Quella di Jim Morrison è una voce unica dal timbro suadente perfetta per il blues. Un’anima inquieta, la sua, portata verso ogni eccesso, una brama di vita che non lo ha mai abbandonato, uno charme da frontman d’eccezione e una morte troppo precoce, hanno fatto del cantante e paroliere dei Doors un’icona per diverse generazioni.

Il rock di Jim Morrison, nato nell’epoca della psichedelia, piace ancora oggi perché vivido e potente. Frutto della rivoluzione culturale degli anni Sessanta, è sopravvissuto alla sua epoca perché proclama la libertà alla maniera immortale dei poeti maledetti, dove Morrison incarna un moderno bardo che cita Rimbaud, ubriaco d’alcol, di poesia e di sensualità, sussurrando in un microfono da un palco.
Jim Morrison e l’amore per la lettura
Dall’Ulisse di Joyce, ai classici, fino ai trattati di demonologia, Jim leggeva di tutto. Balzac, Molière, Baudelaire, Yeats, persino Dante: le sue scelte erano talmente insolite all’epoca che i suoi docenti spesso dovevano controllare se i titoli che citava nei compiti esistessero davvero.
I versi di Jim Morrison sono poesia in musica, parole che vanno oltre la logica e la struttura delle canzoni. La sua intera opera, a partire dal nome scelto per il gruppo, è citazione e omaggio a Calliope, la musa della poesia. Infatti, The Doors viene dai versi di William Blake «Se le porte della percezione fossero purificate, ogni cosa apparirebbe all’uomo com’è: infinita», citazione ripresa in seguito anche da Aldus Huxley per Le porte della percezione.
Jim trovava affinità elettiva con quegli artisti tormentati e dannati, che nello sconvolgimento dei sensi trovavano la via per indagare la verità e la conoscenza, verso il “palazzo della saggezza” agognato da William Blake. Morrison amava i miti, la Beat Generation e molti autori suoi contemporanei, ma era Rimbaud il modello che lo ispirava anche nella scrittura: ad esempio, End of the night, incisa nel primo album dei Doors si rifà proprio a Le pauvre sorge del poeta francese.
Caro Wallace Fowlie,
volevo solo ringraziarla per la sua traduzione di Rimbaud. Mi è molto utile perché non leggo facilmente il francese… Sono un cantante rock e il suo libro viaggia sempre con me.
PS Il disegno di Picasso in copertina è grandioso.
(Jim Morrison)
Una produzione unica. La poetica di Jim Morrison
Quando scriveva, Jim Morrison apriva la porta a tutte le sue ossessioni e alla sua cultura, riempiendo ogni frase della sua etica, del dramma ellenico, del sapere sciamanico e dei versi dei Beat, unendo il tutto con la sua voce roca e a volte disarmonica, che trasformava tutto in un canto esoterico pieno di figure archetipiche che inneggiava agli dei oscuri.
«La vera poesia non dice niente, elenca solo delle possibilità, apre tutte le porte e voi potete passare per quella che preferite».
(Jim Morrison)
Salito alle luci della ribalta, ebbe la certezza di non essere preso in considerazione come poeta, ma solo come frontman e sex symbol. Pubblicò comunque nel 1970 il poema An American Prayer e in seguito altre raccolte.
Riempì di versi e prose liriche ogni pezzo di carta gli capitasse a tiro e molto materiale fu raccolto nei volumi Deserto e Notte Americana. Alla sua morte, solo i diari ritrovati in cassa forte furono 28, più moltissimi altri documenti. La raccolta dei suoi testi e di molto del materiale ritrovato è leggibile in Tutti gli scritti di Jim Morrison. Poesie, diari, appunti e liriche.
La morte misteriosa di Jim Morrison e il Club27
A 27 anni, corroso nel fisico da alcol e droga, liberato dagli obblighi contrattuali con le case discografiche, stanco del palco, della musica e di tutto quel che non fossero Pamela, l’amore della sua vita, e la poesia, l’altro amore di Jim, il Re Lucertola morì in circostanze mai chiarite, aggiungendo fascino e mistero alla sua vita leggendaria.
Geniale, tormentato, preda dei demoni, delle muse e dell’Arte, entrò così nel mito che lo accomuna a Jimi Hendrix, Janis Joplin e più di recente a Kurt Cobain e Amy Winehouse. Figure dall’immenso talento e dall’altrettanta infelicità, che con un leggendario patto il diavolo avrebbe richiamato a sé dopo solo 27 anni di vita. Proprio come fece con il primo di loro, il Robert Johnson che in Me and the Devil Blues cantò «Hello Satan, I believe it’s time to go».
Jim, d’altro canto, aveva sempre corteggiato la morte, blandendola nelle sue canzoni, a partire da
Riders on the storm fino a The end.
«Io ero solo un bambino, e un bambino è come un fiore con la testa scossa dal vento… penso davvero che in quel momento l’anima di uno di quegli indiani, o forse gli spiriti di molti di loro stessero correndo in giro come impazziti e siano balzati nella mia testa e io ero come una spugna pronta ad assorbirli. Questa non è una storia di fantasmi. È qualcosa che ha un significato profondo per me.»
(Jim Morrison)
Una playlist per celebrare la nascita di Jim Morrison
Selezionare i titoli per una playlist di Spotify che commemori l’opera di Jim Morrison non è una cosa semplice.
La sensualità di Roadhouse Blues, di Light My Fire, di Paris Blues e di Touch Me incarnano solo parte dell’anima di un artista che non trovava la sua dimensione né tra la gente (People Are Strange), né nella quotidianità di una vita normale (Ghost Song).
Per celebrarlo, allora, c’è una sola opzione: ascoltare la sua voce immortale e lasciare che ci porti con sé nei suoi viaggi, ormai trasformati in leggenda.
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