And just like that è il sequel dei film sequel del compianto Sex and the City. Sarah Jessica Parker torna con le colleghe Cynthia Nixon e Kristin Davis per narrare quello che succede dopo.
Dopo cosa? Dopo i sì, dopo i figli, dopo il successo. Dopo ogni bella soddisfazione con cui il più affezionato pubblico della serie più iconica degli anni Novanta e Duemila le aveva lasciate.
Qualcosa, però, è andato irrimediabilmente storto.
La narrativa di And just like that: quando dire basta e perché
Sex and the City ha regalato quattro amiche per la pelle talmente diverse tra loro da permettere a ogni tipo di donna di identificarsi. C’è Carrie, che con la sua rubrica sul giornale osserva le donne e le tratteggia su carta. Miranda è un’avvocatessa che combatte per l’affermazione delle donne sul lavoro e una relazione paritaria, è analitica e sempre con la guardia alta. Charlotte sogna il principe azzurro, la casa perfetta e una vita felice. E Samantha è nata per rompere i tabù, sperimentare il sesso e le relazioni mantenendo costante il contatto con i propri bisogni.
Di tutte queste donne, in sei stagioni di Sex and the City più due film, si è detto di tutto e di più. Narrativamente parlando, l‘arco di trasformazione di ognuna di loro era completo, tutte avevano trovato una dimensione in grado di soddisfarle.
Il problema delle serie tv cult è che poi, dopo il messaggio potente inviato da Sex and the City, arriva il posticcio eccessivo seguito, And just like that. Più vestiti, più firme, più stilisti e nuovi personaggi che non colmano i buchi narrativi lasciati da chi non c’è. La regia e gli script esasperano le protagoniste e le rimettono in gioco, le stracciano, le drammatizzano al punto che ogni rotta narrativa è un elastico tirato troppo e che difficilmente ritorna allo spettatore con la stessa potenza.
Il successo di una serie sta nel sapere quando ci si deve fermare. E qui l’avidità ha avuto la meglio sulla buona narrativa.
Come capire quando un personaggio non ha più niente da dirti?
Succede che ci si affezioni talmente ai propri personaggi da non sapere come lasciarli andare. Le separazioni, però, sono fisiologiche e fanno parte della vita, ancor di più se sono separazioni letterarie. Nei primi anni Duemila, Sex and the City ha avuto un ruolo determinante nella crescita di milioni di donne decise a trovare loro stesse. Quella funzione, purtroppo, non può averla And just like that perché manca del tempo e della continuità necessari a vivere con i personaggi amati un determinato sviluppo, e anche perché detentore di un linguaggio che non è quello di oggi.
Non è vero che i personaggi terminano con la loro storia, almeno non nella mente di uno scrittore. Ci sarà sempre l’impressione di poter dare loro qualcos’altro e inventarne di nuovi è sempre uno sforzo più grande che riprendere quelli che già ci sono. Un personaggio non ha più niente da dire quando, sostituendolo con un altro nella narrazione che si ha nella testa, il risultato è diverso. Come nelle storie d’amore, le minestre riscaldate è raro che siano qualcosa di buono.
Nel caso di And just like that…
Nel caso di And just like that si sono viste alcune profanazioni. La dipartita di Samantha, per la narrativa a cui ha abituato Sex and the City, è debole, forzata, inverosimile come quella di Stanford, che però si può perdonare perché dovuta a motivi di forza maggiore.
Miranda è stata depauperata di ogni elemento di forza. Da padrona della propria vita ad adolescente impaurita di tutto, contraddittoria e umiliata in ogni elemento che la caratterizzava e che permetteva alle donne di ispirarsi a lei.
Carrie vive un dolore che la riporta al punto di partenza, a scrivere nella sua casetta. Il suo andare avanti, nella vita, viene tradotto con la replica meno avvincente di Sex and the City, con tanto di ricomparsa di Aiden che si accontenta di essere l’ennesima minestra riscaldata… la terza volta sarà quella buona?
Samantha ha lasciato un vuoto che gli autori di And just like that hanno provato a colmare con nuovi personaggi e storyline superflue. Viene strizzato l’occhio al problema dell’alcolismo e al mondo queer senza però esaminare niente davvero.
And just like that plana sulle cose in maniera così leggera che quasi stupisce il fastidioso rumore che produce quando atterra. E forse è proprio questo, quello che succede quando tiri troppo la corda dei personaggi più amati: il rischio di deludere il pubblico, in questo caso, non può superare la triste realtà.