Il mondo del cinema e del doppiaggio si stringono in cordoglio alla notizia della morte di Massimo Turci, storico doppiatore e direttore del doppiaggio.
Massimo Turci, voce italiana di tanti volti storici di Hollywood
Massimo Turci ha iniziato la sua carriera nel 1941, recitando in Fari nella nebbia di Gianni Franciolini all’età di 11 anni. Si è poi subito inserito nelle frequenze radiofoniche dell’allora EIAR, recitando in nei vari radiodrammi trasmessi dall’emittente romana.
Si affaccia, infine, al doppiaggio. Ha prestato la voce ad attori del calibro di Anthony Perkins, Alain Delon, Terence Hill, Jack Nicholson, Elvis Presley, Jean-Paul Belmondo, e moltissimi altri.
Doppiatore versatile e prolifico, ha seguito, come direttore del doppiaggio, tutti i film di Mario Monicelli e Luigi Magni.
Il doppiaggio: l’arte di dare un’identità alla voce
Al principio, il film era un’esperienza visiva. Il cinema sonoro, così come lo si conosce, si è sviluppato a partire dagli anni Trenta del Novecento. Con il sonoro, poi, venne la necessità del doppiaggio, che permise ai film di fare il giro del mondo.
Il doppiaggio, in Italia, ha avuto delle punte di diamante inarrivabili. Questo grazie anche a figure come Massimo Turci, direttori del doppiaggio che hanno reso uniche pellicole che altrimenti non avrebbero avuto la stessa fortuna.
Doppiare un film è operazione tutt’altro che scontata o banale. Diverse sono le motivazioni: dal controllo della voce alla a corrispondenza fra voce di partenza e voce di arrivo, dalla ricerca del “tono” che più si cala nelle intenzioni dell’attore fino a far combaciare dizione, movimento delle labbra e del volto, tutto in un’unica emissione vocale. Un lavoro perciò di estrema cura, perfezione e immedesimazione.
“Scuole di doppiaggio” che hanno fatto storia in Italia si devono, anche, in parte a personaggi del cinema come Massimo Turci.
Andrea Picchi