Beppe Fenoglio è noto soprattutto come scrittore della Resistenza. Nacque ad Alba (Piemonte) nel 1922. Sin da bambino amò la lettura e la lingua inglese, mostrando una certa abilità anche nelle traduzioni. Nel 1944 interruppe gli studi universitari in Lettere per unirsi ai Partigiani. Quello di Fenoglio è uno dei grandi nomi del Novecento italiano, uno scrittore in grado di coniugare il proprio talento artistico con la sua esperienza personale della guerra. Morì a Torino nel 1963 a soli 40 anni, a causa di un cancro ai bronchi alimentato dal vizio del fumo, che immancabilmente lo accompagnava in fase di scrittura. Diamo un’occhiata ad alcune sue opere.
Beppe Fenoglio, lo scrittore delle Langhe
Uno dei motivi ricorrenti nelle opere di Fenoglio è la vita rurale nelle Langhe. Le Langhe sono un territorio collinare del basso Piemonte e si sviluppano tra la provincia di Asti e quella di Cuneo. Sono il luogo non solo del Fenoglio bambino ma anche del Fenoglio scrittore, che lavorò a lungo per un’azienda vinicola di Alba.
Le Langhe sono l’ambientazione e le protagoniste de La Malora, romanzo breve pubblicato nel 1954. In esso Fenoglio racconta la vita di Agostino Braida, un giovane e povero servitore, e quella della sua famiglia. Lo scrittore piemontese si sofferma in particolar modo sulle dure condizioni in cui vive la comunità contadina, nonché sugli sforzi per superare la sfortuna della propria condizione. Quest’opera segue una raccolta di racconti brevi in cui Fenoglio aveva già dimostrato di essere uno scrittore dalla penna matura e disincantata. Infatti, anche ne La Malora non si lascia mai andare a vane idealizzazioni: il mondo da lui descritto è ruvido e aspro, spesso ingiusto, mai facile. Ed è raccontato in modo molto diretto e asciutto, una caratteristica di stile che si manterrà constante in tutta la produzione successiva dell’autore.
Il panorama della guerra in una dimensione molto personale
Beppe Fenoglio fu uno scrittore abbastanza prolifico. Infatti molti suoi testi vennero pubblicati postumi, alcuni incompiuti. Un caso particolare è, in questo senso, Una questione privata, per via del suo finale ambiguo e aperto, e tuttavia molto efficace.
La storia parla di un giovane Partigiano colto e taciturno di nome Milton. Un nome che Fenoglio, da buon scrittore anglofilo, scelse non a caso: è un omaggio all’autore di Paradiso Perduto. Durante uno spostamento, Milton scopre per caso che la ragazza di cui è innamorato ha forse intrecciato una relazione con un suo amico, Giorgio. Subito decide di rintracciarlo per accertarsi della verità. Purtroppo, Giorgio viene rapito dai Fascisti. Milton decide di recuperarlo a ogni costo.
Fenoglio riduce la guerra a mero sfondo su cui far muovere il suo giovane ed egoista soldato, più preoccupato dalle ragioni dell’amore tradito che non dal conflitto in sé. Eppure, la guerra descritta dallo scrittore piemontese è dura e senza pietà. È come se il protagonista non abbia alcuna possibilità e sia destinato sin dall’inizio a fallire in entrambe le dimensioni. Quella “pubblica” della guerra (a conti fatti dimenticata) e quella “privata” degli affetti e dell’amore. Fenoglio adotta qui uno stile secco e a tratti riflessivo. Infatti si concede più spazio quando vuole descrivere il paesaggio, fatto di fango, colline e nebbia. Un territorio difficile in cui muoversi, che rappresenta dunque un’adeguata contropartita al travaglio interiore del protagonista. Una questione privata è un romanzo atipico che riesce comunque a offrire un quadro concreto e artisticamente rilevante della Resistenza.
Beppe Fenoglio, scrittore di guerra “all’inglese”
Beppe Fenoglio era uno scrittore singolare, sopratutto se lo si considera nel contesto degli anni ’30 e’40. L’inglese non era allora una lingua molto conosciuta in Italia, neanche in ambito letterario. La competenza che Fenoglio maturò nell’inglese scritto e parlato torna di continuo nei suoi romanzi, sia per lo stile senza fronzoli che per l’impiego di parole straniere. Anche da questo punto di vista Il partigiano Johnny è un romanzo strettamente autobiografico. In esso Fenoglio ripercorre le tappe che lo portarono dal mondo della cultura e delle lettere a quello della guerra.
Il partigiano Johnny è scritto in un misto di italiano (regionale) e inglese. Dal testo emerge in modo chiaro quanto Fenoglio fosse abituato, da scrittore, anche a pensare in inglese. La cosa, infatti, inspira nell’autore un uso nuovo ed originale della lingua italiana, come per esempio la “verbazione” dei sostantivi. Questo felice sperimentalismo linguistico conferisce al romanzo una carica espressiva particolare, tutta al servizio della sua natura di racconto di formazione. Inoltre Fenoglio, scrittore pragmatico, si esprime sulle ragioni della guerra e sulle giustificazioni della resistenza armata senza andare troppo per il sottile. Tutto insomma contribuisce a creare anche qui un ricordo storico onesto e disilluso. Ricordiamo infine che questo romanzo venne pubblicato postumo, senza una revisione finale. Tuttavia, proprio nel suo essere stato scritto di getto, in un linguaggio non rifinito, risiede la sua forza comunicativa, oggi ancora intatta.