Avere un account su Facebook, Instagram, Linkedin, Pinterest è considerato, da molti, imprescindibile. Osservando i dati, tra i social network più usati spicca Facebook, seguito da YouTube, WhatsApp, Messenger, Instagram e WeChat.
Quali sono i social network più usati e perché creano dipendenza
Esposizione individuale collettiva di immagini e informazioni personali. Da qualche anno ci siamo abituati all’immensa banca dati di persone presenti nelle bacheche nei social network più usati. Ogni social si distingue per età media degli utilizzatori.
Facebook, ormai regno degli ultraquarantenni, è disseminato di informazioni e contenuti vari. Oltre a vetrina di se stessi funge anche da strumento per condividere pensieri – a volte in maniera logorroica – e passioni, eventi (al momento quasi totalmente online), ricette, news…e gattini. I social network hanno permesso collegamenti relazionali e professionali fino a qualche anno fa insperati. Essere “social” è sinonimo di appartenenza al mondo della rete, del business, della capacità di creare attorno a sé interesse e aggregazione. Molto utile è anche la dimensione social reading. Ma i social network più usati hanno anche un lato oscuro, non certo di per sé, ma legato al modo con il quale si interagisce, prima che con gli altri, con lo strumento in primis.
I social network più usati dai giovani (e giovanissimi)
Le nuove generazioni, i nativi digitali, sono orientati invece più sui contenuti visivi di Instagram, mondo di influencer e di follower (rispettivamente chi si fa ammirare/fa cose/esprime idee e chi ammira/apprende cose/acquisisce concetti e opinioni). Oppure su Tik Tok, il social network cinese che offre la possibilità di caricare brevi clip video e GIF animate con musica di sottofondo.
Difficile capire – a primo acchito – il motivo del successo di strumenti che hanno la capacità di mettere in contatto e di relazionare persone lontane e, allo stesso tempo, creare una distanza abissale tra chi ci è accanto. Per poter diventare utilizzatori coscienti dei social e non correre il rischio di trasformarsi in soggetti passivi, occorre studiare, informarsi, conoscere le fondamenta su cui si basano.

#Egophonia: gli smartphone fra noi e la vita
I meccanismi alla base della dipendenza creata dai social sono stati analizzati in alcuni saggi come #Egophonia. Gli smartphone fra noi e la vita di Monica Bormetti, la quale si addentra sulle dinamiche – non certo positive – che l’utilizzo semi perenne degli smartphone e dei social hanno sulle nostre vite. Edito nel 2019 dalla casa editrice Hoepli, il libro ospita interessanti riflessioni e considerazioni che sfociano in consigli su come utilizzare gli strumenti di interazione virtuale in maniera più consapevole. I social network hanno anche anche la funzione di vetrina di vite più o meno veritiere.
The Social Dilemma e l’analisi dei social network più usati
Il documentario The Social Dilemma, del regista Jeff Orlowski, disponibile su Netflix, ha avuto un effetto dirompente. Il film spiega quali siano i concetti psicologici insiti nel funzionamento dei social network. La dipendenza da internet, il bisogno crescente di restare connessi il più a lungo possibile, l’appagamento temporaneo dato dai piccoli “premi” messi a disposizione dai social, rappresentati dalle notifiche. L’impressione di essere importanti e ricercati, il bisogno di venire “citati” nei tag di Facebook o nelle storie di Instagram, gli effetti sul cervello dei continui stimoli a cui i social sottopongono.
L’astinenza come effetto finale del congegno di assuefazione
La visione del documentario è fondamentale per capire che la sofferenza dell’astinenza da internet e dai social non è una debolezza personale. Al contrario, è frutto di un perverso e ingegnoso iter, studiato a tavolino da chi gestisce tali strumenti. Molto interessante è sentire la testimonianza di chi ha lavorato in questo campo e si dice pentito (e schifato) dalla pericolosità sociale del circuito messo in atto.