Moda è una parola strana, polisemica. in matematica una moda è il valore che compare più frequentemente in una funzione, nella vita quotidiana sono i nostri consumi e comportamenti più frequenti, è il mainstream di come ci presentiamo agli altri, soprattutto con il nostro abbigliamento. Conoscere la storia della moda è un viaggio affascinante nel gusto, nel costume, nell’immaginario, nell’arte. Di seguito alcuni suggerimenti per libri sulla storia della moda per conoscerla meglio.
La moda rende felici (per almeno mezz’ora), (Ponte alle Grazie, 2007) dice l’antropologo Franco La Cecla. La moda è un fenomeno complesso che riguarda ogni aspetto della nostra vita, nel sistema della moda i beni materiali (i vestiti, gli oggetti, il cibo), diventano simboli e si caricano di emozioni. Ma la moda è per sua natura effimera, deve rinnovarsi continuamente, ed è per questo che spesso è ritenuta frivola. Ma la cosa bella della moda è quando ci accorgiamo di essere noi i veri creativi. Con il nostro gusto personale possiamo creare le tendenze, o decretarne la fine e la rinascita. Quella di La Cecla è una chiave di lettura molto efficace, spiega perfettamente quanto nella storia della moda, noi prendiamo dalla moda e la moda prende da noi.
Libri sulla storia della moda italiana, da Fiorucci e Armani
La moda è un’eccellenza italiana, siamo da sempre invidiati dal resto del mondo per il nostro stile. Siamo eleganti e naturali. Il segreto dei grandi stilisti è cogliere ciò che avviene nella vita quotidiana e trasformarlo in creazioni di moda. Elio Fiorucci è stato uno dei più rivoluzionari stilisti italiani e la sua storia è raccontata da Franco Marabelli, amico e collaboratore di Fiorucci in Caro Elio (Rizzoli, 2020)
I negozi e capi di abbigliamento creati da Elio Fiorucci alla fine degli anni ’60 sono stati per i decenni successivi una grande fucina creativa, anticipatrice di molte delle tendenze e delle proposte della moda della generazione successiva. Questo libro rievoca un mondo gioioso, irridente, libero, una concezione del vestire anticonvenzionale che sconvolse le regole del mondo borghese e conformista degli anni Sessanta.
Fiorucci era veramente multi-tasking: frequentava la strada e ne assorbiva gli stimoli, ma anche il mondo dell’arte. Lavorava a stretto contatto con il fondatore della street-art Keith Haring, che decorò nel 1983 il negozio di Milano, ed era molto legato a Andy Warhol e a tantissimi altri architetti, fotografi, artisti. Questo è stato il segreto della sua creatività.
Giorgio Armani è l’icona della moda italiana nel mondo. Nella storia della moda Armani si contraddistingue per aver fondato un canone universale dell’eleganza maschile e femminile. Un libro sulla storia della moda che riguarda Armani è Armani, i cretini non sono mai eleganti (Rizzoli, 2014) è la storia di come nel caso di Armani la creatività sia sempre stata legata alla dedizione al lavoro e al rigore, la tradizione e le origini al nuovo.
“La mia è una figura certamente atipica di stilista e imprenditore. L’alchimia funziona bene, ma è un’equazione totalmente interna al mio mondo e al mio prodotto”.
Il potere di un brand
Più di ogni altro Armani ha saputo valorizzare il potere del brand, la sintesi fra commercio e cultura, industria e creatività. Vivienne Westwood è senza dubbio la stilista più radicale e anarchica della storia della moda, il libro Vivienne Westwood, Sfilate, (Ippocampo, 2021) raccoglie le sue collezioni dalla fine degli anni Settanta, una creatività sempre senza compromessi.
«Lavoro nella moda solo perché voglio distruggere la parola ‘conformismo’» (Vivienne Westwood)
Nel 1977, Insieme a Malcom Mc Laren fu l’ispiratrice della più importante avanguardia artistica e culturale degli ultimi decenni, il punk, che ha influenzato l’immaginario dei decenni successivi nell’arte, nell’abbigliamento, nella letteratura (il cyberpunk) e in generale nella vita quotidiana di ognuno di noi. I Sex Pistols si incontrarono nel loro negozio di abbigliamento, il Sex, a King’s Road, che vendeva capi ispirati all’immaginario sado-maso e all’ estetica situazionista. Presto Mc Laren ne divenne il manager
“Non volevo diventare il loro manager, volevo solo evitare che Steve Jones (il chitarrista) continuasse a rubare nel mio negozio” (Malcom Mc Laren)
e Vivienne Westwood inventò il loro stile: spille da balia, collari da cane, catene, borchie, strappi, capelli in piedi e la loro attitudine cinica. Vivienne Westwood è unica nella storia della moda, ha creato stile punk, ma è andata oltre, con un mix fra le diverse culture della strada. Nel suo caso si può proprio dire che la moda influenza la strada e la strada influenza la moda.
Coco Chanel
Ma da dove viene il fenomeno moda che tutti conosciamo? Un altro libro sulla storia della moda è quello di Annarita Briganti, Coco Chanel. Una donna del nostro tempo (Cairo, 2021) racconta la vita della stilista francese, a partire da un’infanzia e gioventù drammatiche fra le due guerre, fino al successo internazionale del dopoguerra. Vengono raccontati i suoi amori e i suoi incontri con l’ambiente artistico parigino del tempo, ma soprattutto la sua visione della vita e del lavoro nella moda. Fu una donna nuova e creò un nuovo tipo di donna con le sue collezioni.
«Fino a quel momento avevamo vestito donne inutili, oziose, donne a cui le cameriere dovevano infilare le maniche; invece, avevo ormai una clientela di donne attive; una donna attiva ha bisogno di sentirsi a suo agio nel proprio vestito. Bisogna potersi rimboccare le maniche.»
Con Chanel la moda esce dalle sartorie di lusso che facevano abiti su misura, e diventa un consumo alla portata di tutti, mantenendo sempre uno stile elegante e raffinato. Con Chanel, nella storia della moda, il pret-a -porterdiventa l’eleganza nell’epoca della sua riproducibilità tecnica.
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Articolo a cura di Lucio Morawetz