assurge infatti a simbolo del superamento di tutte le differenze etniche, politiche, sociali. In modo piuttosto letterale. Un’idea azzeccata, visto che il blu è da sempre associato (tra le altre cose) alla spiritualità. Ovvero, a una dimensione oltre-umana, non tormentata dalle falle della ragione. Non inquinata dagli orrori che essa produce. Colore innaturale, il blu rappresenta la parità in un mondo malato e ingiusto.

Il libro di Bigliazzi è impreziosito dalle illustrazioni dell’autore. Con esse, egli riproduce le imprese artistiche di Noah. Tra la doppia vita della street-art e dell’insegnamento, Noah cresce. È una trasformazione lenta e complessa. Quasi senza volerlo, diventerà una sorta di “amichevole Blue di quartiere”. Non ragnatele ma pennelli, non senso di ragno ma una morale pura, cristallina.
Si può dire che l’arte in sé e per sé è l’altra grande protagonista della storia. Infatti, il talento di Noah evolve con lui. Dapprima è ricerca ossessiva ed introversa. Serve solo a racimolare il denaro per vivere e sperimentare sulle tonalità di blu. In seguito, sarà posta al servizio della comunità in cui si trova ad operare. Perché non c’è futuro nell’isolamento e nell’odio. Un insegnamento per tutti, per quanto tragico.