Tra le infinite cose che si possono ricercare su Google troviamo “assistenti vocali favole”. Una tecnologia utile o qualcosa di cui preoccuparsi? Le favole da chiedere agli assistenti vocali sono un aiuto per genitori impegnati o, al contrario, sono un modo per non ottemperare ai più elementari doveri? Occorre vedere di cosa si tratta.
Una ricerca effettuata da BookTrust, organizzazione londinese che si occupa di promuovere la lettura da parte dei bambini del Regno Unito, ha evidenziato dei dati interessanti su cui vale la pena riflettere. Un genitore su quattro – il 26% degli intervistati – ha dichiarato di ricorrere a tecnologie come assistenti domestici, app, FaceTime o note vocali per raccontare ai propri figli una favola della buonanotte.
Assistenti vocali che raccontano favole: una “buonanotte” da parte di chi?
Di genitori che “non hanno tempo” per fare i genitori si è sempre sentito parlare. Qualche anno fa era possibile trovare offerte di lavoro da parte di mamme e papà indaffaratissimi che cercavano babysitter disponibili tutti i giorni della settimana. Dal lunedì al sabato perché erano al lavoro e la domenica perché dovevano seguire la funzione religiosa. Quello a cui si assiste nel 2022, con le favole da chiedere agli assistenti vocali, potrebbe essere considerata una naturale evoluzione? Generazioni di piccoli tirati su dalle babysitter ora cedono il passo a bambini cresciuti in compagnia di Google, di Alexa o di avatar digitali?
La tecnologia di supporto e quella del disimpegno
Esiste la tecnologia intelligente, ed è a questa che i genitori consapevoli chiedono aiuto in casi in cui i bambini abbiano difficoltà ad ascoltare il suono delle parole. È il caso di Star, un avatar digitale che si esprime nella lingua dei segni, interpretando fedelmente una fiaba. L’avatar prende vita sullo schermo del cellulare in cui è installata una app, StorySign, dedicata ai bambini non udenti, riuscendo dunque a sopperire a una mancanza. Il funzionamento è semplice: basta aprire l’applicazione, puntare la fotocamera sul testo e lasciare che gli algoritmi di riconoscimento testuale leggano le parole scritte, riproducendole sul display del telefono.
Esiste poi la tecnologia ribattezzata del “disimpegno”, ed è quella in auge tra genitori occupatissimi a far altro mentre i loro figli crescono circondati da tablet e telefono, assumendo un incarnato cianotico dovuto al riflesso della luce blu.
Favole da chiedere agli assistenti vocali… che non rispondono
Una persona adulta può ascoltare gli audiolibri senza niente togliere al piacere della lettura. Ma leggere, per un bambino, è in stretta correlazione con lo sviluppo del linguaggio orale. Legge per imparare, per confrontarsi, per capire.
Mentre i bambini sono a letto, soli con in mano un cellulare, possono effettivamente sentire la stessa storia che potrebbe leggere loro un genitore. Ma se non conoscessero una parola? Se volessero capire meglio il motivo di una scelta da parte di un personaggio della fiaba? Se avessero bisogno di essere rassicurati della non presenza di lupi nelle vicinanze dopo aver ascoltato Cappuccetto rosso?
Non esiste una tecnologia che possa sostituire calore umano e carezze. Non esiste nemmeno un modo per sostituire l’intonazione di una mamma o di un padre amorevole mentre legge le filastrocche. Quanto sarebbero diversi I viaggi di Giovannino Perdigiorno di Gianni Rodari, se letti con lo stesso tono delle istruzioni per la lavatrice? Non basta traslare un testo scritto in audio, in alcuni casi è necessario mettere l’anima nella lettura.