Disponibile dall’8 gennaio su Netflix la commedia con Engin Günaydın e Haluk Bilginer che mette in scena storie di ordinaria malinconia

Un ritratto insolito e sottile della vita ordinaria, nella quale è facile riconoscere alcuni aspetti comuni a tanti. La storia, ambientata in Turchia, parla dell’ordinarietà del mondo contemporaneo: non ci sono eccessi né di gioia né di dolori, tutto appare mestamente statico. I protagonisti hanno una vita regolare oltre il limite sufficiente per farla divenire insulsa e senza brio. Azizler inizia mostrandoci la pochezza della vita di Aziz (interpretato da Engin Günaydın): un lavoro che non lo soddisfa e una fidanzata che si prepara a lasciare. Aziz ricerca disperatamente una beata solitudine per uscire dallo stallo che lo attanaglia.
La solitudine come rimedio alla vita
Anche i suoi colleghi Alp (interpretato da Öner Erkan) ed Erbile (Haluk Bilginer) si trascinano in un’esistenza frutto di compromessi e disillusioni. Nonostante il film sia una commedia con al centro un umorismo malinconico, è costellato da brevissimi momenti di accesa ironia. Molto originale quello in cui la realtà si blocca, rappresentato dalla frase che Burcu (İrem Sak), la fidanzata di Aziz, non riesce a smettere di pronunciare per tutta la durata del film: «Hai detto che non l’avresti mai tolta. Allora dov’è?», riferito alla collana che la donna aveva regalato ad Aziz. Esilarante il primo momento in cui lo sportello del frigorifero si trasforma in un collegamento con l’aldilà e, soprattutto, degne di nota sono le scene che vedono protagonista il “piccolo” nipote di Aziz, Caner (Göktuğ Yıldırım), figlio di sua sorella, e i suoi dialoghi, frutto della saccente irriverenza del bambino. Taylan Biraderler accende un faro sul dramma delle solitudini che si incontrano e cercano di annullarsi a vicenda con l’ausilio di una maschera, quella dell’allegria.
La finzione come ancora di salvezza
La maschera dipinta da Taylan Biraderler è simile a quella pirandelliana, si confonde con i volti. Una sorta di corazza imposta da una società che, a diversi livelli, ci obbliga a mostrarci sempre vincenti e felici, o almeno a fingere di esserlo, perché nessuno vuole avere a che fare con i problemi degli altri, quando non è nemmeno in grado di fronteggiare i propri. In mezzo a tale perenne carnevale, non stupisce che il sorriso più vero di Aziz sia quello che riesce ad avere nella totale solitudine, dove viene ripreso inconsapevolmente da una telecamera.
Azizler offre tanti spunti su cui riflettere: senso della vita, importanza degli affetti, ambizioni smarrite, sentimenti inespressi. Un film da vedere quando si ha voglia di osservarsi dall’alto, per cercare di capirsi meglio, perché anche la capacità di mostrare la propria solitudine è indice di successo.