Finalista al Premio Strega 2020, Almarina è una storia che arriva subito al cuore e rimane lì, come eterno promemoria
Una di quelle storie difficili da raccontare, difficili da leggere; una di quelle storie in cui gli adulti hanno la piena responsabilità dei fatti, una storia che arriva dritta al cuore e rimane lì, per farci pensare ogni giorno al fatto che dovremmo fare di più per le nuove generazioni.
La trama
Elisabetta è una docente che accetta di insegnare al carcere minorile dell’isola di Nisida, a Napoli. Ogni mattina attraversa quei cancelli, passa le ispezioni e attraversa il cortile per incontrare i ragazzi in aula. Con il tempo si accorge che insegnare loro addizioni, sottrazioni o potenze non è sufficiente e, forse, non è nemmeno il suo compito. La scuola, in un carcere minorile, deve insegnare la speranza, la prospettiva di una vita diversa, lontana dalla delinquenza e dalla violenza a cui i ragazzi sono abituati. Anche se non può conoscere i loro reati, Elisabetta inizia a conoscere ogni studente, e a sperare in un futuro migliore per ognuno di loro.
Almarina è una sedicenne esile con un passato di violenza familiare. In poco tempo arriva al cuore di Elisabetta con la quale instaura un rapporto speciale. Il tentativo di aiutare questa ragazza andrà ben oltre le lezioni di matematica, e l’insegnante si troverà presto trascinata in una serie di eventi. Come una pallina su un piano leggermente inclinato, ogni cosa seguirà il suo corso, con una accelerazione costante. Il tentativo di frenare gli eventi per timore delle conseguenze risulterà completamente inutile, e ogni pezzetto troverà il suo posto con naturalezza.
Il futuro
In questo libro finalista al Premio Strega 2020 le parole di Valeria Parrella fanno molto più che raccontare gli eventi. Ci fanno sentire sotto le suole il ruvido cemento rattoppato del cortile, sul viso il sole interrotto dall’ombra delle recinzioni, nelle narici l’odore della ribellione che si respira in classe. La storia di Almarina e quelle dell’intero carcere sottolineano quanta responsabilità abbiano gli adulti nelle scelte che condizionano la vita dei ragazzi. Le nostre colpe, consapevoli o meno, ricadono costantemente sui figli, malgrado tutti gli sforzi per impedirlo. Una società più attenta alla tutela delle nuove generazioni potrebbe davvero dare vita un mondo migliore, un futuro degno di questo nome.