Nella giornata mondiale contro la violenza di genere, fra i tanti libri che parlano di violenza sulle donne ne segnaliamo uno da cui è nata anche una rappresentazione teatrale. Si tratta di Alla fine dell’asfalto, dell’autrice veronese Erna Corsi.
Le conseguenze di una sudditanza psicologica
I libri che parlano di violenza sulle donne corrono sempre un rischio, se non affrontano il tema con cautela: cadere nel melodrammatico e nel consolatorio. Con questo non vogliamo dire che un lieto fine sia da escludere o che una storia di rivalsa, da parte di una donna vittima di violenza, sia per forza banale. Tuttavia, il desiderio di trasferire in narrativa un desiderio di equità e di giustizia, che nella realtà viene spesso frustrato, può condurre a quel tipo di errore. Non succede, invece, nulla del genere in Alla fine dell’asfalto, racconto lungo di Erna Corsi pubblicato dalla casa editrice Il Ponte.
È la storia di una caduta nell’abisso e di una presa di coscienza, con un finale rapido e inaspettato. In essa vediamo messi in luce i meccanismi, pratici e psicologici, con cui un uomo violento riesce ad insinuarsi nella vita di una compagna. A condizionarne le decisioni e la vita quotidiana, ma anche l’autostima, il carattere, le capacità di relazione. In poche parole: la percezione di sé. Anna, la protagonista, è talmente immersa in uno stato di sudditanza che per molto tempo non riesce a individuare il confine oltre il quale l’amore coniugale diventa possesso e la passione si fa dominio.

Un viaggio nella mente di chi subisce violenza
Il racconto evita di cadere nella trappola del giudizio facile, quello che troppo spesso si sente pronunciare. Quello secondo cui, se una donna si ritrova in una situazione pericolosa, sarebbe un po’ anche colpa sua per non avere avuto la forza di tirarsene fuori alle prime avvisaglie. O per essere stata così sciocca da accettare di rivedere il carnefice, dopo che per un po’ era riuscita ad allontanarsene.
Ho cercato di trascinare il lettore nella testa della protagonista, così da provare a far comprendere tutte le scelte, anche quelle sbagliate, che intraprende. In realtà il mio libro non racconta la violenza, ma narra di Anna e delle sue emozioni, le speranze, le paure e il coraggio. […] Questo libro nasce dall’esigenza di mostrare quanto sia facile cadere in una situazione che, come una spirale, ci trascina verso il basso, e quanto sia difficile, se non impossibile delle volte, uscirne senza accettare l’aiuto di qualcuno.
Erna Corsi, da un’intervista a Verona Sette
Da Alla fine dell’asfalto, la compagnia teatrale “Il Gatto Rosso” ha tratto una rappresentazione di grande impatto ed efficacia. Alcune scene sono state utilizzate anche durante le presentazioni del racconto. Se infatti sono numerosi i libri che parlano di violenza sulle donne, non saranno mai abbastanza quelli che trovano il modo di connettersi ad altri media e ad altre arti, in modo da portare il loro messaggio sempre più lontano e a un pubblico sempre più numeroso.

