«Non voglio stare qui, io voglio vivere. Voglio tornare a casa mia». È una frase pronunciata da Ambrogio, uno dei personaggi del nuovo romanzo di Luciano Natali, uno di quelli a cui ti affezioni, che ti fanno sorridere e commuovere. Pagine piene di umanità, che ci danno una grande lezione: l’unica possibilità di salvezza è restare uniti.
Il cambiamento come opportunità, da Luciano Natali
Il giovane Luca Manatti lascia tutto: la sua città, i genitori, la fidanzata per trasferirsi e ricominciare da zero a Dona, un paesino dimenticato da tutti, vicino a Milano. Quello che all’inizio è un incontro difficile, si rivelerà poi essere la scelta giusta, che cambierà per sempre la sua esistenza e quella degli abitanti del paese. Grazie alle amicizie che stringe, (ri)scopre due valori molto importanti: il valore della vita e quello delle persone anziane che vivono in mezzo a noi. Natali riesce a descrivere luoghi e persone con una delicatezza unica, e mentre ti perdi fra le parole stampate, ti sembra di esserci dentro: ti immagini là, mentre vai a prendere la focaccia al forno di Michele o mentre vai a giocare a bocce al circolo.
Paura e indifferenza. Perché un virus non attacca solo il corpo
A volte però ci troviamo a vivere dei cambiamenti che non abbiamo scelto noi.Come quello della pandemia, di un virus che si diffonde nella piccola Dona come in tutto il resto del mondo. Lo stato di incertezza nel quale le persone si trovano a vivere, rende tutti più diffidenti e a fare le spese di questo isolamento, sia fisico che emotivo, sono soprattutto gli anziani, persone fragili che rischiano di restare senza nessun contatto umano e senza l’aiuto di cui hanno bisogno. Persone che, più di tutti, provano l’angoscia di non riuscire a farcela da soli. Luca sente la necessità di fare qualcosa. Nessuno deve rimanere indietro e ognuno deve fare la propria parte, perché l’unico modo per sopravvivere è quello di tendersi la mano nei momenti difficili.
Sai, quando sei giovane è tutto molto più facile (…). Ma quando sei solo e anziano, cambia qualcosa dentro di te e chi ti vede strano non si chiede nemmeno il perché. E con te non ci vuole più stare: metti tristezza…
Nessuno si salva da solo. Il valore della solidarietà
Capisce che l’obiettivo principale è quello di combattere la solitudine delle persone anziane, che rischia forse di fare più vittime del Covid. Luca riesce a trovare una risposta a un sistema che esclude gli anziani e li tratta come un problema da risolvere, quando sono invece una risorsa culturale, sociale e affettiva. Io voglio vivere è un libro che affronta con coraggio un tema molto spinoso: l’isolamento sociale degli anziani, e non solo in tempo di pandemia. È un inno alla vita, per ridare dignità a tutte quelle persone che vivono nell’anonimato e lontane dagli affetti, che sono una ricchezza anche per le persone più giovani.
«Ma non siamo soli. Abbiamo creato una rete bellissima, fatta di gente che si aiuta a vicenda» (…). Avevamo dimostrato a tutti che, uniti, il male fa un po’ meno paura.
L’amore vince su tutto
Il legame con la popolazione di Dona e il legame tra Luca e Maria, un amore nato proprio in quel paesino e che fa da fil rouge attraverso tutto il romando, è la forza che permette al paese di rinascere. E agli abitanti di poter trascorrere la vecchiaia a casa loro, in compagnia delle persone care, invece che terminare la propria esistenza in stanze asettiche e prive di calore. Nelle ultime pagine, Luciano Natali descrive i pensieri del protagonista, quando riflette sul fatto che, nonostante avesse passato la vita sui libri, la lezione più grande gliel’avevano data due vecchi: l’amore incondizionato.
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