L’ex sottotenente dell’esercito Joanna Edwards trascorre le sue giornate nell’indolenza, stemperando il senso di colpa che la tormenta da quando ha fatto ritorno dall’Afghanistan nell’alcol e negli antidolorifici. Il suo stato di torpore viene scosso, però, dall’arrivo di un agente della CIA, che costringe la ragazza ad affrontare un incarico molto particolare. Dopo una difficile disintossicazione, Joanna dovrà frequentare un Phd ad Havard, dove diventerà l’assistente del Professor Hamada, docente del dipartimento di Studi Orientali. Presto Jane scoprirà da un antico manoscritto giapponese l’esistenza di una spada leggendaria dal potere di controllare gli elementi, che con lei ha una stretta connessione. Inizia così l’avvincente romanzo d’esordio di Veronica N.M. Green “La spada e il crisantemo – Jane e il ritorno dei 12″, Europa Edizioni. L’autrice di questo fantasy ricco di colpi di scena ha acconsentito a rispondere ad alcune delle nostre curiosità.
L’intervista a Veronica Green per “La spada e il crisantemo”
Grazie, Veronica, per averci dato l’opportunità di conoscere meglio questo interessante romanzo. Prima di tutto, ci racconti come è nata la tua passione per la scrittura?
Per me la scrittura è sempre stato il mio mezzo di comunicazione preferenziale. Dal momento in cui ho imparato a scrivere ho capito che le parole potevano assumere diverse sfumature e che avrei potuto trovare il giusto tempo per rispondere a quesiti che a voce, vista la mia grande timidezza, avrei fatto fatica a formulare. In questo libro, la protagonista, Jane, è alle prese con una grande sfida: l’abbandono delle proprie credenze, per accettarne delle nuove.

Mentre ideavi la trama, ti sei mai chiesta come ti saresti comportata al posto della protagonista del tuo libro?
In ogni momento! Jane è parte di me e del mio percorso di vita. Qualche anno fa ho vissuto un momento molto difficile a causa di un problema di salute e da quell’esperienza ho imparato che a volte per poter andare avanti si devono fare dei grandi cambiamenti, anche a livello di credenze. D’altra parte, non penso mi sarei comportata esattamente come lei. Io avrei chiesto aiuto, mi sarei lasciata più guidare dal supporto delle persone care.
Oltre che dal tuo romanzo, anche dalla tua biografia, emerge una grande passione per la cultura giapponese. Da dove ha origine questo tuo interesse?
Fin da piccola sono sempre stata appassionata di Oriente in generale e con gli anni ho focalizzato questa passione soprattutto sul Giappone e sulla Cina. Durante il mio primo anno di scuola superiore ho avuto la fortuna di avere in classe una ragazza giapponese che aveva partecipato al programma di Intercultura. Questa esperienza non ha fatto altro che rafforzare il mio amore e la mia curiosità per questa terra affascinante e misteriosa.

Quanto la passione per le arti marziali e il tuo lavoro come insegnante di Tai Chi Chuan hanno influenzato la stesura del tuo romanzo?
Moltissimo direi! La cultura giapponese è stata molto influenzata dal Taoismo cinese, in particolare dalla filosofia dello Yin e Yang e dalla Teoria dei Cinque Movimenti. Prima del Tai Chi ho studiato karate e il mio maestro di Tai Chi era anche un maestro di judo, quindi mi ha trasmesso moltissimi principi e conoscenze che mi sono poi tornate utili anche per il libro.
Qual è la cosa più emozionante che ti è capitata dopo la pubblicazione del libro?
Una delle emozioni più grandi è stata sicuramente quella di vedere il libro esposto in una vera libreria. Solo in quel momento ho realizzato che stava accadendo davvero! Sicuramente la versione elettronica ormai va molto forte anche per motivi ecologici e di praticità, ma tenere un libro tra le mani lo rende sicuramente molto più concreto, soprattutto per chi lo ha scritto!
Se ti è piaciuta questa recensione, vai all’articolo “Adorazione” di Alice Urciuolo, la nostra recensione.
Clara Zennaro
