Sfarzo, colori accesi, intrighi tra le spensierate campagne londinesi, pettegolezzi sussurrati dietro la contropagina di un ventaglio e missive inviate di nascosto a un amante: questa è l’atmosfera che si respira quando si parla di Regency.
Prima di Bridgerton: parla la storia
Passato alla storia come “dell’età della reggenza”, questo stile coincide con un’epoca ben precisa, ovvero quella che va dal 1795 al 1837, anni in cui, in un’Inghilterra alle cui porte bussava la rivoluzione industriale, regnarono Giorgio IV e Guglielmo IV.
Il nome deriva dal Regency Act 1811, che permise proprio a Giorgio IV, principe di Galles, di ricoprire la carica di principe reggente alla morte di suo padre, Giorgio III. Storicamente, quest’epoca colma di raffinatezza e cultura coincide con quella di un significativo boom demografico, motivo per il quale si dovette accelerare il processo di costruzione di quelle particolari abitazioni a schiera che tutt’ora sono presenti in moltissime città inglesi.
Affermatosi grazie alla cinematografia che ne ha riportato accuratamente le regole sociali, gli sfarzi degli abiti e la complessità delle marmoree strutture, lo stile Regency ha due parole d’ordine, luce ed eleganza, e si staglia sui concetti di simmetria e su prestiti dall’architettura classica (colonne in stile corinzio, cariatidi, frontoni).
Ma cos’è che oggi ci sta spingendo verso la glorificazione del genere?
Perché non si fa più a meno del Regency?
Di sicuro a contribuire alla sua affermazione c’è lo zampino della penna di Jane Austen: i suoi testi sono colmi di descrizioni di scambi di lettere scritte a mano, balli in sale sontuose, l’essere corteggiati da gentiluomini, tutti scenari descritti con minuzia e che, dalla carta, sono passati su celluloide facendo innamorare gli spettatori più romantici (basti pensare a film che hanno riscosso gran successo come il recente Emma, definito il miglior adattamento cinematografico dell’omonima opera, e la fortunata serie tv Sanditon, che trae ispirata dall’omonimo romanzo, rimasto incompiuto).
Senza ombra di dubbio la Austen ha contribuito all’affermazione del genere, d’altro canto la madrina della “letteratura classica inglese” ha vissuto proprio nel fiore del Regency.
Ma il Regency è anche sinonimo di sguardo al presente, infatti, come sostiene la regista di Sanditon (tratto dall’omonima opera della citata Austen), Olly Blackburn.
Gli adattamenti storici sono come i film di fantascienza: ci dicono di più sulle preoccupazioni del tempo in cui sono realizzati rispetto al futuro (o al passato) che stanno descrivendo. È piuttosto raro che un pezzo storico sia interessato solo a come si sentiva il passato.
Olly Blackburn
Bridgerton porta in auge un Regency che guarda al presente
Anche le ambientazioni sono più “moderne”, la lussuria è molto sdoganata rispetto alle opere Regency di qualche anno fa: Bridgerton ne è di certo l’apripista.
A fare ancora più presa sul pubblico è stata addirittura la rilettura della colonna sonora della suddetta serie.
Alzi la mano chi è rimasto qualche secondo a riflettere sulla domanda: «Sono io, o quella che sto sentendo è Bad Guy di Billie Eilish in versione classica?». Una scelta che forse molti non hanno apprezzato, ma citando la giornalista del Los Angeles Times, Lorraine Ali: «Gli storici e i puristi di Jane Austen possono offendersi, ma questo dramma evasivo ben congegnato – in cui le orchestre suonano cover dei successi di Ariana Grande e Billie Eilish – non è pensato per loro».
Non ci è dato sapere quanto durerà questa moda sfarzosa e luminosa ma stando al numero di spettatori, fan, e stagioni confermate pare proprio che al Regency non si può rinunciare.