Cosa resta nella memoria di un libro, la trama o i personaggi? La risposta è quasi sempre a favore dei protagonisti. È quindi fondamentale progettarli nel miglior modo possibile, ma per farlo bisogna conoscere e saper usare gli archetipi letterari.
I personaggi non sono tutti uguali
Ogni scrittore sa che un buon romanzo fornisce personaggi a tutto tondo, resi nella loro complessità psicologica, ben delineati, cinetici e, per quanto possibile, originali. Accanto a questi spesso compaiono personaggi unidimensionali che compiono azioni prevedibili, ma funzionali alla trama.
Quindi per prima cosa bisogna ragionare sulla costruzione dell’eroe, sulla sua esperienza. Bisogna immaginare la sua vita e le ferite che danno il via all’azione.
Cosa sono gli archetipi letterari?
Più ci si immerge nelle letture e nello studio, più ci si accorge che i personaggi, le loro relazioni e le loro caratteristiche sono ricorrenti. La descrizione delle tipologie, dei simboli e dei rapporti tra i protagonisti sono stati teorizzati da Carl Jung, che per primo li definì archetipi. Quindi un archetipo è un modello di personalità, la vera eredità comune del genere umano.
Secondo Jung, infatti, esiste un inconscio collettivo, un magma di esperienze condivise, che rende gli archetipi modelli costanti nel tempo e condivisi nello spazio e in ogni cultura. Le narrazioni prendono il loro materiale da quell’immaginario e gli archetipi sono un’arma dei narratori dai tempi di Omero e prima ancora. Non è un caso infatti che i retelling delle fiabe o della mitologia vadano sempre benissimo nelle classifiche.
Perché conoscere gli archetipi letterari?
Avere padronanza con l’archetipo di riferimento di un personaggio e con la sua funzione narrativa permette all’autore di affinare il suo eroe al meglio. Gli archetipi narrativi permettono di sfruttare tutto il potenziale di un protagonista, giocando con le conferme e le negazioni del modello stesso per evitare cliché.
Questo tipo di conoscenza, se profusa negli attori della trama, permette alla collettività di riconoscere le strutture e riconoscersi nella narrazione. Fornisce quei punti saldi fondamentali che permettono al lettore di sospendere il giudizio e dare fiducia alla storia, immergendosi in qualcosa di cui apprezza la coerenza.
Gli archetipi sono limitanti?
Potrebbe esserlo se si interpreta l’archetipo come ruolo fisso attaccato a un personaggio dall’inizio alla fine della narrazione. Invece, è una funzione flessibile che si può adattare su personaggi diversi in modo temporaneo e anche in schieramenti opposti.
Questa intuizione venne a Vogler che, dopo aver approfondito Morfologia della fiaba di Vladimir Propp, prese a parlare degli archetipi come caratteristiche plasmabili, liberando la narrativa dalle gabbie dei ruoli. Da qui la scrittura moderna ha sviluppato tutto il potenziale narrativo e la complessità tridimensionale dei caratteri dei personaggi a cui oggi il lettore è abituato.
Gli archetipi letterari sono maschere
Gli archetipi sono maschere, sono la personificazione delle qualità e dei difetti umani, possono essere messe e tolte, cambiate in maniera repentina o mantenute per pagine intere. In contemporanea, sono i diversi aspetti dell’eroe e dello scrittore.
Per il protagonista, gli altri personaggi sono sempre e solo possibilità, benevole o malevole a secondo della maschera che indossano in quel momento: egli impara, combatte, si confronta, ottiene aiuto e ingloba in sé parte delle caratteristiche di ciascuno dei modelli con cui si confronta – sì, anche degli antagonisti.
Basta vedere l’elenco degli archetipi principali della narrazione per farsi venire in mente decine di esempi di ruoli e un confronto costruttivo tra ciascuno di loro. Quelli necessari alla narrazione sono: Eroe, Mentore, Guardiano della Soglia, Messaggero, Shapeshifter o Mutaforma, Ombra e Trickster o Imbroglione. Ne esistono altri, uno per ogni aspetto umano, come ad esempio l’Eterno fanciullo che incarna Eros, Peter Pan e molti protagonisti dei romanzi moderni.
Per concludere, sono due le domande che un narratore moderno dovrebbe porsi per ogni attore, in ogni scena del romanzo: che funzione psicologica o che carattere rappresenta il tal personaggio? Quale funzione drammaturgica svolge nel racconto? Solo tenendo presente queste linee guida, i protagonisti risulteranno funzionali e tridimensionali. Sembra difficile approfondire la teoria degli archetipi, arrivare a padroneggiarne le potenzialità? Other Souls presenta un corso sulla costruzione dei personaggi dove la teoria degli archetipi ha un ampio margine di trattazione.