Preoccupazione alle stelle per la salute mentale della popolazione mondiale. Le nuove generazioni sono quelle più a rischio, complice l’eccessiva esposizione alla tecnologia. Ma le soluzioni sono a portata di click.
I disturbi mentali: lo studio dell’OMS
Di recente l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha diffuso i dati relativi ai problemi di salute mentale: nel mondo una persona su otto ne sarebbe affetta. Inoltre, una persona su quattro potrebbe soffrirne nel corso della vita. Lo studio evidenzia l’allarme-giovani: il 50% dei disturbi mentali inizia prima dei 14 anni, mentre il suicidio è la terza causa di morte tra i 15 e i 19 anni.
Tutta colpa dei social?
Da alcuni anni gli esperti puntano il dito contro i social, in quanto avrebbero un ruolo importante nella comparsa di problemi che minano la salute mentale, in particolare sui più giovani. I più piccoli sono esposti a stimoli eccessivi, in alcuni casi determinanti nell’insorgere di disturbi dell’attenzione.
Per gli adolescenti i problemi si moltiplicano: dal cyberbullismo si arriva alle forme di depressione legate alla rappresentazione di modelli estetici irraggiungibili, in quanto prodotti da filtri. Da questa iper-esposizione nascono complessi che spesso sfociano nel patologico. A questo va aggiunto l’isolamento in un mondo virtuale che fa perdere di vista quello reale.
A proposito, c’è un libro di Jean M. Twenge, iGen, uscito in Italia con il titolo Iperconnessi. Nella pubblicazione l’autrice, docente di psicologia alla San Diego State University, dimostra quanto la tecnologia abbia plasmato la Generazione Z. Twenge descrive questa generazione di nativi digitali più aperta, inclusiva e smart nell’uso della tecnologia ma più fragile e meno pronta ad affrontare la realtà con tutte le sue complicazioni.
Pandemia e salute mentale
Le restrizioni imposte dalla pandemia hanno contribuito a ridefinire molti aspetti della vita sociale. Due anni di isolamento hanno influito sulla salute mentale, e il ripristino delle attività aggregative in presenza (concerti, fiere etc), avviato da poco meno di un anno ha riportato negli spazi reali le persone, desiderose di socializzazione.
D’altra parte l’isolamento ha contribuito all’introspezione e a una rinnovata attenzione alla cura di sé e della gestione del tempo. Fenomeni come il Big Quit, ovvero il grande licenziamento, hanno spinto molti lavoratori dipendenti a lasciare un posto considerato sicuro per seguire le proprie reali aspirazioni professionali. Anche questo, un effetto della pandemia? Sì: questo evento ha messo le persone di fronte all’incertezza della vita.
Non esistono sicurezze assodate e, proprio per questo, vale la pena cercare di vivere seguendo le proprie inclinazioni. Mettersi in gioco, rischiare, uscendo dalla proprio comfort zone, diventa fondamentale, in un mondo sempre più precario.
E-menthal health: i brand scendono in campo per soluzioni a portata di click
Se per molti la precarietà è uno stimolo, per altri diventa un elemento di destabilizzazione che crea l’allarme salute mentale. La questione preoccupa ma le soluzioni ci sono e sono anche a portata di click.
Durante il 25° Congresso della Associazione europea di psichiatria (Epa), tenuto a Firenze nell’aprile 2017, è stato messo in evidenza il boom di app dedicate: ben 3mila, con proposte differenziate. I vantaggi e gli svantaggi sono stati messi in evidenza: se da una parte i servizi virtuali possono essere comodi e utili ad abbattere i costi della sanità, dall’altra viene a mancare il rapporto fisico tra l’esperto e il paziente, quell’empatia che si genera dagli sguardi non mediati da uno schermo.
Resta però il fatto che i brand hanno iniziato a mettere la salute mentale al centro di agende e iniziative, portando a uno sdoganamento del tema.
Un tabù in meno?
La salute mentale è ancora oggi un campo minato da pregiudizi, malgrado l’allarme. Il proliferare di app e di iniziative fanno pensare, però, a una nuova sensibilità sull’argomento. Oltre alle chat che permettono di collegarsi agli esperti, ci sono strumenti utili a incentivare il benessere personale e a contrastare l’allarme salute mentale.
Youper Therapy è rivolto a chi conosce l’inglese e propone una serie di esercizi basati sulla mindfullness e il “Diario delle Emozioni”. Happify, disponibile in italiano, offre proposte utili per liberarsi da ansie e negatività, costruendo la propria felicità.
Calm Harm aiuta soprattutto chi soffre di problemi legati all’autolesionismo. Inoltre ci sono servizi che, in Italia, si sono distinti grazie alla loro portata innovativa: Unobravo, premiato come startup dell’anno 2022 ma anche Empaty o Serenis. E questi sono solo alcuni dei servizi proposti.
La prevenzione prima di tutto
Numerosi brand si sono attivati per incentivare le pratiche di prevenzione, rispondendo all’allarme salute mentale. Da qui nascono progetti quale wellness by design, l’app basata sul concetto di benessere nel progettare spazi abitativi e altre iniziative di piattaforme social sempre più attente alla questione.
I tempi stanno cambiando: si sta attraversando una fase storica di transizione, di ridefinizione di categorie che investono anche la sfera della psiche. Crollate le certezze assolute, resta la necessità di guardarsi dentro, di cogliere la nostra umanità, le nostre risorse e potenzialità, insieme alle fragilità, per affrontare i cambiamenti.
Per questo diventa importante cercare il benessere, sostenuti da strumenti e professionalità utili. L’essere umano è un “animale sociale” che nel rapporto con gli altri, nel confronto, può trovare se stesso e la propria identità, in continua e costante evoluzione. E lo stare bene, insieme alla consapevolezza di sé, fa parte di questa ricerca, di questo grande romanzo di formazione che è la vita.