Nata a Milano nel 1837, Anna Maria Mozzoni rifiutò l’idea del ruolo “naturale” delle donne, tradizionalmente domestico. Lottò, al contrario, per l’acquisizione dei pari diritti tra uomini e donne. Ed ecco perchè si associa così, Anna Maria Mozzoni: le donne hanno diritto al voto.
Pioniera del movimento per l’emancipazione delle donne, Anna Maria Mozzoni è stata una giornalista e un’attivista per i diritti civili
Negare alla donna una completa riforma nella sua educazione, negarle più ampi confini alla istruzione, negarle un lavoro, negarle una esistenza nella città, una vita nella nazione, una importanza nella opinione non è ormai più cosa possibile; e gli interessi ostili al suo risorgimento potranno bensì ritardarlo con una lotta ingenerosa, ma non mai impedirlo.
Anna Maria Mozzoni
Il processo di emancipazione della donna e l’ottenimento di un ruolo attivo nella società, per Anna Maria Mozzoni, una volta innescato, non poteva essere arrestato ma soltanto ritardato. La sua prima pubblicazione dedicata a questi temi s’intitola La donna e i suoi rapporti sociali, del 1864. Ed è dedicata a sua madre, colei che l’aveva allevata nel libero pensiero e le mostrava il «comun pregiudizio che alla donna interdice il libero pensiero».
Il processo risorgimentale, nel quale erano state coinvolte molte donne, poneva la questione dei diritti civili come fondamentale – anche quelli delle donne. E di conseguenza, nasceva l’esigenza di riequilibrare il nuovo Stato all’insegna di una riforma paritaria.
Le battaglie per l’equità di Anna Maria Mozzoni: le donne hanno diritto al voto
Anna Maria Mozzoni presentò una prima mozione in Parlamento, nel 1877, per ottenere il diritto di voto politico alle donne. Nel documento presentato ai deputati si leggono queste parole: «perché siamo cittadine, perché paghiamo tasse e imposte, perché siamo produttrici di ricchezza, perché paghiamo l’imposta del sangue nei dolori della maternità, perché infine portiamo il contributo dell’opera e del denaro al funzionamento dello Stato».
Un pensiero era chiaro, in Anna Maria Mozzoni: le donne hanno diritto al voto. Una seconda mozione fu presentata nel 1906. Ma le battaglie per l’equità dei diritti di cui fu capostipite furono diverse.
Una battaglia a 360 gradi
Al Congresso di Ginevra del 1877, che aveva come obbiettivo l’abolizione delle norme sulla prostituzione, Anna Maria Mozzoni è tra i membri della commissione giuridica, assieme al mazziniano Joe Nathan. In questa occasione pronuncia un breve discorso all’Assemblea generale di legislazione sulla questione della ricerca della paternità.
Tiene varie conferenze, tra cui Del voto politico alle donne, presso la Società Democratica di Milano, allo scopo di far notare i limiti del governo di Depretis di fronte alla questione del suffragio universale.
Politica, giornalista, illustre femminista. L’impegno di Anna Maria Mozzoni
Anna Maria Mozzoni, “illustre femminista”, come viene descritta sulle pagine de L’Avanti all’indomani della sua “oscura fine”, era impegnata su più fronti. Studiosa autodidatta, una volta abbandonato il collegio delle suore, mise in discussione tutto ciò che le era stato impartito, ribaltandolo.
Alle battaglie politiche nelle sedi ufficiali affiancò anche l’opera giornalistica. Suoi, ad esempio, gli articoli intitolati La trasformazione del lavoro domestico e Il ministero dei poveri, pubblicati sulla “Rivista Critica” del socialismo.
La pioniera del femminismo
In un’epoca – quella dell’Ottocento – nella quale la donna era relegata al ruolo di “angelo del focolare”, Anna Maria Mozzoni lottò contro le ingiustizie che la videro protagonista, fin da ragazzina. Il fatto di essere andata a studiare nel collegio delle suore era dovuto, infatti, proprio al fatto di essere nata femmina. I soldi di famiglia dovevano essere destinati agli studi dei figli maschi.
Le donne, ai suoi tempi, non avevano accesso al mondo del lavoro, né a quello dell’istruzione. L’appartenere al “gentil sesso” faceva rima con sottomissione all’uomo di casa.
Oggi che si fa parla tanto di parità di diritti, di pari opportunità, di sessismo e di uguaglianza di genere, è giusto far conoscere anche la figura di una donna di cui molti non sanno abbastanza, o che addirittura ignorano. Perché le lotte per una pari dignità della non sono certo una moda del momento, e lo dimostrano i trattamenti iniqui subiti dalle donne sia nel lavoro che nell’ambito familiare.